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Bibliotecario medico-scientifico. Chi è costui?

Sul portale del vostro Ospedale avete inserito molti materiali di supporto alla ricerca delle fonti bibliografiche, con tutorial che spiegano passo dopo passo come condurre una ricerca avanzata. Avete avuto un feedback sul loro utilizzo?

È importante distinguere la biblioteca medica dell’ospedale dalla Medical library del nostro portale, poiché la seconda è un servizio rivolto principalmente agli utenti esterni. Le banche dati e le collezioni di riviste sono su una piattaforma controllata dal distributore e non da noi. La base dati CINAHL è ampiamente utilizzata anche dagli infermieri interni che, al momento, rappresentano una categoria professionale che sta molto crescendo nella formazione, sui tutorial, in particolare, non ho un feedback preciso: so che sono adoperati, ma forse non in modo ottimale…

Che vuol dire?

Sono molto ben fatti, ma con l’esperienza maturata in anni di corsi di formazione rivolti agli operatori sanitari, posso dire che le slide e i video tutorial creati dai distributori sono molto meno utili ai nostri utenti degli stessi strumenti prodotti dai professionisti dell’informazione. Abbiamo iniziato a fare formazione interna, organizzando corsi in cui venivano presentate le risorse della biblioteca ed i servizi a disposizione dell’utenza e l’agente di un editore, su nostro invito, illustrava un loro prodotto, da noi acquisito, spiegandone le modalità di utilizzo. In quei contesti, mi sono resa conto che, nonostante le presentazioni del relatore esterno fossero belle, interessanti e ineccepibili, l’obiettivo non veniva raggiunto e che, forse per un approccio più da venditore che da formatore, chi spiegava non era efficace come può esserlo un bibliotecario.

Forse, anche perché il bibliotecario conosce meglio l’utente e ciò che vuole trovare…

Sì, infatti. Il bibliotecario conosce per esperienza le difficoltà che lo studioso si trova ad affrontare nella ricerca bibliografica.

Organizzate dei corsi di formazione sull’utilizzo delle risorse disponibili?

Sì, facciamo molta formazione in questo settore: è un bisogno davvero sentito dai nostri utenti. Ovviamente, noi abbiamo in questo ospedale molteplici figure professionali: ricercatori, clinici, fisioterapisti, infermieri etc; ognuna ha una esigenza di formazione specifica e diversa. Quindi, i differenti utenti vanno indirizzati e informati sulle novità; considerando anche il fatto che gli operatori sanitari non hanno molto tempo a disposizione, va assicurato loro il giusto supporto.

Chi si occupa della formazione in questo settore?

Direttamente il personale di biblioteca in collaborazione con il servizio Formazione e aggiornamento. I corsi hanno l’obiettivo di fare conoscere quali siano gli strumenti di cui dispone la biblioteca, come funzionano e come ottimizzarne l’uso; trattandosi di risorse molto costose, è opportuno che vengano utilizzate in maniera adeguata. Inoltre, proprio nei giorni scorsi, abbiamo realizzato un corso di scientific writing, che ha avuto molto successo e che speriamo di poter ripetere. Anche nel Master in Management infermieristico organizzato dalla Scuola infermieri dell’Ospedale, sono previste lezioni di formazione per far conoscere le potenzialità della biblioteca.

Disponete di un budget sufficiente a rispondere al bisogno di formazione e informazione dei vostri utenti?

Sì, è sufficiente indicare alcuni numeri: dieci anni fa avevamo trecento abbonamenti cartacei, oggi oltre seimila periodici elettronici, numerose banche dati, gestori di bibliografie, bookonline. Quindi, abbiamo davvero molto e l’elettronica ha fatto sì che si assottigliasse anche la differenza tra la piccola e la grande istituzione: le biblioteche oggi, anche se dispongono di locali limitati, possono gestire un enorme patrimonio di risorse. Con il cartaceo ciò non era possibile.
È importante non dimenticare, poi, che Bibliosan ha contribuito molto alla crescita delle Biblioteche degli IRCCS.

Fate delle statistiche d’uso?

Sì, è un’attenzione che bisogna avere per orientare correttamente le politiche di acquisto delle risorse bibliografiche. Ogni anno, le riviste che non sono sufficientemente consultate vengono tagliate e i fondi distribuiti su altre risorse proposte dagli utenti stessi. Ciò è importante anche per adattare sempre più il posseduto al profilo dell’ospedale. Certo, talvolta siamo costretti ad acquistare delle collezioni “ingessate” per via di pacchetti imposti dagli editori ed è chiaro, ad esempio, che non siamo interessati a riviste di geriatria, perché siamo un ospedale pediatrico. Altre volte, siamo costretti, per garantire una gestione razionale, a rinviare qualche sogno …

A cosa si riferisce?

