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Una stoccata vincente

 
Di tutte le medaglie che Valentina Vezzali potrebbe appuntare al petto (5 ori, 1 argento e 1 bronzo olimpici; 5 ori, 2 argenti e 2 bronzi mondiali individuali; senza contare le decine collezionate tra europei, nazionali e competizioni di ogni genere), quella che la rende più orgogliosa è l’ultima. Non si mette al collo, ma viene appuntata sotto la spalla sinistra dal Capo dello Stato: è la decorazione a Grande Ufficiale al merito della Repubblica italiana, che la marchigiana più titolata della scherma e del fioretto ha ricevuto dal presidente Napolitano. Sposata e madre del piccolo Pietro, due sorelle, tifosa dell’Inter e fan di Eros Ramazzotti, dal 1999 fa parte del gruppo sportivo Fiamme oro della Polizia. Ha due punti di riferimento: nello sport, il suo campione di sempre è Mark Spitz, il nuotatore americano che alle Olimpiadi del 1972 vinse 7 ori, record appena battuto a Pechino 2008; nella vita, il personaggio più carismatico è stato papa Giovanni Paolo II.
 
L’atleta e la sua salute
Quanto le pesa seguire il regime di vita di un’atleta professionista?

Poco o nulla. E il motivo è semplice: quando cresci seguendo determinate regole, il regime di atleta diventa lo stile di vita più naturale del mondo. E poi mi aiuta il fatto che non mi piace il caffè, non bevo alcolici, non fumo…

Mai uno strappo?

Altroch, sono una golosa di prima categoria, soprattutto di dolci. Ma quando proprio sono in vena di uno stravizio, punto sulla pizza. Rigorosamente margherita, sono per i gusti tradizionali. E ci abbino una bella birra.

Ci descriva la sua giornata alimentare tipo.

Al mattino, un bel toast prosciutto cotto e formaggio, più un tè amaro. A metà mattina, una barretta ai cereali o un altro snack simile. Per pranzo, 50 grammi di pasta e carne o pesce alla griglia o bollito con contorno di verdura. Poco pane, poca insalata, un filo d’olio extravergine di oliva a crudo, poca frutta. A merenda, un’altra barretta. Per cena, una zuppa di legumi. Prima di andare a letto, posso permettermi anche uno yogurt o, d’estate, un gelato alla frutta.

Per avere un’idea, quanto si allena?

A regime, 5-6 ore al giorno. Ma quando l’impegno agonistico si avvicina, anche di più.

Gli atleti di livello mondiale come lei possono contare su un’assistenza medica ai massimi livelli. Si è mai sentita una privilegiata, rispetto ai normali cittadini?

Quello che agli altri sembra un privilegio, in realtà, non è altro che un dovere per noi atleti professionisti. Mi spiego: se il tuo corpo è fondamentale per il tuo lavoro, se è uno “strumento” di lavoro essenziale per esprimere al meglio il gesto sportivo, è del tutto normale che – quando qualcosa non va – se ne debbano occupare i migliori specialisti. È un po’ come se si lasciasse il motore di una Ferrari nelle mani di un meccanico non specializzato: il rischio di fare danni, o quanto meno di non risolvere il problema nei tempi giusti, è molto più alto.

 
La persona e la sua salute
Se non fosse una campionessa olimpica, dovendo scegliere tra ospedali pubblici e strutture private?

Ho un’ottima opinione del Servizio sanitario nazionale. E le esperienze indirette che ho avuto me l’hanno confermata: qualche mese fa, mia madre ha avuto un’otite perforante che una struttura pubblica ha saputo affrontare presto e bene. Questo però non significa che pensi male dei medici che lavorano nel settore privato…

A proposito. Quale sentimento le suscita un camice bianco: paura, ammirazione, fiducia…

I medici? Meno li vedo, meglio sto… A parte gli scherzi, ognuno di noi vorrebbe frequentare ospedali e ambulatori il meno possibile. Ma quando proprio non posso farne a meno, mi ci affido senza problemi, in tutta serenità. So che in Italia ci sono ottimi specialisti, costretti magari a lavorare in condizioni non proprio ideali: i “cervelli in fuga” hanno tutta la mia solidarietà.

Che tipo di dieta segue?

La dieta a zona, che ho cominciato subito dopo aver avuto mio figlio Pietro, tre anni fa: non riuscivo a rientrare dei 20 kg presi con la gravidanza, ma in questo modo ho risolto ogni problema. La mia prevede 18-19 “blocchi”, contro i 15-16 di un non atleta professionista. E ha il vantaggio di lasciarmi mangiare tanto e in modo molto vario: del resto, con tutte le calorie che consumo ogni giorno, ho bisogno di molta energia.

Anche suo marito è un atleta professionista: come fate capire l’importanza della prevenzione a vostro figlio?

Pietro è ancora molto piccolo, ha solo tre anni, ma stiamo facendo di tutto per insegnargli quanto sia giusto avere cura del proprio corpo. Al mattino, per esempio, giochiamo insieme a lavarci i denti. Certo, come mamma sono un po’ apprensiva: al primo colpo di tosse mi viene subito da chiamare il medico. L’esatto opposto di come mi comporto quando capita qualcosa a me…

E cioè?

Le faccio un esempio. Qualche mese fa, rientrando dagli Stati Uniti dopo una gara, ho avuto un attacco di dermatite allergica molto forte. Le mie compagne hanno fatto di tutto per convincermi a farmi vedere da uno specialista prima di imbarcarmi in aereo, o almeno convincermi a prendere un antistaminico.

E lei?

Neanche per sogno, ho tenuto duro. Ho aspettato per tutto il tempo, un volo lunghissimo, con tre scali. Solo a Fiumicino mi sono decisa a chiamare il mio specialista di fiducia. Prima di affidarmi a un medico devo proprio essere quasi ko…

Come quella volta in cui si infortunò seriamente.

Già, rottura del legamento crociato del ginocchio. Dopo una carriera senza infortuni seri – frutto di una preparazione adeguata, di allenamenti costanti e stili di vita giusti – ho avuto paura, molta paura. A 32-33 anni, da un problema così, non sai mai se riesci a recuperare del tutto. Ti vengono mille dubbi: e se non tornerò più quella di prima? E se l’operazione non riesce bene? Un incubo.

Come l’ha cambiata, un’esperienza come quella?

Ho preso maggiore consapevolezza del mio corpo, dei suoi limiti. Ora lo “ascolto” di più. Lo sport serve anche a questo, fa bene anche per questo. A tutti.

E a lei in particolare perché ha fatto bene?

Da piccola ero gracile, esilissima: fare sport mi ha permesso di mettere su muscoli, ma anche le curve giuste nei punti giusti. E poi, mi ha aiutato a entrare in contatto con un ambiente splendido, a imparare il rispetto delle regole, il concetto di disciplina, la determinazione, la fiducia nei propri mezzi.

Merito della scherma?

Questo discorso vale per tutti gli sport, anche i tuffi dal trampolino, anche il tiro al piattello. Senza distinzioni.

 

Valentina Vezzali  Official Website

Novità in catalogo: L’alimentazione per lo sportivo, di Giacinto A.D. Miggiano (2012)

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