Che si ripeta il successo di Harry e Louise? I due personaggi fittizi che spot dopo spot, in una martellante campagna televisiva, nel 1994 riuscirono a convincere gli americani che un servizio sanitario pubblico non s’aveva da fare. Quell’insuccesso contribuì al declino di Bill Clinton e di sua moglie Hillary, ideatrice e focosa sostenitrice della riforma. Ora che Barack Obama sembra avere imboccato in modo risoluto la stessa strada, o una molto simile, gli oppositori (le assicurazioni e i grandi ospedali privati) hanno lanciato nuovamente una controffensiva dal piccolo schermo con spot che ridicolizzano i sistemi sanitari inglese e canadese (entrambi pubblici, a costo zero per il cittadino) puntando sulle liste di attese interminabili, i farmaci biologici dati con il contagocce e altre delizie. Ma il deficit del mercatosanità americano è arrivato ad un tale livello di implosione, complice la crisi, da rendere inevitabile un qualche piano di «salute garantita», cosa non riuscita, peraltro, né a Franklin Roosevelt nel 1935 né a Harry Truman nel ’45.
Il paradosso della spesa. In assenza di interventi correttivi, la spesa sanitaria pro-capite Usa raggiungerà tra dieci anni i 13.000 dollari, il doppio di quella attuale che è già due volte la media dei paesi europei più ricchi, Germania e Francia. Col paradosso del «buco nero» di 46 milioni di persone inermi di fronte alle malattie, senza assistenza sanitaria. D’altro canto molti ospedali privati sono in difficoltà per il calo dei clienti, soprattutto in California. Se è vero che negli ultimi mesi un milione e mezzo di americani è rimasto senza lavoro, quindi senza polizza sanitaria, i margini di profitto di ospedali come il famoso Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles rischiano di azzerarsi: il paziente facoltoso è diventato merce rara. E le previsioni per il prossimo futuro non sono incoraggianti. Barack Obama ha dalla sua una situazione che impone un cambiamento epocale ma anche un piano di riforma sanitario prudente e elaborato, che guardando all’Europa (la rivista Time ha appena dedicato alle eccellenze dei sistemi sanitari europei un lungo articolo), mira a creare un modello pubblico che si insinui nelle maglie di quello privato fino a diventare competitivo e convincente.
La ricetta di obama. Quali sono i passi fondamentali della «ricetta» Obama? Li sintetizza Gavino Maciocco, docente di politica internazionale presso il dipartimento di sanità pubblica dell’università di Firenze, autore di Politica, Salute e sistemi sanitari (Il Pensiero Scientifico editore): «Il primo passo è l’estensione a tutti fino ai 18 anni dell’assistenza sanitaria gratuita (l’assicurazione deve essere coperta dai genitori, e in caso di loro impossibilità a farlo, dallo Stato) finora riservata ad alcune categorie di poveri, il Medicaid, e agli anziani, il Medicare, programmi nati entrambi nel 1965. Progetto che si mangerà buona parte dei 634 miliardi di dollari già stanziati – spiega Maciocco. Ma il piatto forte è un nuovo programma pubblico, il New National Health plan, una sorta di polizza di Stato, più vantaggiosa di quella offerta dalle assicurazioni che non attua discriminazione o sovraprezzi per diabetici, obesi, sieropositivi e quant’altro. La polizza è rivolta, ovviamente, a chi non ha copertura sanitaria dalle imprese e non può accedere a Medicaid» . Un meccanismo che se decolla, dovrebbe creare un progressivo consenso intorno ad una idea del tutto nuova per gli Stati Uniti: che chiunque abbia diritto ad essere curato, indipendentemente dal fatto che paghi e «possa» farlo. E lo strapotere delle assicurazioni? «Nel programma di Obama – risponde l’esperto fiorentino – c’è anche l’istituzione di un organismo, il New National Insurance Exchance, che avrà il compito di stabilire parametri di qualità, efficienza ed equità cui le compagnie devono aderire: le condizioni di salute non devono diventare una discriminante ». Che sia la volta buona? I grandi cambiamenti sociali hanno prodotto spesso nuove politiche nel campo della salute: è il caso del servizio sanitario nazionale voluto da Otto von Bismarck un secolo fa dopo l’unificazione della Germania e di quello nato in una Gran Bretagna ridotta allo stremo dalla seconda guerra mondiale. La tempesta che attraversa oggi gli Stati Uniti può, sul fronte dell’assistenza sanitaria, trasformarsi in una grande opportunità.
