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Siamo animali sociali

Burn out. Quando vorresti urlare ma gli altri non capirebbero perché. Pochi minuti per parlare con il paziente e almeno il triplo da spendere faccia a faccia con il computer per completare le procedure amministrative e compilare la cartella clinica elettronica. Un sacco di tempo dedicato alle email che attendono risposta. Il silenzio “perché è meglio che faccio da solo”. Tra poco, anche per noi, perfino la telemedicina e la realtà virtuale, ulteriori possibili barriere invisibili per le relazioni umane. | Continua...

Alla ricerca delle connessioni perdute

Ci sono momenti nella vita professionale di un medico in cui si è soli di fronte al paziente e nessuno può dirci come reagire. Siamo solo noi, la nostra analisi clinica e una domanda che ronza nella testa: “E ora?”. Da una certa prospettiva, il nostro percorso formativo è una lenta ma progressiva evoluzione verso […] | Continua...

La navigazione solitaria del medico

Raccontare è essenzialmente condividere. E chi si incammina lungo la via della medicina presto scopre il potere balsamico della condivisione. Arriva un giorno, e ti accorgi che è molto tempo che non parli più di quello che vedi e senti e incontri in ospedale. Non sai quando hai smesso di raccontare. Ti accorgi che a forza di ingoiare, e arginare, di rinchiudere e non lasciare uscire, si è creata una voragine di solitudine. | Continua...

Una medicina per la solitudine

Coltivare gli interrogativi che la relazione con l’altro ci pone, avere la possibilità di restituirli e condividerli con i colleghi, operare in un ambiente che accoglie spazi di confronto e in organizzazioni orientate a prendersi cura di chi cura sono alcuni strumenti potentissimi nell’aiutare a coltivare una dimensione di serenità nello svolgimento della funzione curante. Spazi reali e spazi virtuali possono fungere da rinforzo nel creare quello spirito di coesione e appartenenza utile ad allontanare la solitudine che spesso si vive nel quotidiano agire. | Continua...