In primo piano

Lettori, scrittori, editori

Vale ancora la pena immaginare dei progetti capaci di invitare il medico a trovare il tempo per riflettere, ragionare, confrontarsi con i colleghi attraverso la lettura? Secondo Guido Giustetto sì e il presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Torino lo ha spiegato in apertura di un incontro che si è svolto al Dipartimento di epidemiologia di Roma. Si trattava di una delle frequenti talk della Biblioteca Alessandro Liberati, curata dal Pensiero Scientifico Editore insieme al Deplazio, diretto da Marina Davoli che ha dato il benvenuto ai molti presenti. Giustetto ha voluto fortemente costruire uno spazio – nato nove mesi fa all’indirizzo ilpunto.it – che è un luogo di confronto, di dialogo ma anche di provocazione culturale.

Non è un esercizio inutile, se è vero che Carlo Saitto – medico che è stato molto impegnato anche in attività di programmazione e coordinamento di sanità pubblica – ha confessato alle molte persone presenti al dibattito che ogni medico porta con sé nella vita di lavoro molto di quanto legge e ha letto. Sia nel ragionamento clinico, sia nella relazione con il malato. Sullo sfondo della riflessione di Saitto resta la considerazione sulla qualità della lettura che può tradursi in una maggiore o minore utilità: valutazioni, però, probabilmente radicalmente soggettive. La vita da lettore di un medico non è molto diversa da quella di un architetto, un fornaio o un ingegnere, più o meno attratti da romanzi o saggi anche distanti dal proprio ambito professionale. Questo è il parere di Giuseppe Gristina, medico che ha sempre lavorato nelle terapie intensive e che introduce una considerazione suggestiva: leggere ci dà una mano a ri-leggere i propri comportamenti, le parole usate nel rapportarci ai malati e – nel caso del medico intensivista – soprattutto ai suoi familiari.

È un abito mentale che si inizia a indossare da piccoli: scherzosamente potremmo immaginarlo come un pigiama, se consideriamo che si impara ad amare la lettura nel lettino dalla voce dei genitori. Prima come suoni che ci prendono per mano fino al sonno, poi col ritmo di una storia, di una trama e di uno stile che rende riconoscibile l’autore. Sono queste le tre categorie considerate da Alessandro Baricco nel pamphlet Le vie della narrazione, che per soli cinque euro potrebbe essere un bel regalo di natale per chiunque trovi piacere nel leggere e nello scrivere. Manuela Orrù – dell’Associazione culturale pediatri – ha raccontato i 23 anni del progetto Nati per leggere, che oggi coltiva alleanze con i municipi della Regione Lazio per promuovere la lettura tra i bambini. Anche grazie al lavoro di editori come Della Passarelli – della casa editrice Sinnos – che non solo vanno alla ricerca di autori e illustratori capaci di incantare, ma si impegnano a studiare sempre nuove soluzioni per rendere più facile la lettura autonoma del bimbo già cresciuto. Crescono così lettori che, a un certo punto della propria vita, possono quasi pensare di aver letto tutto e iniziano a ritagliare nella propria libreria uno scaffale di storie di cui sono autori. Gentilmente inseguito dalle domande di Simona Vecchi – ricercatrice del Deplazio – Andrea Nigro ha confessato di aver salutato con una certa soddisfazione il Dipartimento di fisica della Sapienza dove insegnava e, giunto alla pensione, ha disegnato nel commissario Cataldis un personaggio capace di intrattenere e ottenere il consenso entusiasta di migliaia di lettori raggiunti dai suoi otto libri autoprodotti col supporto di Amazon. Sempre in cerca di editore, invece, Piero Borgia – medico e ricercatore in sanità pubblica – che di libri ne ha scritti diversi ma pubblicato per ora solo il primo, sorta di risarcimento per un’antica passione per la medicina orientale. Alla conclusione dell’incontro, una sorta di dialogo tra due amici che collaborano sia nella cura del sito Mangialibri – tra i più affermati siti italiani di recensioni e commenti sulle novità editoriali – sia al Pensiero Scientifico Editore: Alessio Malta – il secondo dei “conduttori” dell’incontro – e David Frati, che ha rapidamente tratteggiato le caratteristiche di due medici scrittori di oggi. Il primo è Andrea Vitali, medico di medicina generale erede di una tradizione narrativa Novecentesca e molto lombarda (“lacustre”?). La seconda, Cristina Cassar Scalia, medico oculista siciliana, che ha inventato la vicequestore Vanina Guarrasi protagonista di diversi libri divertenti pubblicati da Einaudi.

Ma vale la pena, ancora, stare appresso ai libri? Secondo l’assessore alla sanità regionale, Alessio D’Amato sì, soprattutto a giudicare dal successo della più recente edizione della Fiera della piccola e media editoria a Roma, Più libri più liberi. È ancora una scommessa per moltissimi giovani che si impegnano testardamente nell’attività editoriale lanciando nuovi progetti, quasi sempre legati alle loro passioni personali. Ma i dati non sono del tutto confortanti, a dire il vero: negli ultimi mesi le prime edizioni sono aumentate del 13,5 per cento ma le ristampe sono diminuite del 18 per cento.

I numeri, certo: non possiamo far finta che non esistano. Ma più o meno tutti, in questo ambiente, si è funamboli alla ricerca di un equilibrio qualsiasi. Anche i traduttori, soprattutto se la caccia alle parole e ai ritmi avviene in metropolitana. Figurarsi che espressione stupita si disegna sul viso di chi viaggia vicino a Damiano Abeni, epidemiologo con tanti anni vissuti negli States, mentre traduce poesia contemporanea americana. “Al traduttore serve lo stesso sguardo accurato e acuto del ricercatore” ha detto più o meno Damiano. E, aggiungiamo noi, una certa severità, che dovrebbe essere compagna di entrambi: quella che arriva a farti dire – con le parole di Valerio Magrelli – che non appena un gabbiano si alza in volo, la poesia muore.

Auguri per un anno con molta poesia e meno retorica all’orizzonte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *