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Artemisia annua: un’erba da Nobel
L’Artemisia annua è una pianta erbacea originaria della provincia cinese dello Hunan, da lungo tempo utilizzata in medicina tradizionale.
La sua notorietà nel panorama medico occidentale si è attestata da almeno cinquant’anni, da quando, cioè, si è iniziato a studiarne l”azione antimalarica. Una notorietà che ha raggiunto il culmine con l’assegnazione del Nobel per la Medicina 2015 a Youyou Tu, il medico cinese che è riuscita a isolare nel 1972 dall’Artemisia annua il principio attivo artemisinina che si è rivelato un alleato prezioso nella lotta contro la malaria salvando milioni di vite in tutto il mondo: il suo uso infatti riduce la mortalità per malaria del 20% negli adulti e del 30% nei bambini nelle zone dove la malaria continua a fare vittime.
Per l’artemisinina è stata ipotizzata anche un’attività antitumorale: data la sensibilità dell’argomento, naturalmente l’attenzione della comunità scientifica, e non solo, resta sempre molto alta. Illustriamo qui di seguito le principali caratteristiche di questo principio attivo, cui seguirà una breve panoramica dei principali studi.
Caratteristiche e meccanismo di azione
L’artemisinina è un lattone sesquiterpene molto ossigenato, poco biodisponibile e con un’emivita in vivo molto breve (poche ore), motivo questo per il quale sono stati sviluppati composti sintetici e semi-sintetici. Il meccanismo d’azione schizonticida nei confronti del Plasmodium falciparum si esplica attraverso l’attivazione del legame endoperossidico in reazione ad eme (FPFeII) o ferro ferroso (FeII), con conseguente formazione di potenti agenti alchilanti citotossici (come ad esempio ROS). La crescita e la proliferazione continuata delle cellule maligne richiede un aumentato metabolismo del ferro per il compimento dei processi di sopravvivenza cellulare; pertanto, il metabolismo del ferro e dell’eme sembra giocare un ruolo di rilievo nell’attività citotossica selettiva dell”artemisinina: apoptosi, anti-angiogenesi, interruzione della migrazione, modulazione della risposta recettoriale nucleare, azione anti-infiammatoria, anti-metastatica, e perturbazione di molte vie di trasduzione del segnale. In alcuni studi, infatti, è stata testata la somministrazione aggiuntiva di ferro. Sono chiaramente necessarie ulteriori analisi per comprendere in maniera approfondita i meccanismi d”azione dell”artemisinina e dei suoi derivati. Alcuni ricercatori dell”Istituto Tumori di Milano, ad esempio, sarebbero direttamente coinvolti nella valutazione dell’attività neoplastica della diidroartemisinina. La Direzione Scientifica dell”Istituto ha informato che si tratta naturalmente di modelli preclinici e che i risultati sono comunque incoraggianti.
Questi dati si vanno ad assommare a diverse ricerche condotte nell’ultimo decennio, sempre su modelli preclinici: alcuni degli studi in vitro hanno evidenziato un’efficacia dei derivati dell”artemisinina nell’inibire la crescita di linee cellulari di differenti tumori, quali leucemia, linfomi, melanoma, carcinoma mammario, ovarico, epatico.
Applicazioni cliniche
Per quanto riguarda l’impiego clinico, invece, i dati disponibili in letteratura sarebbero al momento limitati a uno studio su pazienti affetti da NSCLC che ha confrontato l’utilizzo di chemioterapici (cisplatino e vinorelbina) in combinazione o meno con artesunato. Si tratta, ça va sans dire, di un trial condotto da un gruppo di ricercatori cinesi, di indubbio interesse, ma che comunque non dimostra di fatto un’incidenza sulla durata della sopravvivenza dei pazienti. A questo trial si affiancano poi alcuni case report in cui derivati dell’artemisinina sono associati a differenti trattamenti chemioterapici in neoplasie di varia eziologia. In concreto, dunque, non si hanno ancora risultati cospicui e certi sull’impiego di tali molecole nell’uomo, né in termini di efficacia, né di sicurezza.
Parallelamente prosegue anche lo sviluppo di nuovi composti derivati dall”artemisinina, con proprietà farmacocinetiche potenziate. Esperti erboristi, ad esempio, a tal proposito esprimono l’opportunità di guardare all’attività del fitocomplesso dell’Artemisia annua nella sua integrità in quanto alcune delle altre molecole che lo compongono potrebbero presentare un’azione sinergica e modulatrice nei confronti del principio attivo isolato (artemisinina), rendendolo maggiormente biodisponibile, allungandone l’emivita e potenziandone l’azione. Anche in questa direzione, potrebbero essere interessanti ulteriori approfondimenti.
Conclusioni
Indubbiamente, una classe di farmaci antitumorali derivati dall’artemisinina potrebbe rappresentare un’opzione terapeutica a costi contenuti, e con un profilo di sicurezza potenzialmente molto elevato (scarsi effetti collaterali e farmacoresistenza pressoché nulla). Viene spontaneo chiedersi quanto questo possa essere sostenuto oppure osteggiato dagli interessi del mercato farmaceutico, tenendo conto anche del fatto che i farmaci di origine naturale non sono brevettabili.
I presupposti per un farmaco oncologico innovativo e di origine naturale sono, al dunque, positivi e aprono un percorso di ricerche di grande interesse. Quello che probabilmente si rende ancor più urgente, in questo come in altri casi, è un ulteriore passo nella direzione d’incontro tra evidence-based medicine e medicina complementare, che si compia probabilmente a fronte di meno pregiudizi, da un lato, e di maggior rigore scientifico, dall”altro.
Qualche notizia sulle tappe che hanno portato alla scoperta dell’artemisinina da parte di YouYou Tu:
Youyou Tu, il Nobel che ha sconfitto la malaria. Focus.
Nobel: Youyou Tu, sogno che ovunque si goda dei doni della medicina cinese. Panorama.
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