In primo piano

La top 10 del 2007

Le dieci storie che hanno animato la sanità italiana e internazionale del 2007.

Dalla vigilanza sui farmaci alla ricerca indipendente

Alcuni farmaci antidiabetici appartenenti alla classe dei glitazoni aumentano il rischio cardiovascolare del 43 per cento, secondo uno studio della Cleveland Clinic pubblicato in Giugno sul New England Journal of Medicine. La ricerca ha suscitato preoccupazioni e critiche. Il mese seguente, la FDA ha deciso di mantenere comunque i medicinali sul mercato. A dicembre, uno studio uscito su Nature Medicine ha avanzato la tesi che gli stessi farmaci possano indurre perdita ossea e osteoporosi e una ricerca canadese pubblicata sul JAMA è tornata a collegare l’uso di antidiabetici e aumento del rischio cardiovascolare nel diabetico anziano. Altri farmaci al centro del mirino: gli anti-Parkinson, pergolide e cabergolina, associati a disfunzioni valvolari cardiache. L’elenco potrebbe continuare. Sta finalmente consolidandosi però, nelle agenzie regolatorie internazionali, un’ottica non più esclusivamente orientata al controllo; piuttosto attenta alla promozione e al finanziamento di ricerca indipendente capace di evidenziare precocemente eventuali limiti di tollerabilità dei nuovi prodotti.

Web 2.0 o web 3.0? Il nuovo che avanza non deve essere superfluo

Il neonato è già vecchio? E’ questa l’impressione che fa il cosiddetto web 2.0 che solo dodici mesi fa si festeggiava. In altre parole, proprio mentre blog, wiki, feed RSS, podcast stanno iniziando a prendere piede anche in campo medico (per esempio nelle attività formative), sembra che la crescita del loro numero aumenta i problemi invece di risolverli. D’accordo sull’importanza del social web, fatto di scambio di esperienze, di contatti informali e narrazioni, ma abbiamo tutti poco tempo e vogliamo andare al sodo. Internet è uno strumento, non un passatempo, sembrano averci confermato i dodici mesi passati: ciò di cui abbiamo bisogno, scrive Dean Giustini sul BMJ di natale, non sono più motori di ricerca, ma “motori per… trovare” (find engines). Dall’abbondanza delle informazioni al controllo delle conoscenze il passo non è né breve né facile. Deve però essere fatto e i nuovi siti web di successo dovranno andare in questa direzione.

Prosegue il ballo con i porcospini

Quando il BMJ pubblicò il fascicolo speciale sulle relazioni pericolose tra industrie farmaceutiche e personale sanitario non sottolineò abbastanza una cosa importante: il rapporto troppo stretto tra medici e industrie (il “ballo con i porcospini”) rischia di far male non tanto a clinici e ricercatori bensì ai cittadini. Sebbene avvinghiata nel tango, gran parte dei medici non sente affatto le spine oltrepassare il camice. Al contrario, i pigiami dei pazienti sono ben più logori e sottili: le spine passano e fanno male. Di conflitti tra interessi industriali e attese di salute dei cittadini si è continuato a discutere, ma senza il coraggio di affrontare il problema alla radice. La “notizia” dell’anno, per la sanità italiana, avrebbe potuto essere il codice etico dell’Ordine dei Medici; oppure la riformulazione del programma di ECM in modo da renderlo assolutamente impermeabile ai finanziamenti industriali. Così non è stato: come ricorda Paul A. Komesaroff nel numero di dicembre di Australian Prescriber, è difficile che i codici etici siano risolutivi. Se non si è capaci di stabilire regole credibili e efficaci alle relazioni tra Industria e Sanità, perché non capovolgere l’approccio e – come suggerito concretamente da Giovanni Fava su World Psychiatry – definire dei meccanismi premianti per gli operatori (medici, farmacisti, infermieri, amministratori e … editori, perché no?) che scelgono di mantenersi indipendenti da interessi commerciali?

Il caso ospedali

“Policlinico Inferno” è il titolo dell’inchiesta pubblicata sul primo numero del 2007 del giornale L’espresso sulle condizioni di degrado dell’Umberto I di Roma: si apre così il “caso ospedali” e la serie di denunce sulle cattive condizioni igieniche, i disastri amministrativi e organizzativi riscontrati in molte delle strutture sanitarie del Centro-Sud d’Italia. E poi, le ispezioni dei NAS dei Carabinieri e il finale gattopardesco scritto dai senatori della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale. “Ai posteri l’ardua sentenza”… ovvero, alla Procura e alla Corte dei Conti, cui sono stati inviati i verbali delle testimonianze e delle inchieste condotte anche dall’Alto Commissariato per la lotta alla corruzione.

Più povertà, meno salute?

