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La legge 40? Un insulto al buon senso

 
Il 12 e il 13 giugno i cittadini italiani sono di nuovo chiamati alle urne per decidere l’abrogazione parziale o meno della legge sulla fecondazione medicalmente assistita – la legge 40/2004 che lei aveva definito “un insulto al buon senso creando una serie di problemi anzich soddisfare le ragioni per cui sono state fatte”. Ci può spiegare le ragioni di questo insulto al buon senso?

Inizialmente la legge per regolamentare la fecondazione assistita aveva come fine quello di mettere ordine in interventi medici che potevano essere effettuati da chiunque senza le necessarie precauzioni e competenze. Ma nel giro di poco la legge è entrata nella trappola di ideologie contrapposte che hanno prodotto – è il caso di dirlo – un vero “aborto” o perlomeno una grave malformazione.

A quali trappole ideologiche si riferisce?

Al limite dei tre embrioni che devono essere obbligatoriamente impiantati nell’utero della donna che chiede la fecondazione assistita; e al divieto di fare qualsiasi intervento a scopo diagnostico sugli embrioni. Personalmente ritengo che il limite di tre embrioni non abbia nessuna base scientifica ma dipenda solo dall’intenzione di evitare l’accumulo di embrioni soprannumerari da criopreservazione. E paradossalmente la criopreservazione viene però concessa quando “per grave e documentata causa di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna non prevedibile al momento della fecondazione” l’impianto può essere rifiutato. In questi casi gli ovuli fecondati possono, anzi, devono essere congelati “fino alla data del trasferimento, da realizzare non appena possibile”. Ipocritamente la legge stabilisce che deve trattarsi di congelamento “temporaneo”, senza però fissare un limite temporale con il risultato che il temporaneo può diventare “per sempre”…

Quindi per tenere in piedi il principio di obbligatorietà, viene concesso l’accumulo di ovuli fecondati che invece la legge voleva evitare…

Esattamente.

La legge 40 vieta inoltre la diagnosi preimpianto e l’accesso alle tecniche di procreazione assistita alle coppie portatrici di malattie genetiche, ma non sterili.

Anche in questo punto la legge va contro il buon senso… Non è forse logico evitare di impiantare ovuli fecondati portatori di malattie e, se non si vogliono distruggere, sottoporli alla criopreservazione? Purtroppo questa ipotesi non è stata accettata con il sottofondo mentale che in ogni caso la donna potrà affidarsi ad altri esami – tipo amniocentesi – dopo l’impianto ed eventualmente abortire visto che una legge del nostro Paese non lo vieta. Ma è giusto sottoporre una donna al trauma di un aborto, nel caso in cui non accettasse l’idea di partorire un figlio ammalato, anzich prevenire un’eventualità del genere prima dell’impianto?

Qual è il punto scientificamente debole di questo divieto imposto dalla legge 40?

Purtroppo la legge prescrive in modo tassativo che non si possono fare diagnosi dell’uovo fecondato per finalità eugeniche. Ma andrebbe sviscerato il vero significato del termine eugenetico: dovrebbe essere chiaro che la diagnosi non serve per eliminare tutti gli embrioni che non soddisfano i gusti estetici dei genitori (ad esempio, gli embrioni che non darebbero luogo ai bambini con gli occhi azzurri e i capelli biondi), ma serve per sapere in anticipo se uno degli ovuli fecondati è portatore di gravi malattie o malformazioni. Le tecnologie di biologia molecolare permettono infatti di fare diagnosi, almeno in alcuni casi, con buoni livelli di certezza e di informare la futura madre sull’eventuale rischio di avere un figlio portatore di gravi handicap.

Se al referendum vinceranno i sì…

… si potrà fare qualcosa che forse si sarebbe potuto fare anche prima: correggere una legge tanto irrazionale.

 

8 giugno 2005

 

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