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Alzheimer, bisogna dare voce a chi non ne ha
Recentemente sono uscite due recensioni del libro Alzheimer, badanti, caregiver e altre figure leggendarie di Eleonora Belloni che, tra le altre, sono particolarmente interessanti. La prima è all’interno del sito di Exaremon, un ente che si occupa di formazione sulle demenze, la seconda in una pagina Facebook, “I miei giorni con te”, che si occupa del tema.
Partiamo dalla prima delle due recensioni, che si svolge attraverso la messa a fuoco di 6 punti che servono a descrivere le caratteristiche salienti del volume. In particolare, cominciamo con il punto numero 1 in cui si chiede a Eleonora Belloni – psicologa, psicoterapeuta e dottore di ricerca in Scienze Sociali presso l’Università di Padova, che dal 2011 si occupa di invecchiamento e demenze – di parlare delle motivazioni che l’hanno spinta a scrivere il libro. “La stragrande maggioranza delle persone con demenza è assistita all’interno delle mura domestiche da un familiare, sempre più spesso affiancato da un’assistente (comunemente definita “badante”)”, spiega Belloni, cogliendo subito l’occasione per sottolineare come inevitabilmente, in entrambi i casi, la cura venga svolta perlopiù da donne e richieda ingenti costi in termini economici, fisici e psicologici. A tale proposito, l’autrice dichiara senza mezzi termini che attraverso questo libro ha voluto “restituire voce e dignità a un’esperienza estremamente complessa e totalizzante; una pratica che culturalmente diamo ancora molto per scontata, relegandola alla vita privata delle famiglie.”
Dare voce a chi non ne ha o comunque sente, a torto o a ragione, di non averne, col risultato di vivere la malattia del proprio familiare come una condanna senza appello all’isolamento, è il fulcro del libro, riconosciuto apertis verbis anche della seconda recensione, che per l’appunto dice: “il libro è il risultato di anni di incontri con le famiglie da parte dell’autrice. È un libro che parla ai caregiver, con un linguaggio semplice e chiaro, senza la pretesa di insegnare nulla ma piuttosto con l’obiettivo di dare voce a chi non ne ha.”
Del resto alla domanda “Per chi ha scritto questo libro?”, l’autrice spiega chiaramente che si rivolge a familiari e assistenti in cerca di mappe per orientarsi in questo mondo inesplorato, così da averne meno paura e mantenere una relazione significativa con la persona malata. L’aspetto innovativo consiste proprio nel confronto critico tra le voci dei principali caregiver (familiari e badanti), confronto che ha l’obiettivo di analizzare quali orizzonti di senso e quali criticità possano emergere dalla condivisione di un’esperienza così intensa. Tuttavia, puntualizza Belloni, per quanto lo stile divulgativo utilizzato renda il libro accessibile a qualsiasi lettore, non perdiamo di vista il fatto che esso “si rivolge anche ai professionisti che lavorano con le demenze e che ricercano uno sguardo multidisciplinare alla cura di questa malattia.”
Invitando i lettori interessati ad approfondire i molteplici livelli di lettura che caratterizzano questa utilissima ed esauriente guida per muoversi nel mondo della demenza senile senza perdere l’orientamento, riportiamo una significativa citazione dell’autrice che racconta: “Lascio le parole di una badante intervistata, alle quali sono molto affezionata e che ci ricordano quanto la cura passi attraverso una reciprocità di sguardi. In questo caso è la stessa anziana malata che creativamente si sottrae agli stereotipi e così cerca di salvaguardare la propria e altrui dignità di persona: «La figlia della signora parlava con sua madre: ‘Mamma, stai qua con la badante!’, e la mamma ha detto: “No, io non ho la badante”, ‘E cos’è Danila per te?’ ‘È la mia donna di compagnia’. E per me è stato bello, perché non mi considera una serva» (Danila, assistente)”.
Erica Sorelli
Ufficio Stampa, Il Pensiero Scientifico Editore