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Farmacovigilanza attiva

Rispetto al 2011 sono cresciute del 35% le segnalazioni alla farmacovigilanza. Un punto di partenza o un punto di arrivo per il nostro sistema di farmacovigilanza?

Un grande risultato, che pone l’Italia tra i paesi europei più “virtuosi” per quanto riguarda la farmacovigilanza. Un punto di partenza perché le esperienze positive di alcune Regioni dovrebbero essere generalizzate a tutte le altre; un punto di arrivo in quanto non è scontato che questi valori possano essere mantenuti, anche in assenza dei progetti di farmacovigilanza che li hanno determinati.

Il quadro non è omogeneo in tutto il territorio. In 8 Regioni su 10 le segnalazioni spontanee sono aumentate mentre nelle rimanenti sono in calo. Come superare questo gap?

Favorendo l’adozione da parte delle Regioni con bassi tassi di segnalazione delle misure che hanno permesso alle altre di avere buoni risultati: ad esempio, l’istituzione dei centri regionali di farmacovigilanza, il collegamento con le reti di medici già esistenti, l’utilizzo dei fondi di farmacovigilanza per progetti coinvolgenti gli operatori sanitari.

Secondo i dati 2012 riportati nella relazione dell’AIFA la principale fonte di segnalazione sono i medici ospedalieri (57%), a seguire i farmacisti (14%) e i medici di medicina generale (8%). Come interpretare e contestualizzare queste percentuali?

Una molla importante dell’aumento delle segnalazioni è stata data dai progetti di farmacovigilanza che si sono svolti soprattutto in Ospedale: in Pronto soccorso, Oncologia, Ematologia, Pediatria eccetera. È molto più difficile coinvolgere nei progetti i medici di medicina generale, che sono più dispersi nel territorio. Un buon risultato in questo campo è stato ottenuto dalla rete di medici di medicina generale Health Search.

La relazione dell’AIFA evidenzia anche un forte incremento delle segnalazioni da parte dei cittadini. Qual è il ruolo dei cittadini in un sistema di farmacovigilanza post marketing?

Il ruolo dei cittadini, consumatori e pazienti, sarà sempre più importante in farmacovigilanza. Un obiettivo della farmacovigilanza italiana dovrebbe essere quello di generalizzare esperienze positive di coinvolgimento dei cittadini, sviluppate in alcune Regioni come ad esempio il Veneto.

Per migliorare l’efficienza del sistema e sensibilizzare gli operatori sanitari serve investire in progetti di farmacovigilanza. Quali progetti con quali risorse?

L’esperienza di questi anni dimostra che sono necessari alcuni requisiti: che ci siano i finanziamenti, che le Regioni li utilizzino effettivamente per la farmacovigilanza, e che si faccia una valutazione dei risultati. L’esperienza della Regione Lombardia è molto positiva: la quantità delle segnalazioni è cresciuta enormemente (oltre 1000 segnalazioni per milione di abitanti, il 40% delle segnalazioni nazionali), ma soprattutto centinaia di medici, farmacisti, infermieri sono stati coinvolti attivamente nella farmacovigilanza. Preoccupa adesso il ritardo e le forti decurtazioni nei finanziamenti, perché si rischia di interrompere un percorso molto positivo.

Tutte le Regioni se lo possono permettere?

La suddivisione dei fondi è stata fatta sempre sulla base della popolazione pesata, quindi è proporzionale nelle varie Regioni. Probabilmente le piccole Regioni dovrebbero cercare sinergie con forme di consorzio tra Regioni. Il problema vero è che i tagli massicci ai fondi colpiscono tutte le Regioni, grandi e piccole.

18 settembre 2013

Bibliografia

  1. Farmacovigilanza in crescita, ma Mmg “pigri”. Relazione di Lorenzin al Parlamento. Il Sole 24 Ore 10.09.2013 (articolo completo per gli abbonati)
  2. Relazione annuale dell’AIFA al Parlamento sulla vigilanza post marketing per il 2012

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