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L’oscena invenzione dell’armonia editoriale

Einaudi “Posso dire solo che in un’editrice di cultura non c’è posto per tutti gli autori che si affollano alle porte. Devono esserci ricerca, morale e poesia, in uno scrittore, in un autore”. Meno male che per tanti anni – ed erano quelli della nostra giovinezza – c’è stato Giulio Einaudi a pensare queste cose e a raccogliere così tanti consensi, nonostante poco parlasse e ancor meno apparisse in pubblico. Voleva costruire un’egemonia attraverso un «progetto grandioso, megalomane e forse insensato» dice oggi Gian Arturo Ferrari, con l’approfondimento di chi anela al Campari e ad olive e patatine sul buffet dell’ennesimo epocale “evento” culturale, la Lettura del Mulino all’Università di Bologna. Ricerca, morale e poesia: sarebbe comunque stata una bella sfida costruire “egemonie” su fondamenta del genere.

Il direttore generale della Divisione Libri della Mondadori approda alla direzione del Centro per il Libro del Ministero dei Beni Culturali. Nessun sospetto di conflitto di interessi governativo; solo una conferma del ruolo di ospite della figura dell’editore indipendente nello scenario dominato dalle concentrazioni editoriali: le cinque più grandi aziende sono gli editori del 90 per cento dei libri più venduti in Italia.”Tra vent’anni tutto sarà completamente diverso. Ma io lavorerò ancora per 15 anni. E dunque non me ne importa nulla”. Questa è la sintesi del punto di vista di Ferrari sull’evoluzione del libro, come riportato dal direttore di Nova, Luca De Biase, nel suo blog. L’ideale lungimiranza del direttore di un Centro che “svolge attività editoriale, di studio e ricerca”.

In questo panorama, un “residuo” di tempi andati è il libraio esterno alle catene editoriali (Feltrinelli, Messaggerie, Giunti, Mondadori, ecc.), il libraio affabulante, col cane sotto la scrivania (come ha precisato qualcuno di recente) e “affabile mercante di nostalgia”. Ospiti e residui, nelle definizioni di Marco Bascetta, tra gli autori di un documentato dossier pubblicato da Alias, allegato al Manifesto di sabato 28 Novembre.

Non c’è spazio per Ofelia (vedi nota a piè pagina, ndr) n per altre cagnette alle Feltrinelli, alle FNAC o ai punti Giunti (della serie: io aspetto fuori; insieme al lettore di libri di qualità, forse). “Quello che preme è che il «nuovo», sul quale è sempre bene mantenere un giudizio di attesa, non distrugga automaticamente ciò che di valido è stato costruito nel tempo. In realtà, scorrendo i cataloghi, ci si accorge che sono già scomparsi autori, romanzi e libri illustrati significativi, unici e insostituibili, quelli che potremmo definire i «fondamentali», cioè opere recenti che non dovrebbero mai sparire dai cataloghi, in quanto sempre attuali sotto il profilo dei contenuti e della qualità testuale”. Così scrive Silvia Blezza Pincherle nel contributo “Libri che entrano, libri che escono”, pubblicato sull’ultimo, illuminante numero del Pepeverde, rivista di letture e letterature per ragazzi.

Scompaiono i “fondamentali”, il profitto immediato è l’unico obiettivo, l’insegnamento universitario si atomizza facendo esplodere con s i testi di riferimento didattico e la progettualità editoriale ridotta ad una prospettiva di frammentazione “balcanica” (con la nascita di improbabili “university press” costosissime per i cittadini e quasi invisibili ai lettori): questo è l’oggi dell’editoria italiana, che vede egemone non Einaudi ma un cartello complice di vecchie e nuove sigle editoriali.

Che fare?

  1. Consolarsi con le visite alle librerie antiquarie o, più semplicemente, con la ricerca di libri vecchi sulle bancarelle.
  2. Consolarsi con eventi di qualità come la mostra su Alexander Calder che si tiene a Roma, collegandola con la lettura di libri belli come quello di Ugo Mulas, La fotografia. Scriveva Mulas, grande ritrattista di Calder: “La cosa più triste è che dopo tanto lavoro ne è venuto fuori un libro … sbagliato. Volevo che fosse bello, ho rifatto da capo quattro o cinque volte l’intera impaginazione, prima con dei grafici, poi da solo, cercando di annullare l’impaginazione facendo in modo che per ogni pagina ci fosse una sola foto, e spesso una sola foto nelle due pagine… Volevo fare una cosa che piacesse a Calder come lui aveva fatto per me e per Ninì, e adesso ho un grosso dubbio, che il libro non gli sia piaciuto così come non è piaciuto a me”. Insomma: privilegiare i libri fatti insieme, da editori, autori, redattori, grafici.
  3. Consolarsi con la rilettura di quello che diceva Einaudi a proposito del produrre libri e cultura: “Tra i compiti dell’editore di cultura per i prossimi vent’anni mi pare il recupero della felicità. (…) Dove si è rifugiata quella felicità di fare? Nelle case editrici piccole, allora, dove si stramazza dalla fatica?”
  4. Consolarsi di un’ulteriore convinzione, che “solo grazie alla partecipazione di tutti, autori, redattori, consulenti e manager, si riesce a caratterizzare una casa editrice e a costruire un pubblico, un lettore, il lettore che si fida di ogni libro che si fa”.

Le citazioni sono tratte da: Cesari S. Colloquio con Giulio Einaudi. Roma: Theoria, 1991.

Ofelia è la nostra libraia “quattro zampe” preferita. Per conoscerla basta andare al Punto Einaudi di Via Bisagno 3, a Roma.


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