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Spreco alimentare. La parola chiave è prevenzione

Quanto cibo si spreca oggi in Italia? È possibile trasformare ciò che viene sprecato in una risorsa? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Segrè, professore ordinario di Politica agraria internazionale e comparata dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna e fondatore di Last Minute Market, società spin-off dell’ateneo emiliano che promuove progetti territoriali volti al recupero di beni invenduti e non commerciabili.

Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale Waste Watcher, raccolti proprio da Last Minute Market e dall’Università di Bologna, nel nostro paese lo spreco alimentare arriva a valere circa 16 miliardi di euro all’anno, una somma pari all’1% del Pil. Di questi, sottolinea Segrè, una parte rilevante (pari circa al 75% del totale) proviene dall’ambito domestico: ogni famiglia spreca in media 145 Kg di cibo ogni anno per un costo complessivo di 360 €. Un dato che pone al centro del problema le strategie di comunicazione e di educazione alimentare rivolte ai cittadini, necessarie ad aumentare la consapevolezza nei confronti di queste tematiche.

Infatti, per quanto il recupero dei prodotti invenduti sia un elemento fondamentale, soprattutto in un momento in cui la povertà è in aumento, la parola chiave nella lotta allo spreco è prevenzione. Perché, come dichiarato da Segrè in occasione della IV Giornata nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari tenutasi il 5 febbraio, “lo spreco migliore è quello che non si fa”. Un concetto che è al centro anche di recenti direttive internazionali, tra cui l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta da 193 paesi membri dell’Onu, che prevedono una riduzione significativa della percentuale di cibo sprecato in tutte le fasi della filiera di produzione.

Commento

  1. Giorgio Dobrilla 23 Marzo 2017 at 17:15 Rispondi

    Ottimo e attualissimo

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