La pubblicazione sul BMJ del nove luglio scorso della revisione sistematica di KJ Jørgensen e PC Gøtzsche ed i commenti che l’hanno seguita, hanno riaperto la polemica sui benefici e i rischi dello screening mammografico. Su un piatto della bilancia pesano le sovradiagnosi e i trattamenti non necessari, sull’altro le vite salvate grazie ad una diagnosi tempestiva. “Lo screening ha contemporaneamente effetti positivi ed effetti negativi. Essi non sono di regola menzionati e nemmeno quantificati in modo comprensibile per la presa di decisione individuale sugli opuscoli ed i depliant di invito allo screening”. Così sostiene Gianfranco Domenighetti, autore di Le 5 cose importanti per lo screening mammografico, una scheda che ha suscitato alcuni commenti tra i lettori di Va’ Pensiero.
Inviato il: 24.09.2009@23.00
Da: un lettore di Va’ Pensiero
Devo ammettere che sono molto poco edotto sullo screening mammografico (e non si può essere tuttologi!), ovverosia, mi ritengo – in questo particolare ambito della medicina – un “ignorante”, come il Sagredo, di galileiana memoria.
Comunque, allorquando si propone un asserzione (ad esempio, “lo screening mammografico è valido”) e a sostegno di tale asserzione si riporta una bibliografia con 131 riferimenti bibliografici, il sottoscritto tende automaticamente ad avere una sensazione di rifiuto.
Mutatis mutandis, il sottoscritto – ad esempio – ritiene che il “trattamento statinico è valido” e si considera – in questo particolare ambito della medicina – abbastanza esperto.
Se volessi intervenire in un dibattito sulla validità della farmacoterapia con inibitori dell’HMG-CoA reduttasi, (consapevole che sarei letto da “ignoranti”, come Sagredo, rispetto alla statina-terapia) e desiderassi persuadere gli eventuali lettori, citerei solo due – o massimo tre – lavori, quelli più importanti in assoluto, magari illustrandoli con solo un paio di righe esplicative, e son certo che sarei in grado di convincere.
L.A.
Inviato il: 17.09.2009@14.00
Da: un lettore di Va’ Pensiero
La medicina è il regno della incertezza.
Di fatto si riesce a modificare in meglio il percorso di una malattia nel 20% dei casi.
Il resto è consolare, ascoltare, contenere.
La preoccupante convinzione di molti medici, soprattutto specialisti di settore, che esistano verità assolute contraddice la scienza e non aiuta a supportare con umiltà la persona con problemi.
Le voci fuori dal coro sono benvenute e devono suscitare una discussione senza pregiudizi.
P.L. F. Un medico di campagna
Inviato il: 17.09.2009@14.00
Da: un lettore di Va’ Pensiero
Ho trovato il documento del Prof. Domenighetti assolutamente eccezionale per capacità di sintesi e di chiarezza. In linea con le recenti evidenze scientifiche emerse dalla Revisione Cochrane di Gøtzsche PC et al, che già nel 2006 dimostrava che lo screening mammografico non è tutto oro. Anzi.
Lo sceening mammografico sulla popolazione generale è una “certezza” che se ne va. Su questa certezza si sono spese gigantesche quantità di risorse in campagne informative, macchinari e personale formato.
Dal punto di vista della politica sanitaria, la vicenda dimostra la necessità per i sistemi sanitari di credere maggiormente nella ricerca sull’efficacia degli interventi sanitari al fine di investire le risorse disponibili solo in interventi di comprovata efficacia. Prima è necessario studiare e poi investire. Saltare i passaggi può portare ad errori giganteschi (si veda la vicenda della terapia ormonale sostitutiva).
Dal punto di vista clinico, è la sconfitta della visione della medicina come sola fisiopatologia. E un passo avanti nella collaborazione tra visione fisiopatologica e EBM.
I commenti degli altri lettori tradiscono a mio parere l’emozione della difficoltà di dover cambiare le proprie convinzioni difronte ai dati reali.
Sentimenti molto umani ma nemici del bene dei nostri pazienti.
A. V., medico di medicina generale Verona
Inviato il: 17.09.2009@14.00
Da: un lettore di Va’ Pensiero
Ho trovato il documento del Prof. Domenighetti assolutamente eccezionale per capacità di sintesi e di chiarezza. In linea con le recenti evidenze scientifiche emerse dalla revisione Cochrane di Gøtzsche PC et al, che già nel 2006 dimostrava che lo screening mammografico non è tutto oro. Anzi. Lo screening mammografico sulla popolazione generale è una “certezza” che se ne va. Su questa certezza si sono spese gigantesche quantità di risorse in campagne informative, macchinari e personale formato. Dal punto di vista della politica sanitaria la vicenda dimostra la necessità per i sistemi sanitari di credere maggiormente nella ricerca sull’efficacia degli interventi sanitari al fine di investire le risorse disponibili solo in interventi di comprovata efficacia. Prima è necessario studiare e poi investire. Saltare i passaggi può portare ad errori giganteschi (si veda la vicenda della terapia ormonale sostitutiva). Dal punto di vista clinico è la sconfitta della visione della medicina come sola fisiopatologia. E un passo avanti nella collaborazione tra visione fisiopatologica e EBM. I commenti degli altri lettori tradiscono a mio parere l’emozione della difficoltà di dover cambiare le proprie convinzioni di fronte ai dati reali. Sentimenti molto umani ma nemici del bene dei nostri pazienti.
A. V., medico di medicina generale Verona
Inviato il: 16.09.2009@21.15
Da: una lettrice di Va’ Pensiero
Come Medico di medicina Generale non posso che essere assolutamente in disaccordo con chi mette in dubbio l’utilità dello screening mammografico.
Molte mie pazienti devono la vita ad una diagnosi precoce, effettuata attraverso la mammografia, sia richiesta dalla sottoscritta (pazienti di età inferiore ai 40 anni ), che da screening.
G.F. R.M., medico di medicina generale, Massa Lombarda, Ravenna
Inviato il: 03.09.2009@12.13
Da: una lettrice di Va’ Pensiero
Spero vivamente che il sig.Domenighetti si renda conto della gravità delle sue affermazioni…Gli consiglierei di occuparsi di economia e di lasciare ai medici argomenti così delicati. Profondamente offesa da tale ignoranza.
Inviato il: 03.09.2009@02.14
Da: un lettore di Va’ Pensiero
Spett.le redazione,
ho letto il Vs. invio in data odierna.
Tengo a sottolineare come questo tipo di messaggi siano estremamente pericolosi, soprattutto per il lavoro di diffusione dei programmi di Screening mammografico in Italia. E sottolineo in Italia. Il Dott. Domenighetti ha pubblicato ben 2 papers (1 dei quali con primo nome Goldrish!) su argomenti che riguardano il carcinoma mammario…
La polemica sui benefici dello screening mammografico è datata e le sue radici risiedono verosimilmente su inadeguati controlli di qualità e cattiva (in)formazione degli operatori.
L’assenza in bibliografia dei papers di Lazlo Tabar (131, allegati…) sono una eclatante prova della probabile discutibilità del lavoro in questione.
Penso che sia doveroso per la Vs redazione distribuire una puntuale informativa all’utenza del sito.
Cordiali saluti.
Allegati: gli studi di L. Tabar (PDF: 44 Kb)
In primo piano
Una polemica datata?
La pubblicazione sul BMJ del nove luglio scorso della revisione sistematica di KJ Jørgensen e PC Gøtzsche ed i commenti che l’hanno seguita, hanno riaperto la polemica sui benefici e i rischi dello screening mammografico. Su un piatto della bilancia pesano le sovradiagnosi e i trattamenti non necessari, sull’altro le vite salvate grazie ad una diagnosi tempestiva. “Lo screening ha contemporaneamente effetti positivi ed effetti negativi. Essi non sono di regola menzionati e nemmeno quantificati in modo comprensibile per la presa di decisione individuale sugli opuscoli ed i depliant di invito allo screening”. Così sostiene Gianfranco Domenighetti, autore di Le 5 cose importanti per lo screening mammografico, una scheda che ha suscitato alcuni commenti tra i lettori di Va’ Pensiero.
Inviato il: 24.09.2009@23.00
Da: un lettore di Va’ Pensiero
Devo ammettere che sono molto poco edotto sullo screening mammografico (e non si può essere tuttologi!), ovverosia, mi ritengo – in questo particolare ambito della medicina – un “ignorante”, come il Sagredo, di galileiana memoria.
Comunque, allorquando si propone un asserzione (ad esempio, “lo screening mammografico è valido”) e a sostegno di tale asserzione si riporta una bibliografia con 131 riferimenti bibliografici, il sottoscritto tende automaticamente ad avere una sensazione di rifiuto.
Mutatis mutandis, il sottoscritto – ad esempio – ritiene che il “trattamento statinico è valido” e si considera – in questo particolare ambito della medicina – abbastanza esperto.
Se volessi intervenire in un dibattito sulla validità della farmacoterapia con inibitori dell’HMG-CoA reduttasi, (consapevole che sarei letto da “ignoranti”, come Sagredo, rispetto alla statina-terapia) e desiderassi persuadere gli eventuali lettori, citerei solo due – o massimo tre – lavori, quelli più importanti in assoluto, magari illustrandoli con solo un paio di righe esplicative, e son certo che sarei in grado di convincere.
L.A.
Inviato il: 17.09.2009@14.00
Da: un lettore di Va’ Pensiero
La medicina è il regno della incertezza.
Di fatto si riesce a modificare in meglio il percorso di una malattia nel 20% dei casi.
Il resto è consolare, ascoltare, contenere.
La preoccupante convinzione di molti medici, soprattutto specialisti di settore, che esistano verità assolute contraddice la scienza e non aiuta a supportare con umiltà la persona con problemi.
Le voci fuori dal coro sono benvenute e devono suscitare una discussione senza pregiudizi.
P.L. F. Un medico di campagna
Inviato il: 17.09.2009@14.00
Da: un lettore di Va’ Pensiero
Ho trovato il documento del Prof. Domenighetti assolutamente eccezionale per capacità di sintesi e di chiarezza. In linea con le recenti evidenze scientifiche emerse dalla Revisione Cochrane di Gøtzsche PC et al, che già nel 2006 dimostrava che lo screening mammografico non è tutto oro. Anzi.
Lo sceening mammografico sulla popolazione generale è una “certezza” che se ne va. Su questa certezza si sono spese gigantesche quantità di risorse in campagne informative, macchinari e personale formato.
Dal punto di vista della politica sanitaria, la vicenda dimostra la necessità per i sistemi sanitari di credere maggiormente nella ricerca sull’efficacia degli interventi sanitari al fine di investire le risorse disponibili solo in interventi di comprovata efficacia. Prima è necessario studiare e poi investire. Saltare i passaggi può portare ad errori giganteschi (si veda la vicenda della terapia ormonale sostitutiva).
Dal punto di vista clinico, è la sconfitta della visione della medicina come sola fisiopatologia. E un passo avanti nella collaborazione tra visione fisiopatologica e EBM.
I commenti degli altri lettori tradiscono a mio parere l’emozione della difficoltà di dover cambiare le proprie convinzioni difronte ai dati reali.
Sentimenti molto umani ma nemici del bene dei nostri pazienti.
A. V., medico di medicina generale Verona
Inviato il: 17.09.2009@14.00
Da: un lettore di Va’ Pensiero
Ho trovato il documento del Prof. Domenighetti assolutamente eccezionale per capacità di sintesi e di chiarezza. In linea con le recenti evidenze scientifiche emerse dalla revisione Cochrane di Gøtzsche PC et al, che già nel 2006 dimostrava che lo screening mammografico non è tutto oro. Anzi. Lo screening mammografico sulla popolazione generale è una “certezza” che se ne va. Su questa certezza si sono spese gigantesche quantità di risorse in campagne informative, macchinari e personale formato. Dal punto di vista della politica sanitaria la vicenda dimostra la necessità per i sistemi sanitari di credere maggiormente nella ricerca sull’efficacia degli interventi sanitari al fine di investire le risorse disponibili solo in interventi di comprovata efficacia. Prima è necessario studiare e poi investire. Saltare i passaggi può portare ad errori giganteschi (si veda la vicenda della terapia ormonale sostitutiva). Dal punto di vista clinico è la sconfitta della visione della medicina come sola fisiopatologia. E un passo avanti nella collaborazione tra visione fisiopatologica e EBM. I commenti degli altri lettori tradiscono a mio parere l’emozione della difficoltà di dover cambiare le proprie convinzioni di fronte ai dati reali. Sentimenti molto umani ma nemici del bene dei nostri pazienti.
A. V., medico di medicina generale Verona
Inviato il: 16.09.2009@21.15
Da: una lettrice di Va’ Pensiero
Come Medico di medicina Generale non posso che essere assolutamente in disaccordo con chi mette in dubbio l’utilità dello screening mammografico.
Molte mie pazienti devono la vita ad una diagnosi precoce, effettuata attraverso la mammografia, sia richiesta dalla sottoscritta (pazienti di età inferiore ai 40 anni ), che da screening.
G.F. R.M., medico di medicina generale, Massa Lombarda, Ravenna
Inviato il: 03.09.2009@12.13
Da: una lettrice di Va’ Pensiero
Spero vivamente che il sig.Domenighetti si renda conto della gravità delle sue affermazioni…Gli consiglierei di occuparsi di economia e di lasciare ai medici argomenti così delicati. Profondamente offesa da tale ignoranza.
Inviato il: 03.09.2009@02.14
Da: un lettore di Va’ Pensiero
Spett.le redazione,
ho letto il Vs. invio in data odierna.
Tengo a sottolineare come questo tipo di messaggi siano estremamente pericolosi, soprattutto per il lavoro di diffusione dei programmi di Screening mammografico in Italia. E sottolineo in Italia. Il Dott. Domenighetti ha pubblicato ben 2 papers (1 dei quali con primo nome Goldrish!) su argomenti che riguardano il carcinoma mammario…
La polemica sui benefici dello screening mammografico è datata e le sue radici risiedono verosimilmente su inadeguati controlli di qualità e cattiva (in)formazione degli operatori.
L’assenza in bibliografia dei papers di Lazlo Tabar (131, allegati…) sono una eclatante prova della probabile discutibilità del lavoro in questione.
Penso che sia doveroso per la Vs redazione distribuire una puntuale informativa all’utenza del sito.
Cordiali saluti.
Allegati: gli studi di L. Tabar (PDF: 44 Kb)