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Il web 2.0 ci cambierà la vita

Il ricercatore scientifico legge?

Deve leggere, è uno dei suoi obblighi in un certo senso. Diversamente, non sarebbe aggiornato.

I vostri utenti leggono con regolarità le riviste mediche o al bisogno, per trovare informazioni?

È difficile rispondere alla domanda, perché avendo ormai tutti il collegamento elettronico, sfuggono ad un nostro controllo. Direi, comunque, che leggono senz’altro un certo numero di riviste, che ogni utente sceglie e continua a seguire nel tempo con regolarità. Molti, per esempio ricevono gli e-alert sugli aggiornamenti. Le altre riviste, quelle considerate un po’ più marginali rispetto al proprio lavoro, vengono consultate al bisogno, per esempio per fare una ricerca; e a questo punto, noi ce ne accorgiamo, perché ci chiedono anche copie di lavori che non abbiamo.

Dunque, i ricercatori ne fanno un uso abbastanza informato…

Sicuramente. E questo anche grazie alla partecipazione ai corsi di formazione che noi organizziamo.

Anche studenti e specializzandi usano la biblioteca?

Da noi è un po’ diverso dall’Università. I nostri specializzandi, in genere, sono qui per fare o un post-doc o un post-diploma. Qualche studente viene da noi per fare la tesi di laurea. Tutti hanno accesso alla biblioteca e possono usare le risorse bibliografiche, in teoria.

E in pratica?
Credo che lo studente più giovane usi meno la biblioteca, anche se a me capita di vedere che ci sono richieste dai più giovani. Diciamo che il ricercatore junior usa la biblioteca un po’ meno rispetto al senior.

Leggono l’inglese facilmente?

Per accedere al nostro istituto (come ricercatore, ndr) è necessario fare un esame, che comprende anche la valutazione sulla conoscenza della lingua inglese. La conoscenza dell’inglese è quindi richiesta e testata: poi, lo sapranno più o meno bene, ma è comunque uno degli obblighi.

Le funzionalità nuove dei siti delle riviste (podcast, blog, video) sono usate?

Stiamo cominciando a usarle. In questi giorni, con Eugenio Santoro stiamo facendo i corsi sul web 2.0; è la seconda tornata che organizziamo e per la prima volta, abbiamo visto che non soltanto gli esterni partecipano, ma anche gli interni. Ciò vuol dire che, almeno in teoria, molti cominciano a pensare di giovarsi di certe funzionalità. Poi, in effetti credo che in pochi le useranno. I giovani sono più portati a usare i blog, ma ritengo più per un diletto personale che per finalità scientifiche.

Secondo lei, quali di quelle funzionalità sono in concreto più promettenti?

Penso che, il giorno che riuscirà a prender piede veramente, il web 2.0 sarà la funzionalità più usata. Il fatto di potere creare un’agenda di articoli pubblicati sulle riviste, in un modo un po’ più sistematico di quanto facciano oggi gli alert che arrivano per e-mail, credo che davvero farà la differenza.

Qual è il ruolo del documentalista?

Da noi il lavoro del documentalista si svolge lungo due possibili strade. Una è quella di insegnare ad usare tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, sia attraverso i corsi di cui ho detto sia seguendo di persona gli utenti. L’altra strada consiste nell’affiancare i grossi progetti di ricerca. I ricercatori partono da quello che noi tiriamo fuori come documentazione. Se parliamo di una revisione sistematica, è chiaro che prima bisogna passare dalla biblioteca per la raccolta dei dati. Noi, quindi, ci collochiamo proprio nelle fasi iniziali del progetto.

Quali sono i problemi maggiori delle biblioteche scientifiche oggi?

Bella domanda! Senz’altro si tratta di problemi di ordine economico. I fondi sono sempre meno e purtroppo, in molte strutture – non parlo della mia, che è una realtà molto favorevole – come nelle università e negli ospedali, se si deve tagliare lo si fa prima di tutto a spese delle riviste. Anche perché alcuni aspettano che sia trascorso un tempo definito, affinché certe riviste diventino liberamente accessibili. Un altro problema è, credo, il non avere più il vero contatto con l’utente.

Ci spieghi meglio…

Essendo tutti collegati in rete, succede che la biblioteca sia frequentata sempre meno, nonostante sia nuovissima. Al San Raffaele per esempio, la biblioteca è molto bella, però è principalmente frequentata dagli studenti che vanno lì per studiare, non per utilizzare le risorse della biblioteca. L’elettronica ha molto contribuito a togliere l’utente dalla biblioteca reale. Infine, va detto che molte strutture, in Italia, non sono dotate di personale addetto a svolgere il lavoro del documentalista di appoggio alla ricerca clinica e di base. Vorrei quasi fare un appello a tutte le strutture sanitarie del Paese, affinché si dotino di documentalisti.

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