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Bibliotecari e ricercatori alleati

NUS Medical Library

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Come è evoluto il ruolo dei bibliotecari biomedici negli ultimi anni?

In passato il lavoro dei bibliotecari biomedici dell’Università Nazionale di Singapore consisteva principalmente nel costituire collezioni e nel promuoverne l’uso. Poi il nostro ruolo si è evoluto e siamo diventati “bibliotecari di risorse mediche”: oltre alle funzioni appena citate, ci dedichiamo a mostrare come utilizzare al meglio queste risorse e a fornire supporto nella ricerca. In questo ambito, per citare alcuni esempi, diamo supporto per la gestione delle citazioni bibliografiche e la valutazione della perfomance della ricerca (indici bibliometrici), e consigli sulla pubblicazione open access. Negli ultimi anni abbiamo anche iniziato a fornire aiuto nel campo della medicina evidence-based offrendo assistenza personalizzata ai singoli ricercatori per aiutarli a definire con precisione il focus della loro ricerca e a cercare in maniera esaustiva le evidenze che rispondono ai loro quesiti clinici.

Vi confrontate con nuove richieste da parte di medici e infermieri?

Essendo la nostra una biblioteca universitaria e non di una struttura ospedaliera, a meno che non siano loro a contattarci o a venire in biblioteca, non siamo soliti interagire direttamente con personale medico o infermieristico. Solitamente i medici e gli infermieri che si rivolgono a noi sono fra coloro che frequentano corsi post-laurea o che conducono ricerche accademiche. Pertanto, le loro richieste non sembrano così “nuove” rispetto a quelle ricevute in passato, generalmente sono ricerche su fonti bibliografiche quali Medline, CINAHL, Embase, PsycInfo, e altre fonti accademiche, oltre a riviste elettroniche. Stando alla nostra breve interazione con loro, direi che sarebbero apprezzate più risorse evidence-based come UpToDate.
Quello che abbiamo notato è che studenti e docenti di medicina dimostrano interesse per strumenti di apprendimento multimediali, come Primal Pictures (Anatomy and Physiology Online) e Visible Body. Gli studenti devono essere in grado di usare dispositivi digitali per poter accedere a apps legate alla medicina e a corsi di e-learning.
Vi è inoltre un presente interesse per la gestione e l’analisi di “big data” in sanità. È un ambito che pensiamo al momento vada al di là dei compiti dei bibliotecari, tuttavia stiamo pianificando come poter attrezzare i bibliotecari con specifiche competenze per offrire un sostegno in questo tipo di ricerca.

Secondo lei, la lettura individuale di articoli scientifici può ancora avere una funzione educazionale?

Se intende la consultazione di letteratura specialistica nell’ambito della propria professione, certamente lo è. Studenti di medicina e medici dovrebbero leggere molto per tenersi continuamente aggiornarti sui progressi nel proprio settore per fornire le migliori cure. Nel 2014, le nostre biblioteche hanno acquistato una app, Browzine, che a nostro avviso dovrebbe facilitare questo aggiornamento: la app consente all’utente di interagire con una unica interfaccia facile da usare per cercare e scaricare articoli delle numerose riviste a cui la biblioteca è abbonata, il tutto comodamente dal proprio smartphone.
In modo analogo anche i bibliotecari si tengono aggiornati leggendo ogni giorno una varietà di informazioni: newsletter dagli editori con informazioni su prodotti attuali e futuri, blog e riviste specializzate, curriculum e altre informazioni del settore, per citare solo alcune delle fonti da noi utilizzate.

Qual è l’impatto principale della scarsità delle risorse sulla formazione medica e sull’aggiornamento?

L’impatto può essere notevole. Se gli studenti di medicina non hanno modo di accedere alle informazioni e/o agli strumenti didattici più aggiornati, non saranno in grado di acquisire la conoscenza più avanzata per fornire cure mediche migliori e a costi più accessibili. Per fare un esempio, la ricerca medica suggerisce che le trasfusioni di sangue durante gli interventi chirurgici dovrebbero essere ridotte al minimo. Questo perché i pazienti a cui viene offerta un’alternativa alla trasfusione presentano un recupero più rapido e restano in ospedale per periodi più brevi. Questo si traduce in una riduzione dei costi per il governo, per l’assicurazione medica e per il singolo cittadino, così come in un miglioramento degli esiti delle cure. Dunque, è cruciale che questa informazione sia resa disponibile nel percorso di formazione.

