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Aborto in USA: come reagiscono le grandi aziende farmaceutiche?

In seguito alla decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America di annullare la storica sentenza “Roe vs Wade” che nel 1973 stabilì il diritto all’aborto, numerose aziende di molti settori stanno prendendo misure per offrire supporto ai dipendenti che devono attraversare i confini statali per abortire legalmente.

Di fronte ad una situazione che sta diventando sempre più critica – Alabama, Arkansas, Kentucky, Missouri, Ohio, Oklahoma e South Dakota hanno già vietato l’aborto, mentre Idaho, Mississippi, North Dakota e Wyoming pianificano di vietarlo entro 30 giorni dalla sentenza della Corte Suprema, e molti altri potrebbero seguire a ruota –, numerose aziende stanno dichiarando che rimborseranno di tasca loro le spese di viaggio legate ai viaggi che i dipendenti dovranno gioco forza affrontare per poter abortire legalmente.

In particolare, diverse aziende biofarmaceutiche hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche sull’argomento. Gilead Sciences ha affermato che, in linea con la propria mission di miglioramento dell’equità sanitaria, si impegnerà a rimborsare le spese di viaggio e alloggio ai dipendenti statunitensi costretti a recarsi fuori dallo stato per ricevere servizi di salute riproduttiva. Anche BeiGene ha dichiarato su LinkedIn che si impegnerà a coprire le spese di viaggio ai dipendenti e ai relativi familiari a carico che non hanno accesso ai servizi riproduttivi legali nel loro stato di origine.

Nel post pubblicato su Linkedin, l’azienda ha testualmente dichiarato: “Sebbene riconosciamo che le persone possano avere punti di vista diversi in merito alla sentenza della Corte Suprema, riteniamo che i nostri colleghi statunitensi debbano avere accesso alle stesse opzioni sanitarie degli altri, indipendentemente da dove vivono; e ci impegniamo a garantire che tutti possano accedere in sicurezza ai vantaggi che offriamo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, Sanofi si è affrettata a rassicurare i propri dipendenti dichiarando di sostenere il diritto di “tutte le persone di poter esercitare il controllo sul proprio corpo” e di ritenere indissolubilmente intrecciati i concetti di progresso e uguaglianza. Coerentemente con tali dichiarazioni, Sanofi si impegna a coprire le spese di viaggio e alloggio che i dipendenti e le persone a loro carico dovranno sostenere per accedere ai dovuti servizi sanitari che, in seguito alla sentenza della Corte Suprema, potrebbero non essere disponibili localmente.

Provvedimenti simili saranno presi anche da Novartis, che sta attentamente valutando come la sentenza possa incidere sull’assistenza dei propri dipendenti, e da Bristol Myers Squibb che, dopo aver ribadito il proprio impegno nella promozione  dell’inclusione,  sta monitorando le implicazioni della sentenza.

Dal canto suo, GSK ha affermato che continuerà ad offrire copertura per la salute riproduttiva, inclusi contraccezione e aborto, “nella misura massima consentita dalla legge negli Stati Uniti e a Porto Rico”, mentre Johnson & Johnson ha fatto una dichiarazione via e-mail in cui, in quanto azienda più grande al mondo, ha reso noto che si impegnerà per migliorare l’accesso dei dipendenti a tutte le cure del caso, sia dal punto di vista logistico che economico. Scendendo nei dettagli, ha affermato tramite un portavoce, che intenderà offrire il rimborso delle spese di viaggio ai dipendenti statunitensi e alle loro famiglie per i servizi medici idonei non disponibili, inclusi terapia cellulare, terapia genica, trapianto di organi e assistenza sanitaria riproduttiva.

Erica Sorelli
Ufficio stampa Il Pensiero Scientifico Editore

Fonte
Becker Z. Gilead, Sanofi, GSK and more to pay for employees’ abortion-related travel costs after Roe ruling. Fierce Pharma, 29 giugno 2022

 

 

 

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