Difese. Per alcune è grossa crisi (chiedere a Juan e Chiellini) mentre altre alzano barriere difficilmente superabili. Quelle di molti medici, per esempio, che hanno fatto della medicina difensiva la propria stella polare. "Se prescrivo un esame in più nessuno mi dirà nulla. Per uno in meno, invece, il rischio d’essere denunciato diventa una quasi certezza. Dunque prescrivo tutto, anche se so che non serve e perfino se capisco che faccio correre inutili rischi al paziente". Quello che ci ha detto Paolo Cornaglia Ferraris lo hanno confermato in tanti, su Va’ Pensiero, a inizio 2010.
Ascolto. “I medici devono tornare a porsi in ascolto”, ci ha detto Ignazio Marino. “È un comportamento che diventa medicina miracolosa, per il paziente e per la sua famiglia. E anche per gli stessi medici che dall’approccio due per sapere, due per curare possono trarre grande nutrimento.” La soluzione può essere l’ascolto, dunque, ma anche la “lettura” delle situazioni a rischio, e in queste strategie di prevenzione e riabilitazione può rivelarsi prezioso anche il contributo degli insegnanti, come spiega Maria Rosa Giolito a proposito dell’abuso nell’infanzia. La “lettura” delle situazioni – in una relazione medico paziente e medico famiglia – richiede un saper osservare la realtà (e non solamente vederla), come insegna la fotografia alla quale Recenti Progressi in Medicina nel 2010 ha dedicato ampio spazio (con la collaborazione dell’Associazione Medici Fotografi Italiani).
Catenaccio. Dispongono la squadra come Nereo Rocco anche le istituzioni che approvano normative come quella sulle polizze assicurative sugli studi clinici interventistici. “È uno dei tanti esempi di norme in cui finisce per prevalere l’aspetto difensivo – ci ha spiegato Giuseppe Traversa – in questo caso, del punto di vista delle agenzie regolatorie, delle aziende farmaceutiche e dei comitati etici. La vera tutela dei pazienti non solo non richiede atteggiamenti burocratici e difensivi, ma anzi ne è ostacolata.”
Appropriatezza. La filosofia del “primo: non prenderle” è anche, se non soprattutto un problema politico. Come ha detto Nerina Dirindin, “è una questione di sistema di incentivi e conflitti di interesse. Se le strutture o gli operatori sono incentivati a produrre di più o hanno interessi diretti all’aumento di alcuni trattamenti, l’attenzione all’appropriatezza non può che essere minore.” La questione dell’appropriatezza professionale è stata affrontata con Franca Benini per quanto riguarda il dolore nel bambino che ancora spesso non viene trattato in modo adeguato: “Il controllo del dolore in età pediatrica deve essere una priorità per le Società scientifiche, per chi ha in mano la formazione dei futuri medici e pediatri”. E di formazione in medicina se ne parlato con Guido Bertolini che identifica tre nuovi obiettivi irrinunciabili dell’ECM: saper collaborare, saper apprendere e saper sapere.
Indipendenza. Per tirarci su il morale, abbiamo incontrato a maggio Giovanni A. Fava che, in una breve intervista, ci ha consolato: “Sta aumentando l’attenzione nei confronti dell’informazione indipendente, come conferma il successo di riviste o di newsletter più originali e critiche di quelle pubblicate dai grandi gruppi editoriali multinazionali. C’è interesse da parte di giovani medici per la produzione di ricerca e di letteratura scientifica di buona qualità. Resta da vedere se, crescendo in ambienti non sempre favorevoli, questa curiosità sarà confermata.” Un buon segno sembrerebbe arrivare dal crescente successo del blog Attenti alle bufale che, dopo il resoconto ironico ed impietoso del suo autore Tom Jefferson (in arte Sun Tzu) sulle vicende dell’influenza suina, si prepara alle cronache di un’altra stagione invern(ed influenz)ale.
Leggenda. Sempre a maggio abbiamo parlato della giornata del libro e di Pietro: “nel ’74 era già lì, a prestare servizio nel parcheggio della Neuro romana in cambio di spiccioli. (…) ora è scomparso, inghiottito dal mistero da cui proveniva e che lo ha reso personaggio, il matto leggendario”, ha raccontato Giuseppe Bersani. Dopo una notizia triste, una che ci ha dato gioia: il Museo Laboratorio della Mente della ASL Roma E è stato tra i premiati come “Museo dell’anno 2010”.
