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A colloquio con Sir Marmot: abbiamo perso un decennio

Nella bella intervista pubblicata su CARE, edita dal Pensiero Scientifico, Sir Michael Marmot (Professor of Epidemiology and Public Health at University College, London; direttore dello UCL Institute of Health Equity) ribadisce che i determinanti di salute, ovvero gli elementi chiave che agiscono da cerniera tra salute e malattia per ciascuno di noi, sono: alloggio, istruzione, quartiere di residenza, reddito. Di Sir Michael Marmot, presidente della Commissione sui determinanti sociali della salute presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità e autore del rapporto Fair society, healthy lives (2010), noto anche come Marmot Review, Il Pensiero Scientifico Editore ha pubblicato “La salute disuguale. La sfida di un mondo ingiusto”, alla cui lettura rimandiamo tutti coloro che desiderano approfondire i temi in questione.

Dopo oltre quarant’anni di studi sulle disuguaglianze sanitarie, Marmot conclude la Marmot Review nel 2010 definendo sei obiettivi di politica sanitaria che richiedono un’azione mirata per raggiungere l’equità nella salute: sviluppo della prima infanzia, istruzione, occupazione e condizioni di lavoro, disponibilità di denaro sufficiente per vivere, luoghi sani e sostenibili in cui vivere e lavorare e adottare un approccio alla prevenzione basato sui determinanti sociali. Successivamente alla lettura del rapporto “Health Equity in England: the Marmot Review 10 years on” (2020), che rivela aree in cui sono stati fatti passi avanti ma che mostra che resta ancora molto lavoro da fare, la rivista CARE ha voluto rivolgere a Sir Michael Marmot alcune domande per fare il punto sulla situazione attuale, a dieci anni dalla definizione dei sei obiettivi iniziali.

L’esordio di Marmot è inequivocabile: “abbiamo perso un decennio”. La riduzione degli stipendi statali ha comportato un aumento significativo delle disuguaglianze nella salute e una diminuzione delle aspettative di vita per le persone che abitano nelle aree più svantaggiate fuori Londra. In altre parole, dopo dieci anni, il divario tra i ricchi e i più svantaggiati non solo non è diminuito, ma è ancora fortemente marcato. Alla luce delle disuguaglianze socioeconomiche che già caratterizzavano la Gran Bretagna, l’abbattersi della pandemia ha ulteriormente rafforzato un quadro di salute complesso e diseguale, reso già fragile dalle politiche di austerità attuate dal governo negli ultimi dieci anni.

In questa situazione tutt’altro che confortante, la pandemia offre tuttavia  l’opportunità di imparare una lezione di fondamentale importanza che Marmot sintetizza con la sua consueta stringatezza in poche parole: dobbiamo ricostruire in modo migliore.” Per capire quello che sta accadendo in Gran Bretagna con la pandemia covid-19,  spiega Marmot, basta pensare che, sebbene il Servizio sanitario nazionale sia il più equo in termini di accessibilità a livello internazionale, la spesa per l’assistenza sociale degli adulti è stata ridotta in modo regressivo di circa il 7% dal 2010. Di fronte all’elevata mortalità registrata in alcuni gruppi etnici in seguito alla prima ondata di pandemia, “non c’è bisogno di invocare spiegazioni genetiche o culturali. Circa la metà dell’eccesso di mortalità nelle persone di origine africana, pakistana e bengalese può essere attribuita all’indice di privazione. Sono queste le evidenze che suggeriscono una ripartenza dopo l’emergenza sanitaria che sia capace di correggere l’assetto politico-sociale ed economico a vantaggio di una maggiore equità tra i cittadini.”

Erica Sorelli
Ufficio Stampa Il Pensiero Scientifico Editore


Sulla rivista CARE

Affrontare i determinanti sociali per una maggiore equi
A colloquio con Sir Michael Marmot

L’intervista [PDF 600 kb]

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