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Meno scaffali più computer…
Chi frequenta la Biblioteca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma?
Principalmente i nostri studenti e specializzandi. Gli studenti vengono qui soprattutto per studiare per gli esami, quasi sempre portandosi i propri libri. Vengono anche utenti esterni di altre facoltà romane che hanno bisogno delle nostre risorse. Non soltanto, però, studenti del corso di laurea in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria, dal momento che le nostre strutture didattiche ospitano anche dei corsi della facoltà di Economia.
E i medici, infermieri e farmacisti?
Soprattutto medici e docenti si collegano online alle risorse della Biblioteca, perché hanno poco tempo per venire in Biblioteca. In generale, il personale sanitario è sempre più abituato a utilizzare internet per le proprie ricerche bibliografiche. Gli infermieri, non avendo tutti a disposizione una postazione dotata di computer, non consultano molto le risorse elettroniche.
Vuol dire, quindi, che di solito vengono consultate le fonti a partire da bisogni di informazione specifici?
Certamente, nella gran parte dei casi il medico consulta le riviste perché cerca risposta a quesiti specifici. Ad ogni modo, c’è anche una quota rilevante di clinici e ricercatori che hanno l’abitudine di “sfogliare” le riviste con regolarità, per mantenersi aggiornati. Lancet, Nature, Jama, BMJ, New England Journal of Medicine sono per esempio, le riviste sicuramente più consultate.
Come viene monitorato l’aggiornamento del personale sanitario?
A dire il vero, non è mai stato sistematicamente verificato. Più che altro, riusciamo ad avere un’idea del tipo di fonte consultata attraverso le segnalazioni di malfunzionamenti; abbiamo, per così dire, un feedback “di crisi”, quando il sistema non permette l’accesso a una determinata rivista o quando, per motivi a volte inspiegabili, un periodico o una banca dati negano l’accesso agli utenti.
Alle volte potrebbe trattarsi di inesperienza da parte degli operatori sanitari: prevedete corsi di formazione sull’uso delle risorse bibliografiche?
In passato, abbiamo programmato diversi incontri per illustrare le caratteristiche e le modalità d’uso di nuove banche dati o di pacchetti di periodici, senza riscuotere a dire il vero particolare successo. Non è facile motivare medici, infermieri e dirigenti a frequentare dei workshop didattici di questo tipo… Stiamo pensando di utilizzare la formazione a distanza, il sito web della Biblioteca, magari per offrire delle “pillole” di formazione sull’uso di specifici strumenti.
Qual è la difficoltà principale che i medici incontrano nell’attività di aggiornamento?
Sostanzialmente la mancanza di tempo e la sovrabbondanza di informazioni. Sono di sicuro i motivi principali che rendono faticoso e problematico l’aggiornamento continuo.
I vostri operatori possono consultare le risorse anche da casa?
Dopo insistenze molto pressanti e comprensibili, è ora garantito l’accesso anche da casa con una password, ma per il momento solo per una parte dei medici dirigenti.
Come vive una Bibliotecaria le novità dell’editoria medico-scientifica internazionale?
A volte, non nego, con apprensione, più spesso con curiosità e un pizzico di fatica. Il problema principale credo risieda nell’odierna relativa minore libertà di scelta delle biblioteche che, si trovano sempre più spesso a dover valutare l’acquisto di pacchetti di riviste elettroniche proposti dalle case editrici; di fatto, anche se ai nostri utenti interessano soltanto dieci o venti riviste di un editore, sempre più di frequente siamo “invogliati” economicamente ad acquisirne molte di più, spesso non potendo scegliere la composizione di questi pacchetti di riviste….
… gran parte delle quali non viene consultata …
Anche perché la qualità non è omogenea. Del resto non sempre lo staff di una Biblioteca riesce a valutare sistematicamente nel merito la composizione di questi pacchetti verificando, per esempio, l’impact factor delle diverse riviste; ammesso che questo parametro si possa considerare una misura oggettiva di qualità. Ma non è il solo problema.
Ci dica…
Non poche difficoltà provengono dalla instabilità dei titoli all’interno dei cataloghi degli editori. Per esempio, non è infrequente che una rivista “migri” da una casa editrice ad un’altra, senza che le biblioteche siano avvertite. In definitiva, mi sento di dire che la gestione dei periodici online non è affatto meno gravosa di quella tradizionale, basata sulle collezioni cartacee. Anzi, le esigenze degli utenti aumentano e in più sono necessarie nuove competenze e professionalità.
Eppure è difficile smentire l’evidenza del primato ormai acquisito dall’editoria elettronica; a questo riguardo, che opinione hanno i medici del fenomeno dell’open access?
In generale non ne sono a conoscenza in maniera circostanziata, seguo comunque il dibattito sulla letteratura professionale. Per quello che riguarda i nostri medici qui al Policlinico Gemelli, abbiamo avuto una esperienza interessante con BioMed Central. La Biblioteca ha pagato una quota associativa che permette ai ricercatori dell’Università Cattolica di pubblicare sulle riviste BioMed Central a costo quasi zero. Purtroppo nonostante sia stata un’esperienza fruttuosa, è stata una delle prime spese a essere tagliata, quest’anno, per effetto delle riduzioni del budget. C’è poi da considerare un altro aspetto, più tecnico….
Vale a dire?
… vale a dire l’opportunità di includere le riviste ad accesso libero all’interno dei cataloghi delle biblioteche, così come dei portali di accesso alle risorse.
In questa cornice che strada seguono gli editori italiani?
In pochi riescono a garantire la disponibilità online delle proprie riviste, elemento ormai molto importante. Nella nostra Biblioteca diamo spazio soprattutto alle riviste di economia, in primo luogo a quelle di economia sanitaria, proprio perché – come dicevo prima – abbiamo diversi studenti che seguono quel corso di laurea.
Le banche dati sono utilizzate?
Meno di quanto, credo, sarebbe opportuno. Il problema principale è la visibilità sul sito web della Biblioteca. Per fare un esempio: la Cochrane Library è uno strumento prezioso che però, al momento è sottoutilizzato, perché raggiungibile attraverso un percorso che necessità di molti click per arrivare ad ottenere le informazioni desiderate. A questo proposito uno dei prossimi obiettivi che il Sistema Bibliotecario d’Ateneo si è proposto di raggiungere è proprio quello di garantire una maggiore semplicità e velocità di accesso a tutte le risorse che la Biblioteca mette a disposizione.
Per concludere: come vede il futuro della Biblioteca scientifica?
Banalizzando, potrei dire meno scaffali e più computer, ma immediatamente dovrei correggermi e ipotizzare meno computer e più palmari da consultare direttamente in corsia e così via… Il dato certo è che il mondo della produzione-circolazione-fruizione dell’informazione medico-scientifica è in continuo divenire e di conseguenza una previsione precisa e puntuale non è possibile. Sono comunque certa che la Biblioteca continuerà a svolgere un ruolo centrale nel flusso dell’informazione, non solo per garantire l’accesso al maggior numero possibile di risorse a pagamento, ma anche fornendo un supporto competente che renda l’utente in grado di sapersi muovere e di scegliere tra l’offerta informativa sempre più vasta. Mi riferisco a corsi di Information Literacy, a nuove possibilità di interagire con gli utenti quali i blog, i virtual reference desk, gli OPAC integrati, i Social Opac, etc.
Comunque al di là di dove ci porterà il futuro mi piace pensare che dopo tanto “linkare”, “scaricare”, “salvare” ci sia sempre bisogno di un momento di elaborazione delle informazioni recuperate, e allora perché non potrebbe essere proprio il silenzio della sala di una Biblioteca, il luogo privilegiato dove portare a termine il proprio percorso?