Sono passati 20 anni dalla pubblicazione dell’articolo del JAMA che presentò l’EBM alla comunità scientifica internazionale. E sono passati 40 anni dalla pubblicazione in Gran Bretagna di “Effectiveness and Efficiency. Random reflections on health services” di Archibald Cochrane, un libro che rappresenta una pietra miliare e che ha avuto una così significativa influenza nello sviluppo dei servizi sanitari in tutto il mondo. Il libro è stato tradotto in italiano nel 1978 dalla Feltrinelli nella collana Medicina e Potere e riproposto nel 1999 dal Pensiero Scientifico Editore con una edizione arricchita da quanto aggiunto nelle successive edizioni inglesi: “Efficienza ed efficacia” (esaurito).
Che ne è oggi delle idee di Archie?
Le idee di Archie hanno contribuito a creare la Cochrane Collaboration per la diffusione della evidence-based health care. Da quando nel 1993 è stato fondato il primo centro Cochrane in Gran Bretagna ad oggi, la Cochrane Collaboration ha costruito un vero network internazionale con più di 50 gruppi di lavoro in più di 100 paesi del mondo che impegnano oltre 28.000 operatori sanitari, ricercatori e rappresentati di associazioni di pazienti. Anche in Italia abbiamo un Gruppo Cochrane, fondato nel 1995 da Alessandro Liberati che tra “ragione e passione” ha promosso e difeso la medicina basata sulle evidenze. Negli anni Alessandro Liberati ha fatto un grande lavoro per mettere in contatto gli operatori sanitari italiani con l’EBM. Ma c’è ancora molto da fare…
Cioè?
Ho l’impressione che troppo pochi italiani conoscano l’EBM e che la diffusione delle idee di Cochrane si sia arenata nel nostro Paese. Recentemente ho tenuto una relazione dove presentavo i concetti dell’EBM a una decina di colleghi del Pronto Soccorso di Viterbo. Con sorpresa ho riscontrato che tutti avevano difficoltà a capire di che cosa stessi parlando perché, di fatto, non avevamo mai sentito parlare di medicina delle prove di efficacia, non ne conoscevano la terminologia. Ho presentato cinque libri sull’EBM pubblicati dal Pensiero Scientifico negli ultimi cinque anni aventi nel titolo espressioni come Evidence Base Medicine o Medicina delle prove di efficacia: nessuno di loro li conosceva. Potrei fermarmi qui. Spero, o perlomeno immagino, che questo riscontro non sia esemplificativo della ignoranza dei medici, ma lo è senza dubbio del fatto che attraverso i diversi canali di aggiornamento oggi disponibili dalle riviste al web non sono ancora arrivati in modo capillare il concetto di EBM e i temi dell’efficacia e dell’appropriatezza delle cure.
Cosa prevede per i prossimi 20 anni dell’EBM?
Sono piuttosto pessimista. Nella speranza di sbagliarmi, prevedo un futuro poco proficuo per l’EBM perché persiste un analfabetismo della nostra classe medica. Si continua a investire poco nell’informazione, si acquistano pochi libri e si leggono poco le riviste mediche – salvo i reprint pagati dall’industria del farmaco e portati in giro dagli informatori farmaceutici. Tutto ciò non significa tenersi aggiornato… La questione è che disponiamo degli strumenti per informarsi e per stare al passo con le conoscenze, ma non investiamo su questi strumenti perché non siamo consapevoli dell’importanza dell’aggiornamento in medicina. Mi auguro che lo scenario piuttosto desolante che mi sono raffigurato sulla base delle impressioni raccolte in questi ultimi anni nel mio lavoro non rispecchi la realtà delle cose a livello nazionale.
Dunque, c’è ancora molto da fare…
Senza dubbio.
20 giugno 2012
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In primo piano
EBM, la sconosciuta…
Le idee di Archie hanno contribuito a creare la Cochrane Collaboration per la diffusione della evidence-based health care. Da quando nel 1993 è stato fondato il primo centro Cochrane in Gran Bretagna ad oggi, la Cochrane Collaboration ha costruito un vero network internazionale con più di 50 gruppi di lavoro in più di 100 paesi del mondo che impegnano oltre 28.000 operatori sanitari, ricercatori e rappresentati di associazioni di pazienti. Anche in Italia abbiamo un Gruppo Cochrane, fondato nel 1995 da Alessandro Liberati che tra “ragione e passione” ha promosso e difeso la medicina basata sulle evidenze. Negli anni Alessandro Liberati ha fatto un grande lavoro per mettere in contatto gli operatori sanitari italiani con l’EBM. Ma c’è ancora molto da fare…
Cioè?
Ho l’impressione che troppo pochi italiani conoscano l’EBM e che la diffusione delle idee di Cochrane si sia arenata nel nostro Paese. Recentemente ho tenuto una relazione dove presentavo i concetti dell’EBM a una decina di colleghi del Pronto Soccorso di Viterbo. Con sorpresa ho riscontrato che tutti avevano difficoltà a capire di che cosa stessi parlando perché, di fatto, non avevamo mai sentito parlare di medicina delle prove di efficacia, non ne conoscevano la terminologia. Ho presentato cinque libri sull’EBM pubblicati dal Pensiero Scientifico negli ultimi cinque anni aventi nel titolo espressioni come Evidence Base Medicine o Medicina delle prove di efficacia: nessuno di loro li conosceva. Potrei fermarmi qui. Spero, o perlomeno immagino, che questo riscontro non sia esemplificativo della ignoranza dei medici, ma lo è senza dubbio del fatto che attraverso i diversi canali di aggiornamento oggi disponibili dalle riviste al web non sono ancora arrivati in modo capillare il concetto di EBM e i temi dell’efficacia e dell’appropriatezza delle cure.
Cosa prevede per i prossimi 20 anni dell’EBM?
Sono piuttosto pessimista. Nella speranza di sbagliarmi, prevedo un futuro poco proficuo per l’EBM perché persiste un analfabetismo della nostra classe medica. Si continua a investire poco nell’informazione, si acquistano pochi libri e si leggono poco le riviste mediche – salvo i reprint pagati dall’industria del farmaco e portati in giro dagli informatori farmaceutici. Tutto ciò non significa tenersi aggiornato… La questione è che disponiamo degli strumenti per informarsi e per stare al passo con le conoscenze, ma non investiamo su questi strumenti perché non siamo consapevoli dell’importanza dell’aggiornamento in medicina. Mi auguro che lo scenario piuttosto desolante che mi sono raffigurato sulla base delle impressioni raccolte in questi ultimi anni nel mio lavoro non rispecchi la realtà delle cose a livello nazionale.
Dunque, c’è ancora molto da fare…
Senza dubbio.
20 giugno 2012