La calda estate del 2007 è stata raggelata dai cicloni che da oltreoceano hanno investito bene o male anche le coste europee. Negli Stati Uniti d’America, il film documentario di M. Moore, “Sicko” mette a nudo il sistema sanitario statunitense e ne sancisce il fallimento per quanto riguarda le politiche di accesso ai servizi sanitari: nella superpotenza mondiale sono 47 milioni gli individui privi di copertura sanitaria; come se non bastasse, ad alimentare il clima di insicurezza dilagante, esplode la crisi dei mutui e le conseguenti ripercussioni sulle economie globali. Il mondo, anche quello “ricco”, si scopre sempre più povero e precario. “Povertà” e salute sono due grandezze inversamente proporzionali? “La medicina e le cure sono solo una delle componenti che creano salute, gran parte di essa dipende dalle condizioni di vita”, ha commentato Giovanni Berlinguer su Va’ Pensiero.

Alla ricerca di cellule staminali

Il 7 gennaio del 2007 sul sito web della rivista scientifica Nature Biotechnology viene dato l’annuncio dell’isolamento di cellule staminali umane nel liquido amniotico da parte dei ricercatori dell’università di Harvard e di Wake Forest, nel North Carolina. Le cellule individuate hanno capacità di differenziazione tali da potere dare origine, se non a tutte le 220 tipologie cellulari umane, almeno ad una buona parte di esse, rappresentando un’eccellente risorsa per la riparazione dei tessuti e anche per la creazione di nuovi organi. Nuovi orizzonti terapeutici sembrano aprirsi per quanto riguarda malattie come l’Alzheimer, il diabete, le lesioni spinali e le cardiopatie, nuove speranze per i malati e la possibilità di aggirare una volta per tutte i dilemmi etici sull’utilizzo delle cellule embrionali. Nel novembre del 2007, Shinya Yamanaka della Kyoto University e James Thomson della University of Wisconsin comunicano di essere riusciti a riprogrammare le cellule cutanee, ottenendo cellule staminali apparentemente simili alle cellule embrionali. “La scoperta cambia tutto e niente” – ha dichiarato J. Thomson sul Washington Post – lo studio, infatti, è ancora in uno stadio iniziale, “embrionale”, per l’appunto.

Dieci regole d’oro per migliorare la qualità dell’assistenza

I casi di malasanità e di errori in corsia arrivano all’attenzione dei media italiani spingendo il Ministero della Salute, le Regioni e a cascata le Aziende locali ad intervenire più prontamente della gestione del rischio clinico. Viene formato un gruppo di esperti – una cinquantina in tutto tra direttori sanitari e farmacisti ospedalieriper aprire un confronto su come prevenire l’errore in medicina, in particolare quello da farmaci, e garantire operativamente una migliore qualità di assistenza. Un lavoro collegiale che ha portato alla pubblicazione a febbraio delle dieci regole per la sicurezza al letto del paziente.

Bambini a rischio anche di giochi

Nemmeno i giochi sono sicuri. Nemmeno quelli firmati dalla più celebre e conosciuta azienda produttrice di giocattoli, la Mattel, che ad agosto si è trovata costretta a ritirare oltre un milione dei suoi giocattoli con marchio Fisher-Price , a causa dell’alto contenuto di piombo contenuto nelle vernici. E a distanza di due settimane, un secondo ritiro di 18 milioni di giocattoli Mattel tra cui gli accessori della famosissima bambola “Barbie”. In poco tempo, la lista di giocattoli pericolosi per la salute dei bambini è cresciuta (purtroppo) di migliaia di unità. Sono tutti prodotti made in Cina. Il caso richiama l’attenzione su come gli interessi commerciali e la mancanza di controlli prendano il sopravvento sul diritto alla salute dei bambini.

Pillole di energia per la salute

A settembre il Lancet lancia un appello perché il tema dell’energia e la sua relazione con la salute diventi una priorità delle politiche tutte: economiche, ambientali e anche sanitarie. La tendenza è di analizzare il problema energetico solo in termini di cambiamenti climatici senza tenere in considerazione le ripercussioni sociosanitari delle diseguaglianze nella distribuzione dell’energia e dell’inquinamento ambientale che causa 1,6 milioni di morti all’anno. Il consumo energetico pro capite è venti volte superiore nei paesi ricchi rispetto a quelli poveri; nel mondo due miliardi di persone non hanno accesso all’energia pulita e sono esposte ad alti livelli di inquinamento sia nelle città, a causa dello smog, sia in casa, per l’uso dei combustibili solidi. “È necessario un impegno a livello personale, nazionale e globale”, commenta Lancet. “Invitiamo la comunità internazionale a unirsi al nostro appello non solo per sostenere la salute di un terzo della popolazione mondiale, ma anche per proteggere la salute del pianeta”. (Lancet, 2007; 370: 921 DOI:10.1016/S0140-6736(07)61258-6)

Salute a misura di genere

Il Ministro della salute, Livia Turco, ha insediato la Commissione salute della donna, con l’obiettivo di elaborare un Piano strategico intersettoriale per la promozione della salute psico-fisica delle donne e un approccio di genere della medicina. L’obiettivo è che il genere – inteso non solo sulla base delle differenze biologiche ma anche delle relazioni sociali e familiari – venga considerato uno dei determinanti essenziali della salute e venga introdotto nell’intero sistema a partire dai processi di rilevazione dei dati del Servizio sanitario nazionale alla valutazione dei risultati, dai programmi di prevenzione a quelli di formazione degli operatori, fino all’organizzazione del servizio.

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