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Mi leggi una storia?

 
Qual è il cuore del progetto "Nati per leggere"?

Il cuore del progetto riguarda la lettura, vista come un atto d’amore, ai bambini in epoca precocissima da parte dei genitori e degli altri adulti e l’introduzione dei libri nella vita del bambino, dapprima come conoscenza di oggetto e poi come fonte di piacere e di divertimento. I genitori possono intraprendere questa attività anche se non appartiene alla propria tradizione, sperimentando insieme al bambino come essa può facilitare la comunicazione e renderla unica. I bambini riconoscono la voce dei genitori sin dal periodo prenatale. Il suono delle parole delle persone amate hanno un significato affettivo profondo che, se unito alla conoscenza dell’ambiente attraverso le immagini, diventa esperienza unica e coinvolgente. Come dice Rodari nella "Grammatica della fantasia" la lettura è per il bambino uno strumento ideale per trattenere con s l’adulto. E si tratta di momenti unici nei quali la presenza dell’adulto e durevole e consolante, fornitrice di protezione e sicurezza.

Quindi la lettura può arricchire la relazione genitore-figlio o adulto-bambino.

La pregnanza di amore, dedizione, partecipazione, empatia che questa pratica contiene, connota la relazione di unicità, promuovendo la sua natura essenziale di aiuto nella costruzione dell’identità del bambino. Infatti, lo sviluppo nei primi mesi ed anni di vita viene influenzato in modo determinante dalle esperienze. La lettura promuove il contatto visivo "faccia a faccia", così rilevante per l’attaccamento,  e quello fisico dello stare seduti in braccio all’adulto. Avviene così che il rapporto tra l’adulto e il bambino si consolida: attraverso la mediazione affettiva dei genitori il bambino assimila i contenuti dei libri. La lettura così diventa combustibile di processi mentali sempre più ampi e consolidati, fonte di conoscenza reciproca. Durante la lettura il bambino e l’adulto scivolano in una sfera intima particolare che riporta l’adulto ad una dimensione del suo vissuto personale attraverso il quale entra in empatia con quello del bambino. La lettura modifica sensibilmente il pensiero ovvero la consapevolezza di concetti e idee di cui il bambino lentamente si appropria. Il bambino resterà fedele al libro, ai suoi contenuti e ai libri futuri.

E resterà fedele anche alla lettura?

La risposta in termini di curiosità, dedizione, interpretazione che i bambini riescono a trasmettere attraverso l’esperienza di lettura sono sorpresa continua per i genitori, fonte di nuovo coinvolgimento. Sono i bambini stessi che chiedono di leggere e spesso chiedono la ripetizione di un testo innumerevoli volte: forse per appropriarsi a poco a poco di tutto quello che il testo svela ad ogni lettura, forse perché la storia conosciuta e l’anticipazione mentale che il bambino è in grado di operare lo aiuta a costruire certezze e sicurezze, o ancora, forse perché la storia conosciuta non ha più bisogno di essere ascoltata ma permette di godere della presenza e dello studio dell’adulto. Il motivo non ha importanza, è bene accogliere le richieste del bambino anche se risultano esagerate.

Come hanno risposto i genitori alla vostra iniziativa?

Alcuni genitori si sorprendono dell’uso dei libri con i bambini in epoca così precoce, ma quando hanno la possibilità di verificare l’interesse del bambino, diventano assidui sperimentatori di libri e letture. I genitori possono facilitare il processo del bambino nella conoscenza dei libri, aiutandolo a maneggiarli, utilizzandoli come strumento di lettura condivisa, continuando costantemente a proporre al bambino il piacere della voce che legge, soprattutto quando imparano a leggere autonomamente. Per i genitori l’efficacia dei benefici della lettura si riflette in una maggiore autostima in riferimento alle proprie competenze genitoriali; inoltre, le conseguenze riguardano un miglior funzionamento delle relazioni interne, il rafforzamento delle relazioni sociali, il consolidamento di una migliore capacità di sostenere eventi avversi, grazie ad una comunicazione più efficace.

Come hanno risposto i pediatri a questi a vostra iniziativa?

La promozione della lettura ad alta voce non è contemplata nella formazione tradizionale del pediatra n tanto meno del pediatra di famiglia. Una nuova pratica preventiva ha bisogno di essere facilmente attuabile oltre che essere provata scientificamente; solo così potrà essere acquisita consapevolmente da parte degli operatori e veicolata in maniera convincente alla famiglia. Il pediatra ha accettato di buon grado l’introduzione di questa pratica e si è convinto che la promozione della lettura ad alta voce non aumenta il suo carico di lavoro ma ne migliora le caratteristiche perché lo aiuta a creare un buon rapporto con i genitori e promuove lo sviluppo delle competenze genitoriali rendendo questi più autonomi. È stato appurato che il ruolo del pediatra di famiglia è strategico e positivo: visita regolarmente i bambini assicurando così un’importante continuità nella presa in carico. Con la loro autorevolezza i pediatri riescono a legare l’atto del leggere alla salute.

