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Chi vince a calcio ha la sanità migliore?

Il film di Michael Moore, Sicko, ha mostrato agli increduli spettatori italiani la sanità tricolore al secondo posto nella graduatoria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: che senso hanno al giorno d’oggi graduatorie di questo genere?

La classifica dei sistemi sanitari stilata dall’OMS fu pesantemente criticata quando fu pubblicata, nel 2000. In quel modo, però, si riuscì a far riflettere la gente sulla qualità delle prestazioni erogate dai servizi sanitari e specialmente sul valore della salute e sui modi per misurare questo genere di cose. L’OMS aveva in programma di aggiornare le sue classifiche ma non lo ha fatto. Nonostante la problematicità di far depositare tutte le dimensioni della performance – appropriatezza, efficienza e così via – in un’unica misura, credo ancora si trattasse di un esercizio che valesse la pena di compiere.

Quanto è grande la distanza tra l’efficienza teorica di un sistema sanitario nazionale e l’efficacia percepita dalla gente?

Ebbene, in Gran Bretagna, credo che gran parte delle persone abbia sempre avuto presente che sebbene il nostro paese abbia speso tradizionalmente di meno per il servizio sanitario rispetto ad altri paesi paragonabili, abbia un servizio sanitario meno caro ma efficiente. Di recente, ad ogni buon conto, abbiamo iniziato a spendere molto di più, per raggiungere la media dei nostri vicini europei. La domanda che si fa la gente è “cosa abbiamo ottenuto con queste spese extra“? Bella domanda. Parecchi dei soldi spesi in più per il servizio sanitario sono finiti in consistenti aumenti di stipendio per i medici e per il resto dello staff. Ma la loro produttività è diminuita. Per i prossimi tre anni il servizio sanitario inglese farà registrare un incremento reale dei finanziamenti molto basso e il focus sarà posto – non solo dal Tesoro – sul miglioramento della produttività e della qualità. Quando c’è abbondanza di risorse c’è la tendenza a levare lo sguardo dall’efficienza!

Secondo lei, quali potrebbero essere gli indicatori affidabili da usare per misurare la qualità del Servizio Sanitario?

Come gran parte degli economisti, direi che l’approccio corretto alla misurazione della qualità si ha quando iniziamo ad ottenere che tutti i pazienti registrino il proprio stato di salute, il Patient Reported Outcome Measure (PROMs).
Tutti i sistemi sanitari falliscono totalmente quando si tratta di misurare correttamente le cose alle quali noi tutti diamo valore: il fatto che si produce salute. In realtà, non credo che l’attenzione debba essere posta su quanti medici sono assunti o quanti interventi chirurgici vengono effettuati; ciò che realmente mi interessa è la quantità di salute che loro producono e come è equamente distribuita.
I PROMs sono stati largamente utilizzati nelle sperimentazioni cliniche per decenni e disponiamo di esempi del loro uso in ospedale; cosa che ci ha mostrato quanto capaci e incapaci siano i medici. Non ci sono ragioni per cui queste misure soggettive di misurazione non possano essere usate universalmente, come parte dei dati di routine che tutti i sistemi sanitari raccolgono.

Per garantire un’assistenza sanitaria appropriata, dobbiamo investire più risorse o piuttosto prevenire il loro spreco?

Per il servizio sanitario del Regno Unito, l’attenzione è oggi sull’aumento della produttività. Abbiamo quasi raggiunto gli altri paesi europei, dal momento che spenderemo nei prossimi anni quasi il 10 per cento del Prodotto Interno Lordo (PIL) per l’assistenza sanitaria.
Sappiamo però che nella misura che i paesi diventano più ricchi – con l’aumentare del loro PIL – la spesa elettiva è quella per l’assistenza sanitaria. Così, mi aspetto che la Gran Bretagna finirà con lo spendere ancora di più del 9-10 per cento del PIL. Le prove ci dicono che man mano che diventiamo ricchi diamo maggiore importanza alla salute e, per questo, desideriamo investire di più su di essa.

Crede sia venuto il momento di aggiornare l’analisi fatta alcuni anni fa mettendo a confronto la classifica FIFA con quella dell’OMS?

Quando l’OMS preparò la sua classifica, nel 2000, la Francia era al primo posto, l’Italia al secondo e la Gran Bretagna… beh, al diciottesimo! I miei colleghi ed io notammo che la Francia aveva appena vinto la Coppa del Mondo di calcio ed era il numero uno del ranking della FIFA, la Federazione internazionale delle associazioni calcistiche. Trovammo una forte correlazione tra il calcio e i sistemi sanitari.
La utilizzammo per descrivere questioni più serie, riguardanti la difficoltà di concentrare in un solo numero la valutazione delle performance di un sistema sanitario. O di una squadra di calcio! E’ interessante sottolineare come la FIFA utilizzasse un sistema di graduatoria più complesso di quello dell’OMS per la sua classifica sanitaria.
La classifica dell’OMS è stata controversa sin dall’inizio. Ero ad un congresso a Parigi con economisti inglesi e francesi nel 2001, e gli economisti francesi erano addirittura più increduli di quelli inglesi sul fatto che la Francia fosse al primo posto.
Non credo che ripeteremo l’analisi, dal momento che siamo riusciti con il nostro articolo di allora a dimostrare tutto ciò che volevamo fosse chiaro riguardo le classifiche di questo genere…

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