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Assegnato il premio Donabedian a Vikas Saini, presidente del Lown Institute
Avedis Donabedian era un medico attivista e rivoluzionario a cui è stata attribuita la creazione del concetto di qualità dei servizi sanitari. Il suo modello per misurare la qualità, il modello donabediano, ha plasmato il modo in cui la qualità dell’assistenza sanitaria viene intesa.
Nel ringraziare per il premio, Vikas Saini ha ribadito la sua visione del futuro della medicina basata sull’utilizzo delle nuove tecnologie per obiettivi socialmente responsabili, sempre mettendo in primo piano l’empatia e la relazione medico paziente. Una visione che, oltre a richiamare molto da vicino quella di Avedis Donabedian, a cui è intitolato il premio, fa pensare anche a Bernard Lown – a cui è intitolato l’istituto presieduto da Saini – a proposito del quale lo stesso Saini, ricordandone la natura risoluta, aveva dichiarato al BMJ: “È stato facile scambiarlo per un anziano che non vuole accettare di cambiare il proprio punto di vista. Ma quella testardaggine ha permesso a Lown di continuare a prendersi cura dei pazienti utilizzando interventi e tecnologie minimamente invasivi.”
La sfida delle nuove tecnologie, in particolare dell’intelligenza artificiale di cui tutti parlano come di una panacea pone, in realtà, problematiche enormi – spiega Saini. L’utilizzo di nuove e sempre più performanti tecnologie non dovrebbe mai essere messo al primo posto rispetto all’attenzione verso il paziente e verso la sua relazione con il medico. Occorre tenere presente che i modelli di intelligenza artificiale, necessariamente addestrati su set di dati retrospettivi, tenderanno sempre a riprodurre pregiudizi e a rafforzare paradigmi obsoleti. Inoltre, l’enorme capitale finanziario che verrà richiesto aumenterà gioco forza il rischio di monopoli. Infine, bisogna ricordarsi che le macchine non hanno valori etici e non si preoccupano delle persone.
È quindi assolutamente urgente che tutti noi ci impegniamo in un dibattito sul ruolo che l’IA deve avere nel rimodellare l’assistenza sanitaria. Perché se falliamo, potremmo diventare gli strumenti dei nostri strumenti e trasformare l’intelligenza artificiale nel nemico della libertà umana. Ma, al contrario, se riusciremo nel nostro intento, potremmo creare un mondo che ci permetta di tornare ai nostri ruoli di sciamani in un villaggio digitale, liberi di concentrarci sulle cose che contano di più: calore, empatia e umanità per superare l’angoscia del frangente clinico.
La visione di Vikas Saini richiama molto da vicino quella di Avedis Donabedian, con cui condivide gli elementi fondanti. A questo riguardo, chi desiderasse approfondire la conoscenza dell’opera di Donabedian, può leggere il volume Il Maestro e le margherite. La qualità dell’assistenza sanitaria secondo Avedis Donabedian, pubblicato da Il Pensiero Scientifico Editore.
Si tratta di un libro prezioso, una sorta di viaggio guidato attraverso l’ultima opera del Maestro, nella cornice delle qualità umane e professionali della sua straordinaria personalità. Per la prima volta vengono proposte ai lettori italiani la dimensione etica, l’impostazione semantica e logica, la struttura storica del pensiero di Donabedian attraverso la lettura e l’interpretazione delle sue poesie. Donabedian, infatti, oltre ad essere un grande medico, era anche un poeta e affermava “È la poesia che più di ogni altra cosa dice chi sono”.
Come si legge nel contributo di Mark Best e Duncan Neuhauser presente nel volume, “la forza intellettuale di Avedis Donabedian stava nella sua capacità di fondere creatività e ideazione, basate su evidenze e metodo scientifico, con l’abilità nel disseminare le sue idee attraverso gli scritti. (…) Donabedian ha riconosciuto l’unicità che caratterizza ciascun individuo. Uno dei modi in cui esprimeva questa unicità era lo scrivere poesie. Egli rappresenta un modello per quelli di noi che cercano la qualità nelle relazioni interpersonali e conoscono il valore della comunicazione.”
Erica Sorelli
Ufficio Stampa Il Pensiero Scientifico Editore