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Bilinguismo: una pillola magica contro la demenza?
Esiste un rimedio che ritarda l’esordio della demenza di 4-5 anni, che dà il doppio delle probabilità di avere un recupero cognitivo dopo un ictus e che rallenta il declino cognitivo legato all’invecchiamento.
Non dovete cercarlo però nei prontuari farmaceutici, perché ha a che fare, come in molte altre patologie, con gli stili di vita, e in particolare con l’esercizio cognitivo. E l’attività mentale legata ai maggiori benefici è la capacità di parlare più di una lingua. Ma non basta saper parlare una lingua diversa dalla lingua madre: proprio come per l’esercizio fisico, sembrerebbe che per trarne beneficio, è necessaria una pratica di almeno 5 ore alla settimana.
“Allora, proviamo a considerare il bilinguismo come se fosse una pillola”, immagina Thomas Bak (Centre for Cognitive Ageing and Cognitive Epidemiology, University of Edinburgh, UK) sul BMJ. “La prima domanda, innegabilmente, riguarda la sicurezza: ci sono effetti collaterali?”, si chiede Bak. In passato si pensava che il bilinguismo causasse schizofrenia, confusione, ma ormai queste sono convinzioni superate, anche se “chi parla due lingue ha bisogno di più tempo per trovare una parola (…) una netta, ma piccola, differenza che non influisce sulla vita di ogni giorno”.
C’è di più. A differenza di molte “pillole miracolose”, è un rimedio “economico, facilmente accessibile, è compatibile con molte altre attività e può essere associato all’ascolto di musica o alle interazioni sociali”.
Inoltre tutti questi effetti non riguardano solo le persone che hanno imparato fin da bambini una seconda lingua e la padroneggiano, infatti “un effetto positivo dell’apprendimento di una lingua, sulla capacità di spostare l’attenzione, è stato rilevato già dopo un corso di lingua intensivo di una settimana, con effetti che perduravano per 9 mesi o più a lungo”.
Come è possibile? “Una spiegazione potrebbe essere che, saltare continuamente da una lingua all’altra, con suoni, parole e concetti distinti, regole sociali e grammaticali diverse, offre un allenamento efficace per le cosiddette funzioni esecutive.” Questo potrebbe costruire una “riserva cognitiva” superiore, contrastando gli effetti delle malattie cerebrali.
Il sapore di questa “medicina”, conclude Bak, “può essere giudicato più o meno gradevole, ma dati i costi, i rischi e i potenziali benefici, sembra essere uno dei migliori affari sul mercato”.
Una “medicina” che, in regioni come l’Alto Adige, è decisamente a portata di mano.
Arabella Festa
Bak T. Language lessons to help protect against dementia. BMJ 2016;354:i5039