Il decimo rapporto Censis sulla comunicazione pubblicato alla fine del 2012 dimostra che nel corso degli ultimi anni internet, gli strumenti del web 2.0 e i social media sono sempre più utilizzati in Italia, soprattutto da parte dei giovani. Il 62% degli italiani usa internet (il 91% tra i giovani), mentre il 40% (80% tra i giovani) utilizza abitualmente Facebook e YouTube. Ciò non può non avere ripercussioni sulla modalità di reperimento in internet delle informazioni che riguardano la propria salute. Secondo un’altra indagine del Censis condotta alla fine del 2012 (Forum per la ricerca biomedica 2012), sono infatti oltre il 32% gli italiani che cercano in internet informazioni che riguardano la propria salute. Tra le informazioni più spesso ricercate sulla rete, come dimostra la stessa indagine, vi sono quelle relative alle patologie, ai trattamenti e alle procedure mediche, oltre alle informazioni che riguardano medici, ospedali e strutture sanitarie.
L’uso degli strumenti collaborativi del web 2.0 e dei social media è sempre più frequente tra gli utenti per reperire queste informazioni. Nella stessa indagine, il Censis illustra infatti come, accanto ai motori di ricerca generalisti, ai siti specializzati, a quelli istituzionali e alle sezioni sul web dei quotidiani online riguardanti la salute, gli italiani usino per queste finalità strumenti di social media, con una certa predisposizione nei confronti dei social network generalisti (in testa Facebook, Twitter) e delle online communities rivolte specificatamente ai pazienti. Questi dati trovano ulteriore conferma in un altro recente studio che indica nel 60% la percentuale degli utenti di internet che ricercano informazioni mediche attraverso applicazioni del web 2.0 come forum online, social network, blog, sistemi di recensione di medici, di ospedali e di altre strutture sanitarie.
Anche i medici hanno iniziato a impiegare più assiduamente gli strumenti del web 2.0. Negli Stati Uniti si stima che oltre il 65% dei medici legga contenuti provenienti da blog, chat, forum online e social network. Dati, questi, confermati da un recente studio europeo, nel quale si evidenzia come le online communities (cioè social network rivolti specificatamente ai medici nei quali essi possono scambiarsi informazioni sui casi clinici, cercare consigli per effettuare una diagnosi e condividere le proprie conoscenze) sono utilizzate dal 22% dei medici europei.
D’altra parte non mancano le occasioni e le iniziative in rete volte a proporre l’impiego di strumenti del web 2.0 e dei social media per scopi afferenti l’area della “public health”: dall’aggiornamento professionale degli operatori sanitari (medici, infermieri, ecc.) alla condivisione di conoscenze mediche, dalla condivisione di dati clinici fino alla lotta a stili di vita non salutari e alla prevenzione delle malattie che essi possono generare.
Quest’ultimo è forse l’aspetto più promettente non solo all’estero, dove esistono diverse esperienze consolidate, ma anche in Italia, dove anche il Ministero della Salute invita ASL, ospedali e istituzioni sanitarie a dotarsi di canali di social media per comunicare meglio con il cittadino e mettere il paziente al centro delle scelte che lo riguardano.
Tutto ciò ha portato alla trasformazione dei portali sanitari che sempre più spesso integrano nuovi (o forse non più nuovi?) strumenti come i feed RSS, i podcast, i collegamenti ai profili personali aperti su Facebook, Twitter, LinkedIn, YouTube e Google+ o quelli ai canali istituzionali aperti su queste piattaforme di social media, che ampliano così la possibilità che i contenuti lì ospitati possano viaggiare in maniera virale sulla rete. Insieme alla trasformazione dei portali cambia il modo di aggiornarsi e formarsi da parte della classe medica. Grazie alle pagine pubbliche e ai profili aperti su Facebook e Twitter da riviste mediche e società scientifiche e a contenuti scientifici (diapositive, immagini, filmati) resi disponibili su piattaforme di condivisione come SlideShare, Pinterest e YouTube, si sta passando da una formazione/informazione puntuale e individualizzata a una partecipativa, dove i risultati dell’ultima sperimentazione clinica o le immagini della più recente procedura/intervento medica/o possono essere discusse, anche in maniera trasversale, da differenti categorie di operatori sanitari.
Infine, c’è il capitolo delle applicazioni per smarthphone e tablet, oggi ampiamente diffusi in Italia, soprattutto tra i giovani, come illustrato nel rapporto Censis sulla comunicazione.
Numerosissime sono infatti quelle disponibili su iTunes e sui portali per Android che riguardano la salute e la sanità. Molte sono quelle pratiche rivolte al professionista, come per esempio quelle per interfacciarsi con i sistemi di cartelle cliniche elettroniche, per applicare correttamente le linee-guida, per consultare i principali database medici, per auscultare il battito cardiaco di un paziente, per calcolare dosaggi di terapie farmacologiche o per misurare indici medici. Molte altre sono rivolte ai cittadini e ai pazienti per migliorare gli stili di vita (aggiungendo così nuove armi alla lotta al fumo, all’alcol e all’obesità) o per monitorare alcune patologie croniche (come per esempio il diabete) anche attraverso l’impiego di strumenti digitali da collegare allo smartphone o al tablet.
E insieme alle applicazioni iniziano a essere pubblicati i primi articoli frutto di ricerche che dimostrano la loro efficacia nella formazione della classe medica e nella migliore conoscenza (e controllo) delle malattie da parte dei pazienti.
Tutti segnali che dimostrano l’interesse sempre più crescente, anche in Italia, degli strumenti “social” che secondo molti potranno essere impiegati per trasformare la comunicazione, la formazione e l’assistenza in sanità.
24 luglio 2013
Articolo pubblicato su
Recenti Progressi in Medicina, maggio 2013, con il titolo “I social media, le apps e la trasformazione della comunicazione, della formazione e dell’assistenza in sanità”.
In primo piano
Social media, apps e medicina: ci sono novità?
Il decimo rapporto Censis sulla comunicazione pubblicato alla fine del 2012 dimostra che nel corso degli ultimi anni internet, gli strumenti del web 2.0 e i social media sono sempre più utilizzati in Italia, soprattutto da parte dei giovani. Il 62% degli italiani usa internet (il 91% tra i giovani), mentre il 40% (80% tra i giovani) utilizza abitualmente Facebook e YouTube. Ciò non può non avere ripercussioni sulla modalità di reperimento in internet delle informazioni che riguardano la propria salute. Secondo un’altra indagine del Censis condotta alla fine del 2012 (Forum per la ricerca biomedica 2012), sono infatti oltre il 32% gli italiani che cercano in internet informazioni che riguardano la propria salute. Tra le informazioni più spesso ricercate sulla rete, come dimostra la stessa indagine, vi sono quelle relative alle patologie, ai trattamenti e alle procedure mediche, oltre alle informazioni che riguardano medici, ospedali e strutture sanitarie.
L’uso degli strumenti collaborativi del web 2.0 e dei social media è sempre più frequente tra gli utenti per reperire queste informazioni. Nella stessa indagine, il Censis illustra infatti come, accanto ai motori di ricerca generalisti, ai siti specializzati, a quelli istituzionali e alle sezioni sul web dei quotidiani online riguardanti la salute, gli italiani usino per queste finalità strumenti di social media, con una certa predisposizione nei confronti dei social network generalisti (in testa Facebook, Twitter) e delle online communities rivolte specificatamente ai pazienti. Questi dati trovano ulteriore conferma in un altro recente studio che indica nel 60% la percentuale degli utenti di internet che ricercano informazioni mediche attraverso applicazioni del web 2.0 come forum online, social network, blog, sistemi di recensione di medici, di ospedali e di altre strutture sanitarie.
Anche i medici hanno iniziato a impiegare più assiduamente gli strumenti del web 2.0. Negli Stati Uniti si stima che oltre il 65% dei medici legga contenuti provenienti da blog, chat, forum online e social network. Dati, questi, confermati da un recente studio europeo, nel quale si evidenzia come le online communities (cioè social network rivolti specificatamente ai medici nei quali essi possono scambiarsi informazioni sui casi clinici, cercare consigli per effettuare una diagnosi e condividere le proprie conoscenze) sono utilizzate dal 22% dei medici europei.
D’altra parte non mancano le occasioni e le iniziative in rete volte a proporre l’impiego di strumenti del web 2.0 e dei social media per scopi afferenti l’area della “public health”: dall’aggiornamento professionale degli operatori sanitari (medici, infermieri, ecc.) alla condivisione di conoscenze mediche, dalla condivisione di dati clinici fino alla lotta a stili di vita non salutari e alla prevenzione delle malattie che essi possono generare.
Quest’ultimo è forse l’aspetto più promettente non solo all’estero, dove esistono diverse esperienze consolidate, ma anche in Italia, dove anche il Ministero della Salute invita ASL, ospedali e istituzioni sanitarie a dotarsi di canali di social media per comunicare meglio con il cittadino e mettere il paziente al centro delle scelte che lo riguardano.
Tutto ciò ha portato alla trasformazione dei portali sanitari che sempre più spesso integrano nuovi (o forse non più nuovi?) strumenti come i feed RSS, i podcast, i collegamenti ai profili personali aperti su Facebook, Twitter, LinkedIn, YouTube e Google+ o quelli ai canali istituzionali aperti su queste piattaforme di social media, che ampliano così la possibilità che i contenuti lì ospitati possano viaggiare in maniera virale sulla rete. Insieme alla trasformazione dei portali cambia il modo di aggiornarsi e formarsi da parte della classe medica. Grazie alle pagine pubbliche e ai profili aperti su Facebook e Twitter da riviste mediche e società scientifiche e a contenuti scientifici (diapositive, immagini, filmati) resi disponibili su piattaforme di condivisione come SlideShare, Pinterest e YouTube, si sta passando da una formazione/informazione puntuale e individualizzata a una partecipativa, dove i risultati dell’ultima sperimentazione clinica o le immagini della più recente procedura/intervento medica/o possono essere discusse, anche in maniera trasversale, da differenti categorie di operatori sanitari.
Infine, c’è il capitolo delle applicazioni per smarthphone e tablet, oggi ampiamente diffusi in Italia, soprattutto tra i giovani, come illustrato nel rapporto Censis sulla comunicazione.
Numerosissime sono infatti quelle disponibili su iTunes e sui portali per Android che riguardano la salute e la sanità. Molte sono quelle pratiche rivolte al professionista, come per esempio quelle per interfacciarsi con i sistemi di cartelle cliniche elettroniche, per applicare correttamente le linee-guida, per consultare i principali database medici, per auscultare il battito cardiaco di un paziente, per calcolare dosaggi di terapie farmacologiche o per misurare indici medici. Molte altre sono rivolte ai cittadini e ai pazienti per migliorare gli stili di vita (aggiungendo così nuove armi alla lotta al fumo, all’alcol e all’obesità) o per monitorare alcune patologie croniche (come per esempio il diabete) anche attraverso l’impiego di strumenti digitali da collegare allo smartphone o al tablet.
E insieme alle applicazioni iniziano a essere pubblicati i primi articoli frutto di ricerche che dimostrano la loro efficacia nella formazione della classe medica e nella migliore conoscenza (e controllo) delle malattie da parte dei pazienti.
Tutti segnali che dimostrano l’interesse sempre più crescente, anche in Italia, degli strumenti “social” che secondo molti potranno essere impiegati per trasformare la comunicazione, la formazione e l’assistenza in sanità.
24 luglio 2013