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Carlo Saitto incontra i bisogni di una comunità di periferia
Carlo Saitto (medico che ha ricoperto ruoli dirigenziali nella sanità pubblica) nel libro La sanità non è sempre salute che ha scritto insieme a Lionello Cosentino (già assessore alla sanità nella Regione Lazio e parlamentare), analizza le disuguaglianze nella mortalità tra i diversi municipi di Roma e, partendo dai dati, riflette su quanto le disuguaglianze sociali si ripercuotano sullo stato di salute dei cittadini e di come opportune scelte politiche e strategie sociali possano colmare distanze altrimenti difficili da superare.
L’analisi dei dati presentata dagli autori ci dice che, ad esempio, nei quartieri intorno a Tor Bella Monaca (Municipio VI) la probabilità di morire è superiore del 25% a quella dei quartieri intorno a Parioli (Municipio II) e che, se fosse possibile estendere il tasso di mortalità dei quartieri benestanti a tutta la città, ogni anno a Roma si avrebbero 4500 decessi in meno. I dati non possono non alimentare la nostra indignazione civile e, come scrive Walter Tocci nella presentazione al volume “questo è forse il dato più rappresentativo del libro che fornisce due misure: quella dell’ingiustizia di salute e quella dell’epidemia della povertà, concetti dirimenti sui quali vale forse la pena di riflettere.”
Per gestire la complessità che ha di fronte – sostengono gli autori -, il sistema sanitario dovrebbe possedere una maggior qualità e impegnarsi a ridurre le disuguaglianze attuando un importante percorso di cambiamento, finalizzato a rispondere in modo efficace ai bisogni reali dei cittadini indipendentemente dal reddito, dal livello culturale e dalla dislocazione geografica.
Portare questo libro nella Casa di comunità del Quarticciolo ha un molteplice obiettivo: da un lato, promuovere sul campo la consapevolezza necessaria per comprendere in modo più dettagliato quali siano i diritti a cui tutti possono e devono fare riferimento; dall’altro, focalizzare i punti deboli di un meccanismo che molto spesso si incaglia per motivi burocratici; infine, far emergere con chiarezza le zone d’ombra in cui l’iniquità del sistema produce, spesso suo malgrado, una sacca di invisibilità che deve invece essere intercettata e regolarizzata affinché la società in cui tutti viviamo possa continuare a definirsi civile.
Erica Sorelli
Ufficio Stampa Il Pensiero Scientifico Editore