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Ricambi a senso unico

Peccato, anche se era già tutto previsto. L’11 settembre è scaduto il mandato del prof. Silvio Brusaferro come presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e al suo posto è stato nominato commissario il prof. Rocco Bellantone.

A gennaio 2019, a seguito delle dimissioni anticipate di Walter Ricciardi, Brusaferro era stato nominato dall’allora ministra della salute Giulia Grillo commissario dell’Iss, e poi presidente da luglio 2019. Per i casi della vita, Brusaferro si è trovato a gestire l’Iss, oltre che nelle attività ordinarie di una istituzione che è riferimento tecnico-scientifico del Ssn, nella fase straordinaria che è stata l’emergenza Covid. Si sono viste la competenza, la dedizione, lo spirito istituzionale e le doti umane di una persona perbene e capace di non perdere la calma, insomma quello che si vorrebbe da un civil servant.

Per fortuna dell’Italia, durante l’emergenza Covid, le istituzioni del Ssn hanno funzionato. Lo si deve alla capacità e alla generosità delle persone che ci lavorano e anche al fatto di avere avuto esperti di valore in ruoli tecnici chiave del Ssn. Per ricordarne alcuni, insieme a Brusaferro c’era Franco Locatelli come presidente del Consiglio superiore di sanità, Nicola Magrini come direttore generale dell’Aifa, e Gianni Rezza come direttore generale della Prevenzione al Ministero della salute. Certo, non erano soli, avevano alle spalle il personale di quelle istituzioni, che in quel periodo ha dato il meglio di sé. E il migliore riconoscimento di questo enorme lavoro svolto in condizioni proibitive è stato il conferimento all’Iss, da parte del Presidente della Repubblica Mattarella, della medaglia d’oro al merito della sanità pubblica.

So che bisogna considerare normale l’avvicendamento alla fine di un mandato istituzionale, e che ogni nuova nomina va valutata nel merito, senza pregiudizi. Quello che non è normale, tuttavia, è che la decisione prescinda da una valutazione di ciò che si è fatto, del contesto in cui si è operato, dei risultati raggiunti. Si tratta dell’applicazione di una pratica dannosa per le istituzioni e incivile per le persone che la subiscono, che negli anni è diventata via via più pervasiva, in particolare nelle decisioni di ministri “politici” o “tecnici” incapaci di tenere testa alle pressioni indebite.

Il messaggio che rischia di passare, per chi lavora nelle istituzioni pubbliche, è che più che la competenza, la dedizione e i risultati conseguiti conti soprattutto essere percepiti come fedeli, magari disponibili a forzare l’interpretazione dei dati, poco male se si antepone l’interesse personale e della propria squadra a quello generale. Insomma, quello che evidentemente non è stato il prof. Brusaferro, e anche per questo bisogna essergli grati.*

Giuseppe Traversa
Epidemiologo
Centro nazionale di epidemiologia
Istituto Superiore di Sanità

*Le opinioni espresse sono personali e non devono essere intese come rappresentative dell’istituzione di appartenenza

Commento

  1. Silvia Francisci 15 Settembre 2023 at 13:49 Rispondi

    Condivido appieno quanto scritto, credo che le istituzioni del SSN non solo debbano essere salvaguardate e protette, ma anche rilanciate e migliorate con cura e investimenti dedicati, nel solo e unico interesse della collettività. Solo così potremo davvero dare seguito a quanto sancito dalla nostra costituzione (art. 32): “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

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