Qual è la sfida principale delle biblioteche nel XXI secolo?

La sfida non è nuova: le biblioteche di medicina devono stare al passo con le tendenze e i progressi della ricerca medica in modo da acquisire e mettere a disposizione le informazioni più rilevanti, restando nei limiti del budget disponibile. Le biblioteche devono essere innovative nell’insegnare agli studenti come accedere a un’informazione aggiornata e tempestiva che sia utile nella cura dei pazienti. Le biblioteche mediche hanno anche la sfida di trasmettere abilità di ricerca destinate a durare nel tempo, cioè insegnare ai ricercatori in erba a riconoscere il valore delle ricerche attendibili (pubblicazioni con peer review versus pubblicazioni senza peer-review) e a sintetizzare e riconoscere, tra quelle disponibili, le evidenze della ricerca più affidabili. L’altra sfida è fornire risorse e istruzione su a piattaforme web e altri mezzi di formazione in continua evoluzione. Un’altra sfida fondamentale consiste nel preparare i bibliotecari medici ad acquisire le capacità necessarie a supportare la ricerca e a contribuire alla elaborazione di proposal per il finanziamento di attività di ricerca.

Perché costruire nuove biblioteche? Lo spazio fisico è ancora importante?

Fintanto che ci saranno libri e riviste disponibili solo su carta, ci sarà anche il bisogno di uno spazio fisico per ospitarli. Lo spazio è anche necessario per ospitare lasciti e collezioni che sono conservate per il loro valore storico. È inoltre importante rendere disponibile un luogo fisico dove il bibliotecario può interagire e confrontarsi di persona con i ricercatori per supportarne le ricerche. Questa interazione sarebbe meno efficace se avvenisse solo online.
Si consideri inoltre che le biblioteche stanno evolvendo per sostenere la ricerca e un apprendimento attivo. Esse rappresentano un luogo neutrale per ricercatori, studenti, compagnie private e altri collaboratori per incontrarsi e discutere progetti di lavoro circondati da collezioni sia cartacee sia elettroniche. La classe può trasferirsi in biblioteca, dove i bibliotecari possono prendere parte attivamente alla conduzione della lezione.
Per di più i riscontri di alcuni tra i nostri utenti indicano che studiare in biblioteca ha ancora oggi un valore: si sentono motivati dall’atmosfera che si respira e dalla presenza di altri studenti immersi nella lettura di manuali o che lavorano intensamente al computer portatile.

Modello open access versus modello a pagamento: qual è il migliore per un’istituzione?

Personalmente credo che l’open access sia il modello migliore per un’istituzione, nonostante non sia ancora il modello principale qui all’Università Nazionale di Singapore. Un potenziale vantaggio dell’open access è rendere i risultati della ricerca più accessibili e oggetto di esame e dibattito pubblico, e quindi più solidi. Tuttavia, con il sistema attuale che richiede a docenti e ricercatori di pubblicare su riviste autorevoli e con alto impatto come prova di merito nella valutazione di un incarico o di una promozione, il modello open access continua a non essere ampiamente accettato. Perché lo diventi, il processo di comunicazione accademica e il processo di valutazione della ricerca devono cambiare. Altrimenti, chi paga per i costi di pubblicazione? Se l’istituzione deve fare fronte sia alle spese di abbonamento sia ai costi di pubblicazione, allora entrambi i modelli non vanno bene.


How has the role of biomedical librarians changed over the last years?

National University of Singapore biomedical librarians used to focus mainly on building collections and promoting the use of these collections. Our role has since evolved into a “Medical Resource Librarian”, meaning we aim to build our collection, promote the use of these resources, teach users how to make full use of these resources, as well as provide research support. Examples of research support include providing assistance in citation management, research performance evaluation (bibliometrics), and open-access publishing advisory. In the last few years, we have also taken small steps to support evidence-based medicine, by providing customised assistance to individual researchers to frame the right research focus and search comprehensively for evidence to answer a clinical research question.

Are you facing new information needs expressed by medical doctors and nurses?

As we are an academic library and not a hospital library, we do not have direct contact with the medical doctors or nurses unless they contact or come to the library. Medical doctors and nurses who use our library tend to be those taking postgraduate courses and doing scholarly research, and hence their information needs may not seem “new”, as they are required and would usually search the definitive research sources such as Medline, CINAHL, Embase, PsycInfo, and other scholarly sources, in addition to electronic journals. From our brief interactions with them, I would think they would like as many evidence based resources such as UpToDate.
We do note that medical students and lecturers have been expressing interest in online multimedia learning resources, such as Primal Pictures (Anatomy and Physiology Online), and the Visible Body. Students are expected to be adept in using IT gadgets and devices to access medical-related apps and e-learning courses.
There is also a current interest in managing and analysing “big data” in healthcare, a field which we deem is beyond the scope of librarians’ work at the moment, but we are planning how we can equip librarians with the skills to assist in this research support.

In your opinion, can individual reading still provide an educational function?

I presume that you mean reading up literature in one’s profession? If so, yes. Medical students and medical doctors definitely should read widely in order to keep up with advances in their field in support of better medical care. In 2014, National University of Singapore Libraries acquired an app, Browzine, that we think might facilitate this. It allows a user to make use of a unified, user-friendly interface to browse and download many library-subscribed journal articles from the convenience of their mobile devices.
Similarly, medical librarians keep up with advances in their field by reading a variety of information bits every day: publishers’ newsletters about current and new information products, professional blogs and journal articles, curriculum and organizational updates, just to name a few.

Which is the main impact of resource scarcity on medical education and update?

The impact can be considerable. If medical students do not have enough access to current information or educational resources, they might lack the cutting-edge knowledge to provide improved healthcare at a more affordable price. For example, medical research suggests that the use of blood transfusions should be minimized in surgery. Patients who are given alternatives to blood transfusions are found to recuperate faster and stay in hospital for shorter periods. This translates to lower costs for the government, the medical insurer and the individual, as well as improved healthcare outcomes. Hence, it is critical that such information is made available in medical education.

Which is the main challenge facing medical libraries in 21st century?

I think the challenge is not new: medical libraries need to keep up with trends and advances in medical research so as to acquire and instruct the most relevant information within the constraint of library budgets. They need to be innovative in teaching students how to locate updated and timely information that is most useful in caring for patients. Medical libraries also faces the challenge of imparting life-long research skills, in that they need to help budding researchers recognize the value of sound research (versus non peer-reviewed articles), and to be able to synthesize and discern the most reliable research evidence available. The other challenge is to deliver resources and instruction on ever-changing web-hosting platforms and instructional mediums. Another key challenge would be to equip medical librarians with the relevant skills to support research and to be part of the team in preparing proposals for grant applications.

Why build new libraries? Is the physical space still important? For what?

As long as there are medical books and journals that are not available online, then there is need for physical space. Space is also needed to house legacy collections that are preserved for its historical value. We also need to cater for a space for librarians to provide face-to-face intensive research support and discussion for individuals, which would otherwise be much less effective if such assistance were provided online. Libraries are evolving to support active learning and research. Libraries provide the neutral ground for researchers, students, industry and other collaborators to get together to discuss projects and work surrounded by both the physical and electronic collections. The classroom can be brought into the library where librarians can co-conduct classes.
Also, feedback from some of our users shows that some still value the experience of studying in a library, as the atmosphere and the sight of other students pouring through textbooks or working intensively on their lap-tops “motivates” them.

Open access versus subscription-based model: which is better for an institution?

I personally think that an open access (OA) model could be a better one for an institution, even though it is not the main mode of publishing yet in National University of Singapore. I think one potential benefit is that research results are made more widely available and subject to public scrutiny and debate, which can make it even more robust. However, with the current system requiring faculty and researchers to publish in reputable and high impact journals as evidence in the tenure and promotion assessment, OA is still not accepted. In order for OA to be widely accepted, the scholarly communication process and the research assessment process have to change. Otherwise, who pays for the article processing charges? If the institution needs to pay for both the APCs and subscriptions at the same time, then both models are equally not good.


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