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Sanità: l’Europa da imitare
Che si ripeta il successo di Harry e Louise? I due personaggi fittizi che spot dopo spot, in una martellante campagna televisiva, nel 1994 riuscirono a convincere gli americani che un servizio sanitario pubblico non s’aveva da fare. Quell’insuccesso contribuì al declino di Bill Clinton e di sua moglie Hillary, ideatrice e focosa sostenitrice della riforma. Ora che Barack Obama sembra avere imboccato in modo risoluto la stessa strada, o una molto simile, gli oppositori (le assicurazioni e i grandi ospedali privati) hanno lanciato nuovamente una controffensiva dal piccolo schermo con spot che ridicolizzano i sistemi sanitari inglese e canadese (entrambi pubblici, a costo zero per il cittadino) puntando sulle liste di attese interminabili, i farmaci biologici dati con il contagocce e altre delizie. Ma il deficit del mercatosanità americano è arrivato ad un tale livello di implosione, complice la crisi, da rendere inevitabile un qualche piano di «salute garantita», cosa non riuscita, peraltro, né a Franklin Roosevelt nel 1935 né a Harry Truman nel ’45.
Il paradosso della spesa. In assenza di interventi correttivi, la spesa sanitaria pro-capite Usa raggiungerà tra dieci anni i 13.000 dollari, il doppio di quella attuale che è già due volte la media dei paesi europei più ricchi, Germania e Francia. Col paradosso del «buco nero» di 46 milioni di persone inermi di fronte alle malattie, senza assistenza sanitaria. D’altro canto molti ospedali privati sono in difficoltà per il calo dei clienti, soprattutto in California. Se è vero che negli ultimi mesi un milione e mezzo di americani è rimasto senza lavoro, quindi senza polizza sanitaria, i margini di profitto di ospedali come il famoso Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles rischiano di azzerarsi: il paziente facoltoso è diventato merce rara. E le previsioni per il prossimo futuro non sono incoraggianti. Barack Obama ha dalla sua una situazione che impone un cambiamento epocale ma anche un piano di riforma sanitario prudente e elaborato, che guardando all’Europa (la rivista Time ha appena dedicato alle eccellenze dei sistemi sanitari europei un lungo articolo), mira a creare un modello pubblico che si insinui nelle maglie di quello privato fino a diventare competitivo e convincente.
La ricetta di obama. Quali sono i passi fondamentali della «ricetta» Obama? Li sintetizza Gavino Maciocco, docente di politica internazionale presso il dipartimento di sanità pubblica dell’università di Firenze, autore di Politica, Salute e sistemi sanitari (Il Pensiero Scientifico editore): «Il primo passo è l’estensione a tutti fino ai 18 anni dell’assistenza sanitaria gratuita (l’assicurazione deve essere coperta dai genitori, e in caso di loro impossibilità a farlo, dallo Stato) finora riservata ad alcune categorie di poveri, il Medicaid, e agli anziani, il Medicare, programmi nati entrambi nel 1965. Progetto che si mangerà buona parte dei 634 miliardi di dollari già stanziati – spiega Maciocco. Ma il piatto forte è un nuovo programma pubblico, il New National Health plan, una sorta di polizza di Stato, più vantaggiosa di quella offerta dalle assicurazioni che non attua discriminazione o sovraprezzi per diabetici, obesi, sieropositivi e quant’altro. La polizza è rivolta, ovviamente, a chi non ha copertura sanitaria dalle imprese e non può accedere a Medicaid» . Un meccanismo che se decolla, dovrebbe creare un progressivo consenso intorno ad una idea del tutto nuova per gli Stati Uniti: che chiunque abbia diritto ad essere curato, indipendentemente dal fatto che paghi e «possa» farlo. E lo strapotere delle assicurazioni? «Nel programma di Obama – risponde l’esperto fiorentino – c’è anche l’istituzione di un organismo, il New National Insurance Exchance, che avrà il compito di stabilire parametri di qualità, efficienza ed equità cui le compagnie devono aderire: le condizioni di salute non devono diventare una discriminante ». Che sia la volta buona? I grandi cambiamenti sociali hanno prodotto spesso nuove politiche nel campo della salute: è il caso del servizio sanitario nazionale voluto da Otto von Bismarck un secolo fa dopo l’unificazione della Germania e di quello nato in una Gran Bretagna ridotta allo stremo dalla seconda guerra mondiale. La tempesta che attraversa oggi gli Stati Uniti può, sul fronte dell’assistenza sanitaria, trasformarsi in una grande opportunità.