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Questioni di spazio

In Italia si spendono soldi pubblici – quindi miei, tuoi, suoi – per fare buona ricerca sui medicinali. Funzionano? Non funzionano? Corriamo dei rischi a usarli? Qualche risultato è già arrivato, per esempio riguardo i farmaci per la demenza senile. Altri sono attesi sui farmaci per la terapia del cancro. Altri ancora per i medicinali utili o inutili per la gestione del disturbo da deficit di attenzione e iperattività.

Ci si prende cura dei bambini: una buona notizia in sé, ma è ancora poco. Anche l’attenzione inedita per la medicina di genere è una novità positiva. Valorizzazione delle differenze, ma non solo: occorre chiedersi il perché di diversità che in realtà sono ingiustizie, disparità, discriminazioni.

Qualcosa può cambiare, in tema di ingiustizie, ma negli Stati Uniti: per la prima volta, i medici americani si sono espressi con decisione e chiarezza a favore della copertura universale.

Ci vorrebbe analogo coraggio sulla pena di morte: ecco la quarta buona notizia, quella dell’approvazione della moratoria da parte dell’assemblea generale delle Nazioni Unite. Da buona, la notizia diventa ottima perché è il governo italiano che ha promosso l’iniziativa.

Da parte sua, l’Organizzazione Mondiale della Sanità punta il dito sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute: per adesso la voce è flebile, ma può salire di tono.

Forse qualcosa di più l’otterranno Page e Brin, “quelli di Google”, che hanno dichiarato di voler investire “centinaia di milioni di dollari” nelle energie rinnovabili. “I computer consumano una quantità enorme di energia e il nostro obiettivo è di ridurla“.

Tornando in Italia, la settima buona notizia è che sta per ripartire il programma di educazione continua in medicina. Almeno, così sembra. Rispetto a qualche stagione or sono, c’è più prudenza sui conflitti di interesse e molte aziende sanitarie si sono già attivate per essere protagoniste consapevoli di queste attività.

Nel dramma delle morti sul lavoro, inventiamoci la “buona notizia” della maggiore attenzione di giornali e televisioni per quanto accade ogni giorno. Il paradosso è che meno occupazione c’è, più si muore sul lavoro.

Faticosamente, ecco l’ultima, la decima: qui al Pensiero era dal 1995 che volevamo fare un libro con le lettere dei volontari di Medici senza frontiere: i viaggi della speranza, quelli veri, all’incontrario. Ci sono voluti dodici anni: un instant book, non c’è che dire. La buona notizia è che oggi il libro c’è.

Auguri, dunque. In che senso? Chiede Altan. A senso unico, quello delle buone notizie da costruire l’anno prossimo.

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