Sociali. Siamo stati intrattabili a lungo, quest’anno, per i mille problemi di un trasloco sul quale abbiamo fatto finta di riuscire a scherzare. Irraggiungibili, ci siamo affidati a Facebook e a Twitter (non sai cos’è? Leggi la scheda di Eugenio Santoro), convinti da Richard Smith che non perde l’occasione per raccomandare agli ultraquarantenni di “contaminarsi” con il social network. A proposito: sei già “amico” del Pensiero su Facebook? E dai!…
Tette. Abbiamo provato pure con quelle, a risvegliarvi dal torpore estivo. Ma il (relativo) tormentone d’agosto sul conflitto di interessi degli autori della Mondadori è più o meno caduto nel vuoto. Sarà perché, come scriveva in quei giorni Melania Runijc su Internazionale, “vogliamo le soluzioni, ma evitiamo i problemi”.
Nani. Forse non è il conflitto di interessi il problema principale dell’editoria di oggi; piuttosto la pigrizia (è un mondo che sta scomparendo, quello dei libri? Se lo chiede anche Marilena Romero su Ricerca & Pratica…). Preoccupati dal “nuovo” che avanza, si è sopraffatti dall’innovazione e si rinuncia a governarla. Alterati dal pessimo stile di vita di Francoforte, abbiamo provato a buttarla sul paradossale raccontando una Fiera che non esisteva: qualcuno non ha capito ed è corso in libreria a chiedere Uomini che oliano le tonne e Il castello dei festini incrociati…
Sostenibilità. È la parola chiave del Pensiero di quest’anno, parola duttile e forse troppo flessibile. L’ha usata Salvatore Palazzo, rivendicando il diritto di sani e malati ad una oncologia più autenticamente praticabile; supportava gli argomenti degli autori di Inquinamento e salute del bambino, lodato dal Corriere della Sera e da Che tempo che fa. Ci ha spinti a interessarci di discariche e di cose di questo orribile mondo. Cose che riguardano la nostra salute e l’economia e la politica; cose di cui continueremo ad occuparci, perché – pur avendo provato a cambiare il vostro – il nostro, di carattere, è sempre quello 😉
Disponibilità. Per concludere, ricordiamo la frase ricorrente dell’epidemiologa Eva Buiatti. "Non bisogna mai tirarsi indietro". “Una frase emblematica del suo forte impegno civile”, ha ricordato Francesco Cipriani in occasione del Convegno organizzato in ricordo della Buiatti scomparsa del 2009. “Non tirarsi mai indietro, tanto nella vita privata che nella società e nel percorso professionale.”
12 gennaio 2011
|
In primo piano
Non tirarsi mai indietro…
Le dieci parole chiave (più una) dell’anno passato (2010), per iniziare il nuovo anno con il buon proposito di “non tirarsi mai indietro”.
Ascolto. “I medici devono tornare a porsi in ascolto”, ci ha detto Ignazio Marino. “È un comportamento che diventa medicina miracolosa, per il paziente e per la sua famiglia. E anche per gli stessi medici che dall’approccio due per sapere, due per curare possono trarre grande nutrimento.” La soluzione può essere l’ascolto, dunque, ma anche la “lettura” delle situazioni a rischio, e in queste strategie di prevenzione e riabilitazione può rivelarsi prezioso anche il contributo degli insegnanti, come spiega Maria Rosa Giolito a proposito dell’abuso nell’infanzia. La “lettura” delle situazioni – in una relazione medico paziente e medico famiglia – richiede un saper osservare la realtà (e non solamente vederla), come insegna la fotografia alla quale Recenti Progressi in Medicina nel 2010 ha dedicato ampio spazio (con la collaborazione dell’Associazione Medici Fotografi Italiani).
Catenaccio. Dispongono la squadra come Nereo Rocco anche le istituzioni che approvano normative come quella sulle polizze assicurative sugli studi clinici interventistici. “È uno dei tanti esempi di norme in cui finisce per prevalere l’aspetto difensivo – ci ha spiegato Giuseppe Traversa – in questo caso, del punto di vista delle agenzie regolatorie, delle aziende farmaceutiche e dei comitati etici. La vera tutela dei pazienti non solo non richiede atteggiamenti burocratici e difensivi, ma anzi ne è ostacolata.”
Appropriatezza. La filosofia del “primo: non prenderle” è anche, se non soprattutto un problema politico. Come ha detto Nerina Dirindin, “è una questione di sistema di incentivi e conflitti di interesse. Se le strutture o gli operatori sono incentivati a produrre di più o hanno interessi diretti all’aumento di alcuni trattamenti, l’attenzione all’appropriatezza non può che essere minore.” La questione dell’appropriatezza professionale è stata affrontata con Franca Benini per quanto riguarda il dolore nel bambino che ancora spesso non viene trattato in modo adeguato: “Il controllo del dolore in età pediatrica deve essere una priorità per le Società scientifiche, per chi ha in mano la formazione dei futuri medici e pediatri”. E di formazione in medicina se ne parlato con Guido Bertolini che identifica tre nuovi obiettivi irrinunciabili dell’ECM: saper collaborare, saper apprendere e saper sapere.
Indipendenza. Per tirarci su il morale, abbiamo incontrato a maggio Giovanni A. Fava che, in una breve intervista, ci ha consolato: “Sta aumentando l’attenzione nei confronti dell’informazione indipendente, come conferma il successo di riviste o di newsletter più originali e critiche di quelle pubblicate dai grandi gruppi editoriali multinazionali. C’è interesse da parte di giovani medici per la produzione di ricerca e di letteratura scientifica di buona qualità. Resta da vedere se, crescendo in ambienti non sempre favorevoli, questa curiosità sarà confermata.” Un buon segno sembrerebbe arrivare dal crescente successo del blog Attenti alle bufale che, dopo il resoconto ironico ed impietoso del suo autore Tom Jefferson (in arte Sun Tzu) sulle vicende dell’influenza suina, si prepara alle cronache di un’altra stagione invern(ed influenz)ale.
Leggenda. Sempre a maggio abbiamo parlato della giornata del libro e di Pietro: “nel ’74 era già lì, a prestare servizio nel parcheggio della Neuro romana in cambio di spiccioli. (…) ora è scomparso, inghiottito dal mistero da cui proveniva e che lo ha reso personaggio, il matto leggendario”, ha raccontato Giuseppe Bersani. Dopo una notizia triste, una che ci ha dato gioia: il Museo Laboratorio della Mente della ASL Roma E è stato tra i premiati come “Museo dell’anno 2010”.
Sociali. Siamo stati intrattabili a lungo, quest’anno, per i mille problemi di un trasloco sul quale abbiamo fatto finta di riuscire a scherzare. Irraggiungibili, ci siamo affidati a Facebook e a Twitter (non sai cos’è? Leggi la scheda di Eugenio Santoro), convinti da Richard Smith che non perde l’occasione per raccomandare agli ultraquarantenni di “contaminarsi” con il social network. A proposito: sei già “amico” del Pensiero su Facebook? E dai!…
Tette. Abbiamo provato pure con quelle, a risvegliarvi dal torpore estivo. Ma il (relativo) tormentone d’agosto sul conflitto di interessi degli autori della Mondadori è più o meno caduto nel vuoto. Sarà perché, come scriveva in quei giorni Melania Runijc su Internazionale, “vogliamo le soluzioni, ma evitiamo i problemi”.
Nani. Forse non è il conflitto di interessi il problema principale dell’editoria di oggi; piuttosto la pigrizia (è un mondo che sta scomparendo, quello dei libri? Se lo chiede anche Marilena Romero su Ricerca & Pratica…). Preoccupati dal “nuovo” che avanza, si è sopraffatti dall’innovazione e si rinuncia a governarla. Alterati dal pessimo stile di vita di Francoforte, abbiamo provato a buttarla sul paradossale raccontando una Fiera che non esisteva: qualcuno non ha capito ed è corso in libreria a chiedere Uomini che oliano le tonne e Il castello dei festini incrociati…
Sostenibilità. È la parola chiave del Pensiero di quest’anno, parola duttile e forse troppo flessibile. L’ha usata Salvatore Palazzo, rivendicando il diritto di sani e malati ad una oncologia più autenticamente praticabile; supportava gli argomenti degli autori di Inquinamento e salute del bambino, lodato dal Corriere della Sera e da Che tempo che fa. Ci ha spinti a interessarci di discariche e di cose di questo orribile mondo. Cose che riguardano la nostra salute e l’economia e la politica; cose di cui continueremo ad occuparci, perché – pur avendo provato a cambiare il vostro – il nostro, di carattere, è sempre quello 😉
Disponibilità. Per concludere, ricordiamo la frase ricorrente dell’epidemiologa Eva Buiatti. "Non bisogna mai tirarsi indietro". “Una frase emblematica del suo forte impegno civile”, ha ricordato Francesco Cipriani in occasione del Convegno organizzato in ricordo della Buiatti scomparsa del 2009. “Non tirarsi mai indietro, tanto nella vita privata che nella società e nel percorso professionale.”
12 gennaio 2011