Si impara ad essere dei bravi lettori o si nasce?

Chi da piccolo ha avuto la fortuna di avere vicino un adulto che leggeva, diventa naturalmente un lettore prima per s e poi per gli altri. Quindi si nasce lettori quando si assorbe il piacere della lettura. Questo però può avvenire anche successivamente, nell’età adulta. Si può apprendere a leggere leggendo, conoscendo e apprezzando testi diversi, ma soprattutto cercando nel materiale che si propone qualcosa che ci coinvolga ad un livello più profondo. Infatti, più delle parole, del senso, dei contenuti, quello che più ci fa innamorare della lettura sono le emozioni che essa smuove, insieme alla condivisione con i bambini. È  importante non lasciarsi scoraggiare da un eventuale disinteresse del bambino e cercare di iniziare il più precocemente possibile per infondere il desiderio d’ascolto. Le ninne nanne, le filastrocche e le rime sono le più indicate fin dai primi mesi di vita per sollecitare il bambino anche attraverso carezze e contatto fisico.

Ci sono dei criteri che aiutano nella scelta del libro da leggere?

Come ci suggerisce Rita Valentino Merletti: accuratezza della veste grafica e, se si tratta di libri destinati alla prima infanzia, uso di materiali gradevoli al tatto; alta leggibilità dell’immagine che, deve saper stimolare nel bambino e nell’adulto che la "legge" con lui, la capacità di costruire e verbalizzare una storia; alta qualità del linguaggio che deve essere semplice ma preciso, mai banale, mai generico o astratto; qualità della storia: anche con pochi elementi, si possono ottenere storie con contenuto "forte", storie che sanno avvincere e che sanno stabilire una relazione con l’esperienza di chi le ascolta.

Quale libro consiglierebbe a un genitore di mettere in valigia prima della partenza per il mare o per la montagna? 

Dipende ma molti fattori, innanzitutto dall’esperienza con i libri che quel bambino ha già avuto. Chi meglio di  un genitore che impara con il tempo a capire i gusti del proprio figlio per fare la scelta migliore? Il mio consiglio comunque è di chiedere al bambino di scegliere – sviluppano presto autonomia e consapevolezza in questo senso – e di aggiungere un libro nuovo da collegare con l’esperienza della vacanza.

Qual è libro che non dovrebbe mancare nella libreria dei libri da leggere?

Domanda difficile che si offre a diverse interpretazioni. A mio avviso il libro che non dovrebbe mancare è quello che non si dimentica, quello che ci ricorda un momento o un periodo particolare e felice. Quello che ci riconduce ad un vissuto significativo e formativo, precursore di costruzione di identità, di sviluppo di competenze e intuizioni utili, di passaggi, di fasi evolutive. Quello che ogni tanto rileggiamo, magari a "spizzico" sempre con piacere.

Qual è il primo libro che ha preso posto nella sua libreria dei libri da leggere? 

"Pinocchio" di Collodi; possiedo l’edizione che lessi durante la scuola elementare. Per me è stato un libro fonte di forti emozioni: la storia del pezzo di legno, oggetto inerte che prende vita, diventa burattino e poi bambino, che attraverso le situazioni più incredibili procede ad un percorso di autoconoscenza e diventa uomo.

E quale sarà il prossimo?
Il prossimo è di Anne Tyler "Una donna diversa" storia di una famiglia agiata di Baltimora che, al riparo del proprio tranquillo feudo, preferisce ignorare il mondo esterno e condurre una vita convenzionale ed esclusiva. Il modello viene interrotto da un evento che riguarda due cugini che con il loro matrimonio rompono l’incantesimo. Per Justine, la protagonista, sarà l’inizio di una serie di spostamenti da una città all’altra, ma anche l’inizio di una profonda trasformazione personale. L’autrice mette in evidenza con spiccata bravura le possibili letture degli avvenimenti della vita da parte dei componenti della famiglia appartenenti a diverse generazioni.

Un’ultima curiosità… Qual è il libro della sua infanzia che non scorderà mai?

Mio zio, Giuseppe Radole, scrittore e musicologo, quando ero piccola mi leggeva le fiabe, da lui raccolte in due antologie. Sono fiabe che avevano affascinato lui stesso da bambino e appartengono alla tradizione popolare istriana: ricordo le vicissitudini di "Bertoldo", quelle di "Signoredio e San Piero" che giravano il mondo e attraversavano  avventure incredibili, la nota fiaba  "Le Tre Melarance", quella de "Le Tre anarete" (anatre) che assomigliava ai "Tre porcellini". Oggi non mi ricordo esattamente tutte le trame di queste fiabe, ma ciò che restano indelebili nella mia memoria sono la presenza, la voce, la pazienza e l’affetto di zio Pino.

21 giugno 2006

Per saperne di più…

Il progetto Nati per Leggere.

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