Lo scorso mese, un nostro utente mi ha fatto conoscere una banca dati internazionale, non ancora utilizzata in Italia, creata con lo scopo di ridurre il margine di errore nella diagnosi medica. Una volta inseriti i dati del paziente, l’area geografica, i segni clinici, i dati di laboratorio etc, è possibile disporre di una serie di ipotesi diagnostiche, corredate dalla percentuale di probabilità, così che il medico possa procedere più facilmente alla diagnosi differenziale.
Il costo elevatissimo della risorsa ha imposto una doverosa valutazione critica, per essere davvero certi della sua reale efficacia. Pertanto, inviterò i nostri medici ad utilizzare il prodotto mediante free-trial e raccoglierò il loro parere, oltre a seguire il giudizio della letteratura internazionale in merito. Confortati dagli elementi acquisiti, riprenderemo in esame l’eventuale sottoscrizione al momento del rinnovo di tutti gli abbonamenti.

E qual è il nome di questa banca dati?

Isabel Diagnosis Decision Support System (IDDSS): prende il nome da una bambina, Isabel Maude, che fu vittima di un errore diagnostico.

Come si forma la referente della Biblioteca dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù?

Nel mio caso particolare, come formazione di base ho una Laurea in Lettere e una specializzazione conseguita alla Scuola Vaticana di Biblioteconomia. L’aggiornamento, che è un’esigenza e un dovere imprescindibile, avviene attraverso una serie di canali. Ad esempio, l’Istituto Superiore di Sanità organizza corsi molto ben strutturati ed almeno una volta l’anno prendo parte ad uno di questi eventi. L’Associazione Italiana Bibliotecari si preoccupa della nostra formazione e predispone cicli di incontri, cui partecipo puntualmente. Infine, c’è Bibliosan, la rete nazionale degli enti di ricerca, che propone un congresso annuale per l’aggiornamento e la formazione degli operatori coinvolti. È un servizio davvero eccezionale, che ha molti meriti e consente a noi bibliotecari di confrontarci e crescere professionalmente.

Il suo ruolo, come specialista dell’informazione e della metodologia della ricerca bibliografica, crede che sia riconosciuto all’interno della struttura in cui opera?

Ho avuto la fortuna di avere degli ottimi docenti alla scuola di biblioteconomia ed oltre alle cose che mi sono state insegnate, ciò che ho maturato ed elaborato grazie a loro, è il concetto della professione del bibliotecario come servizio all’utenza, con l’obiettivo primario di aiutarla a recuperare l’informazione, per il miglioramento della qualità dell’attività clinica e di ricerca. Vivendo il lavoro in quest’ottica e dedicando tutte le energie professionali a questo scopo, negli anni le persone con cui e per cui ci si trova a lavorare, riconoscono il merito e gli sforzi, percepiscono la disponibilità e la passione. Quindi, alla fine, la giusta considerazione del mio ruolo di bibliotecaria da parte dell’utenza e della struttura c’è, anche se per il Sistema Sanitario Nazionale il bibliotecario è una semplice figura amministrativa.

È un problema tutto italiano?

È un problema culturale, perché non viene riconosciuto il percorso di formazione professionale. Se si indice un concorso per medici è necessario avere la laurea in medicina e il titolo di specializzazione, ma se viene indetto un concorso per bibliotecario, è possibile partecipare anche senza i requisiti di base. Poi, ci si forma sul campo e magari, si diventa anche bravi. Ma lei si farebbe curare da un medico senza laurea? Eppure, l’Università italiana offre percorsi formativi specifici per la professione, per cui sembra un controsenso che il titolo rilasciato non sia adeguatamente valutato: ma questa è una delle tante contraddizioni del nostro paese. Anche se trovo prioritario il riconoscimento da parte dell’utenza rispetto a quello formale della figura professionale, tuttavia è innegabile che non rimango indifferente nei riguardi di tale problematica.

Nel catalogo della vostra Biblioteca avete inserito anche le risorse open access?

Sì, abbiamo un catalogo unico, in cui abbiamo aggregato tutte le risorse e anche le riviste open access: in tal modo l’utente non si disorienta e non perde tempo utile. Quelle ad accesso gratuito sono riviste molto lette, anche se hanno maggiore successo in altri settori scientifici, quali ad esempio la matematica e la fisica. Alcuni dei nostri medici hanno pubblicato su queste riviste.

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