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Il passaparola sociale per informare e per informarsi
Si dice che le riviste scientifiche siano le sole a essere riuscite a sopravvivere alla crisi editoriale riuscendo a sfruttare con intelligenza i nuovi media. Secondo lei, quali opportunità offre un media come Twitter a un periodico specialistico di medicina?
Diversi studi indicano come l’aggiornamento da parte del lettore di internet non passi più attraverso la home page dei siti web ma piuttosto dai social media e i motori di ricerca. Attraverso Twitter le riviste biomediche hanno l’opportunità di diffondere i propri contenuti più velocemente e in un ambiente dove possono essere condivisi più agevolmente. Attraverso gli hashtag hanno la possibilità di classificare i contenuti e indirizzarli verso categorie di utenti interessati a determinati argomenti. Gli hashtag permettono inoltre di raggruppare tutte le pubblicazioni su un determinato argomento e quindi di visualizzare rapidamente quanto è stato pubblicato in tale ambito. Si tratta di una forte componente dei social media che non a caso viene già usata dalle riviste medico-scientifiche e chi produce contenuti in generale.
E quali invece le opportunità che Twitter offre a un medico – o a un gruppo di medici, farmacisti o infermieri?
Sicuramente la possibilità di essere aggiornati tempestivamente ma anche di entrare in contatto con opinion leader oltre che con le fonti usate abitualmente. La persona attiva dei media che segue un argomento diventa a sua volte una fonte primaria alla quale i medici, gli operatori sanitari possono fare riferimento. In ambito medico esistono diversi casi di questo genere. Solo per fare un esempio basti pensare al profilo del cardiologo Eric Topol che mette a disposizione il bagaglio di conoscenze dirette e indirette che ricava dalla letteratura scientifica. Inoltre attraverso Twitter gli operatori sanitari riescono ad entrare in contatto con i loro pari con i quali possono condividere interessi e approfondimenti e grazie agli hashtag hanno l’opportunità di seguire in ogni istante tutto ciò che avviene e si pubblica su un determinato argomento. Le case editrici come il pensiero scientifico editore hanno un ruolo molto importante in questo ambito.
Non c’è nessun effetto collaterale da tenere in considerazione?
Uno dei possibili effetti collaterali è l’overloading che ripropone il problema della selezione delle fonti da seguire. Quindi un suggerimento è “seguire pochi ma buoni”.
Le vengono in mente dei progetti editoriali interessanti, oggi, in Italia?
Diverse iniziative italiane meritano di essere citate tra cui le vostre che sfruttano i canali di Twitter per diffondere i contenuti delle proprie riviste quali Recenti Progressi in Medicina (@RecentiProgMed) e Forward (@forwardRPM). Un altro progetto è Scienza in rete (@scinet_it), una rete di ricercatori del nostro Paese che sfruttano al meglio Twitter per veicolare i messaggi dei loro studi e per fare rete. È interessante anche l’impiego di Twitter da parte dell’Agenzia italiana del farmaco per essere presente e in modo puntuale sugli argomenti di cui scrive rendendoli disponibili attraverso il proprio sito. E infine ONcotwITting, il progetto editoriale dell’Accademia Nazionale di Medicina che segue in tempo reale la letteratura scientifica oncologica e segnala le pubblicazioni più interessanti sotto forma di pillole in italiano che diffonde attraverso il canale di Twitter (@ONcotwITting).
Si è da poco concluso il Festival della comunicazione di Camogli. Quali sono le novità sul fronte di Twitter?
Delle interessanti novità sono state presentate da Salvatore Ippolito, country Manager di Twitter Italia. Riguardano l’utilizzo di Twitter come strumento di alerting in condizioni di emergenza o di pericolo. Ad esempio, si sta sperimentando un modello di alert con piccioni dotati di un sensore collegato a Twitter che rileva in automatico i parametri atmosferici dell’inquinamento. Quando i livelli di inquinamento superano una determinata soglia di sicurezza viene generato in automatico un Twitter Alert che segnala l’area inquinata con le relative coordinate geografiche. Negli USA stanno sperimentando un sistema di allarme che registra gli spostamenti degli squali attraverso un microchip sottocute: quando lo squalo taggato si avvicina troppo alle coste viene generato in automatico un tweet di alert per avvisare la popolazione del pericolo.