In primo piano

Pare facile

Alla Biblioteca medica di Reggio Emilia si fa formazione?

Moltissima. La nostra Azienda ha iniziato molto presto a impegnarsi per la diffusione dei principi della medicina basata sulle evidenze (EBM): nel 2001-2002 abbiamo cominciato a parlarne e nel 2003 è iniziata un’attività intensiva di formazione di base diretta a tutti i professionisti.

Per professionisti intende non solo i medici, ma in generale tutte le professioni sanitarie?

Nella nostra realtà, Provincia, Regione, Aziende sanitarie, ospedaliera e azienda USL, hanno lavorato insieme. La mia è la biblioteca clinica dell’Azienda sanitaria della Provincia di Reggio Emilia: quindi, la biblioteca è una e gli impegni economici sono condivisi. Il progetto iniziale era quello di creare una med – community per l’appropriatezza della pratica clinica. I punti cruciali erano quelli di formare professionisti, fare conoscere anche tutti principi della EBM, mettere a disposizione dei professionisti le risorse elettroniche, dal punto di vista documentario, dunque, educare e formare i professionisti al loro utilizzo scientifico. Quindi, è stato proprio un prodotto partito dalla condivisione di una biblioteca/centro unico per il governo clinico, dalla preview di un sito web, in cui raccordare tutte le risorse informative; un grandissimo sforzo affinché tutti i professionisti della provincia, medici, tecnici, infermieri, potessero accedere in egual misura e allo stesso modo, indipendentemente dalla distanza dalla biblioteca clinica, alle stesse risorse. Questa è stata una cosa piuttosto difficile da realizzare, perché ci sono dati sensibili all’interno degli ospedali e, quindi, il problema della sicurezza è molto sentito. Fare entrare tutti in biblioteca significa anche creare problemi per le altre banche dati, come i grandi laboratori, che conservino dati clinici.

Nella vostra esperienza, che tipo di dati avete sulla consultazione delle riviste?

Esiste una doppia velocità nell’accesso alle fonti: da una parte c’è il medico che fa ricerca, costantemente interessato alle ultime novità e anche all’analisi retrospettiva della letteratura e dall’altra ci sono i molti operatori che non riescono ad avvicinarsi a quelle fonti, sia perché non sanno come fare, sia perché non hanno tempo. Inoltre, c’è una tradizione nella formazione e nella forma mentis del medico nel cercare informazioni legate alla propria attività, alla pratica clinica e al caso clinico. Gli infermieri, i tecnici di laboratorio, i fisioterapisti stanno però cercando di organizzarsi, secondo me. Abbiamo molti studenti in Scienze infermieristiche, Fisioterapia e Tecniche di radiologia che si laureano venendo in biblioteca e queste sono le giovani leve che sin dagli anni dell’Università, preparando la tesi, imparano ad usare le banche dati. La ricerca documentaria è materia di studio.

Materia di studio universitaria oppure delle scuole di specializzazione?

Anche se non ha ancora la dignità di materia a sé, all’interno della disciplina Metodologia della ricerca, c’è anche una piccola parte relativa alla metodologia della ricerca bibliografica.

Siete voi documentalisti ad insegnare questa materia?

Qui a Reggio io faccio qualche lezione, ma sostanzialmente no, non è il personale delle biblioteche ad insegnare, bensì docenti universitari o informatici.

Rispetto al vostro posseduto, quali sono le fonti più consultate?

Sicuramente le banche dati bibliografiche a pagamento, come Embase, Cinahl, la Cochrane Library e Clinical Evidence e le riviste tutte: abbiamo un patrimonio di circa duemila titoli accessibili online nel nostro sito.

In altre realtà, abbiamo verificato che certe risorse o i pacchetti di riviste di editori molto specializzati più costano meno sono consultate; invece, fonti come la Cochrane o Clinical Evidence, forse per una politica degli editori della Wiley o del BMJ, sono più convenienti economicamente. Cosa ci può dire in merito?

Sicuramente ci sono editori che hanno un monopolio e che impongono la conservazione del cartaceo, con tutti i problemi connessi non solo di spese, ma anche di gestione fisica. Ci sono poi certi meccanismi barocchi che gli editori ci impongono per accedere alle risorse. Io credo che questo sistema cambierà, ma al momento noi dobbiamo comunque garantire ai nostri professionisti un plafond, un minimo di risorse anche aldilà del loro costo esoso.

Di solito vi orientate per la scelta dei titoli, sul catalogo dell’editore o preferite acquistare i pacchetti?

Da una parte abbiamo una selezione di titoli che sono le preferenze dei nostri professionisti. Cioè, la biblioteca compra ciò che il professionista segnala, all’interno naturalmente di un budget e dei suoi equilibri. Parallelamente, da quando gestiamo massicciamente risorse elettroniche, acquistiamo i pacchetti, perché sono più convenienti.

Sono frequenti le segnalazioni da parte degli operatori sanitari?

In un certo periodo dell’anno, chiamato “campagna per gli abbonamenti”, i professionisti ci segnalano nuovi titoli o abbonamenti da cessare. Naturalmente, le segnalazioni non vengono accolte in modo acritico, si verifica se ci sono già strumenti analoghi e si fanno i conti con le disponibilità finanziarie.

Il vostro budget diminuisce o rimane stabile?

La mia Azienda da questo punto di vista non ha mai posto delle restrizioni. Insieme al direttore del Servizio cui appartengo facciamo valutazioni di tipo economico e cerchiamo di fare al meglio. Comunque, in questi anni gli aumenti dei prezzi ci sono stati: abbiamo tagliato sul cartaceo e preferito le risorse elettroniche.

In cosa il personale sanitario è carente, ovvero, cosa il medico non sa fare o sa fare peggio nel momento in cui deve rispondere ad un quesito professionale?

C’è una scarsa conoscenza delle risorse che hanno a disposizione, nonostante gli anni passati a fare corsi. Ma è una materia difficile, complessa ed in continua evoluzione. I corsi sono molto frequenti e resterebbero spunti futuri per una formazione a distanza, ci stiamo cimentando con questionari avanzati di ricerca documentaria. Effettivamente, le banche dati sono sempre più sofisticate, restituiscono risultati affinati e finalizzati ad una risposta precisa; però i meccanismi di ricerca sono sempre più complessi. Quindi, la forma mentale non è così intuitiva ed immediata come si potrebbe pensare quando si deve fare una ricerca. Non basta avere un cursore con la finestrella del campo di ricerca e se anche sono disponibili i filtri, bisogna sapere bene come si utilizzano.

Avete una biblioteca per i pazienti?

Da due anni abbiamo un punto informativo per i pazienti e i familiari, con personale preparato, un’infermiera laureata. La biblioteca non è solo ricerca libri, ma porta la lettura nei reparti, creando momenti di umanizzazione.

Dunque, non offre soltanto risorse sulle patologie…

Abbiamo una biblioteca dedicata allo svago, in cui gli utenti possono rilassarsi e distrarsi rispetto alla loro malattia e un punto informativo per pazienti e familiari che dàinformazioni sulla malattia. Umanizzazione da una parte, dunque e paziente informato dall’altra.

Le altre interviste sulle Biblioteche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *