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Salute a misura di genere

Maura CossuttaIl Ministro della salute, Livia Turco, ha insediato la Commissione salute della donna con l’obiettivo di elaborare un Piano strategico intersettoriale per la promozione della salute psico-fisica delle donne e un approccio di genere della salute. Diversamente dalle iniziative passate non si tratta di una commissione formale: un gruppo di esperti si impegnerà a preparare la Prima conferenza nazionale sulla salute delle donne. “Si tratta di un evento inedito per i governi del nostro Paese, finora mai perseguito nonostante le raccomandazioni dell’Oms, delle conferenze internazionali sulla salute e quelle del Consiglio europeo”, racconta la dottoressa Maura Cossutta (nella foto) vice-presidente della Commissione in un’intervista telefonica rilasciata a Va’ Pensiero.“Con la Conferenza verrà aperto un Forum nazionale che raccoglierà tutte le associazioni e organizzazioni sia sociali che territoriali perché attorno a questo evento dovrebbe essere attivato un concerto di responsabilità non solo dei decisori politici ma anche quelli della società”.

L’idea del Ministro è di coinvolgere diversi livelli istituzionali?

La finalità è proprio quella di elaborare il primo piano intersettoriale per la salute delle donne perché il diritto alla salute non riguarda solo le politiche sanitarie. Per la prima volta, nella Commissione sono rappresentate oltre al Ministero della salute, le regioni e gli enti locali, anche i Ministeri delle pari opportunità, del lavoro, della famiglia, della istruzione e degli esteri. Il vero obiettivo strategico è il diritto alla salute delle donne perché garantire questo diritto vuol dire promuovere il diritto alla salute di tutta la popolazione.

Quindi il primo obiettivo della Ministra è il binomio “politica intersettoriale e salute di tutte le politiche”.

Si tratta di un elemento di grande innovazione per il nostro Servizio sanitario nazionale che vuole introdurre il concetto della salute in tutte le politiche per incidere sui determinanti economico-sociali della salute.

Ci può spiegare meglio?

Incidere sui determinanti non solo perché è un compito essenziale per il Servizio sanitario nazionale ma anche perché la “politica di tutte le politiche” – sanitarie e non – si traduca in un’efficace politica di promozione della salute e di sostenibilità del sistema nel medio e lungo termine. Ad esempio, incidere sugli stili di vita si traduce in una riduzione delle malattie croniche che a sua volta si traduce in una significativa riduzione dei costi sanitari e sociali. Non possiamo procedere pensando che le risorse siano infinite: dobbiamo introdurre innovazione, ovvero agire sui determinanti della salute.

Nei tre anni di mandato cosa farà la “Commissione salute delle donne”?

Ci siamo divise in sette gruppi di lavoro. Dovremo produrre delle linee-guida, compilare dei rapporti sullo stato di salute della popolazione femminile e sulla violenza contro le donne. Inoltre, approfondiremo diversi temi socio-sanitari con l’obiettivo di definire un progetto comunitario e uniforme per tutto il territorio nazionale che va dall’assistenza e continuità assistenziale delle donne che hanno subito la violenza, alla prevenzione della violenza attraverso l’informazione rivolta ai giovani e l’educazione sessuale e sentimentale alla reciprocità nella relazione uomo-donna. Grandi temi che però devono essere coordinati a partire dal diritto alla salute delle donne che è un diritto forte e che, come dice il Ministro della salute, coordina tutti gli altri diritti. È una rivoluzione per la struttura politica.

Tutto questo a parole ma nella pratica?

Nella finanziaria avevamo stanziato delle risorse aggiuntive per colmare le differenze territoriali e per la tutela della salute della donna (materno infantile, screening, tumore, ecc.). Ma, oltre alle risorse, è fondamentale un coordinamento delle politiche e delle direttive alle regioni e agli amministratori dei programma su come devono essere organizzati i servizi. Il nostro Servizio sanitario nazionale è solido, ma è orientato al genere? È proprio su questo punto che si deve intervenire calibrando ogni intervento del piano sanitario nazionale a partire del genere.

Come promuovere la salute di genere?

Uno dei progetti riguarda proprio l’approccio di genere in medicina e non solo. Livia Turco vuole che il genere venga considerato uno dei determinanti essenziali della salute e venga introdotto nell’intero sistema a partire dai processi di rilevazione dei dati del Servizio sanitario nazionale alla valutazione dei risultati, dai programmi di prevenzione a quelli di formazione degli operatori, fino all’organizzazione del servizio. Il genere inteso però non solo sulla base delle differenze biologiche ma anche delle relazioni sociali e familiari: è nell’insieme di questi fattori che determinano il genere come costruzione dei ruoli sociali. È ormai provato che gran parte delle patologie psichiatriche sono legate al genere. Ma non solo; ad esempio, vi sono delle differenze di genere anche in alcune malattie legate al ruolo del lavoro ma la medicina del lavoro che – pur avendo portato a dei importanti traguardi per la tutela della salute nei luoghi di lavoro – ma non è stata ancora “tarata” sulle donne, cioè sul genere. Lo stesso può essere detto per la ricerca clinica e farmacologica dove vi sono rilevanti differenze cliniche tra donne e uomini in termini di prevalenza, comparsa, gestione ed esito della malattia ma in realtà non sono ancora ben note le cause delle differenze di genere.

Non pensa che la medicina di genere possa essere strumentalizzata dal mercato che potrebbe puntare alla medicalizzazione per i propri interessi?

I bisogni sanitari oggi rischiano di essere occupati dai profitti; per prevenire questa strumentalizzazione vogliamo costruire una forte alleanza con i media e con le istituzioni scientifiche sanitarie. La nostra bussola – anche rispetto al genere – è di ribadire un approccio scientifico nella pratica medica che non prescinda dalle evidenze e una valutazione della qualità dei risultati rispetto ad indicatori rigorosamente scientifici. Non pubblicità ma politiche serie con programmazione alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione basata sull’appropriatezza e sulla medicina basata sull’evidenza. Sugli screening è ormai consolidata una certa cultura della prevenzione rivolta alla popolazione e non alla persona. Il nostro programma non vuole quindi diventare uno specchietto per le allodole ma vorremmo ri-orientare sul genere tutto il meglio della cultura scientifica del nostro Paese.

Come?

Dobbiamo intervenire con una strategia pubblica di politica di promozione della salute: incidere sull’acquisizione di competenza e di responsabilità delle persone, quindi il consenso e la partecipazione dei cittadini che devono essere dentro il sistema; incidere sugli stile di vita; intraprendere azioni coordinate di riduzioni dei fattori di rischio sociali e lavorativi. È necessario un grande piano declinato sul genere che intervenga sulle azioni di prevenzione per la promozione della salute: un passo è già stato compiuto con il programma “Guadagnare salute”.

Per concludere, un suo commento sulla composizione prevalentemente femminile della Commissione.

Sono donne autorevoli e di alta competenza specifica che possono dare un contributo utile. Il Ministro ha voluto introdurre tutte le donne del Consiglio superiore di sanità per lanciare il messaggio per la promozione della presenza delle donne in tutti i luoghi decisionali della politica e delle istituzioni. La politica per le donne non si fa senza le donne, ma deve essere fatta con le donne.

Una rivincita delle quote rose…

Preferisco parlare di democrazia paritaria.

 

18 luglio 2007

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