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Occhio all’errore
La notizia dell’impressionante numero di morti causato in Italia dagli errori medici è in prima pagina. Come commenta il caso di “malasanità” arrivato alla cronaca?
Gli errori in medicina sono un problema reale ma di cui si parla poco in Italia. Quindi lo commento positivamente.
Quali sono i punti più critici in cui può verificarsi l’errore medico?
L’indagine milanese si è focalizzata più sulla chirurgia o comunque su alcuni reparti (ortopedia, ostetricia, ecc). La chirurgia rappresenta un elemento critico ma in misura minore di quanto lo sia l’utilizzo dei farmaci, che è la causa principale degli errori in medicina. In tutto il percorso sanitario che un paziente affronta, diversi studi individuano proprio nella terapia farmacologica il passaggio a più alto rischio di errore. Mi riferisco ad errori in generale non solo a quelli gravi che possono comportare persino la morte del paziente. La letteratura scientifica è piena di articoli sui “medical errors”, ad esempio si veda il British Medical Journal.
Perché è più probabile l’errore con i farmaci? I medici non sanno usare i farmaci?
I medici sanno utilizzare i farmaci, il problema tuttavia è che la maggior parte dei pazienti esce da uno studio medico con la prescrizione di uno o più farmaci e ciò aumenta la probabilità di incorrere in un errore, mentre il numero di soggetti che entra in sala operatoria è minore e quindi il numero di casi di errore è minore.
Le condizioni lavorative possono favorire l’errore?
La scarsa motivazione e il sovraccarico di lavoro possono influire, tuttavia non bisogna trascurare anche il peso della burocrazia a cui i medici sono sottoposti che potrebbe distogliere la loro attenzione.
E gli interessi dell’industria farmaceutica?
Sicuramente il problema della eccessiva pressione della industria farmaceutica potrebbe avere un ruolo importante sull’uso inappropriato del farmaco, e quindi sulla probabilità di errori, ma è difficile quantificarlo.
Come prevenire l’errore?
Con l’aggiornamento continuo sul rapporto rischio-beneficio dei farmaci ma sicuramente con una più stretta collaborazione tra tutte le figure sanitarie coinvolte nell’assistenza al paziente. Mi riferisco quindi non solo ai medici ma anche a farmacisti e infermieri, ovviamente con la collaborazione del paziente stesso. Il rischio di errore non è eliminabile del tutto, ma le diverse misure che possono favorire la collaborazione tra tutte le figure sanitarie professionali che intervengono nell’assistenza al paziente potrebbero, quantomeno, ridurre al minimo tale rischio.
Per minimizzare le conseguenze cosa chiederebbe ai media?
Alla stampa non specialistica chiederei di verificare le notizie prima di pubblicarle per evitare il sensazionalismo legato al tema degli errori in medicina che – ripeto – non sono completamente eliminabili. La disinformazione, specialmente in campo sanitario, può solo aumentare la sfiducia di noi cittadini verso la sanità italiana.
A chi consiglierebbe il manuale della Joint Commission Resources “Prevenire gli errori in terapia”?
Il libro è indirizzato principalmente ai farmacisti e in esso si parla in particolar modo degli errori connessi all’uso dei farmaci, ma si prende in considerazione tutto il processo di utilizzo del farmaco, quindi dall’accesso alla struttura medica (ambulatorio o ospedale) alla diagnosi fino alla dimissione del paziente. Ad esempio, gli autori dello studio italiano sugli errori hanno parlato anche di confusione generata dall’analogia del nome di alcuni farmaci; il manuale della Joint Commission Resources riporta numerosi esempi di come i nomi simili di alcuni farmaci possono essere confusi facilmente ed essere causa di errori in terapia. Credo, tuttavia, che il libro possa essere utile a qualsiasi figura professionale in ambito sanitario.