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Cold case e errori diagnostici
Quali sono le più comuni diagnosi mancate? Quali le cause? Per scoprire gli errori diagnostici più frequenti nell’assistenza di base e comprenderne le cause, un gruppo di ricercatori statunitensi ha fatto come le squadre impegnate nel far luce sui delitti irrisolti: ha recuperato la documentazione disponibile, in questo caso le cartelle cliniche, e ha “riaperto le indagini”, alla caccia di eventi che suggerivano la presenza di errori.
I segnali per un approfondimento del caso erano: una ospedalizzazione non programmata entro 14 giorni da una visita ambulatoriale; una richiesta di pronto soccorso, o ripetute visite dal medico di base o altre consulenze urgenti.
Le cartelle cliniche analizzate provenivano da una popolazione di 100.000 persone, seguite da 69 medici di base, nell’arco di un anno (2006-2007); 190 gli errori diagnostici individuati.
Alcuni elementi di riflessione:
• la maggior parte degli errori riguardava una grande varietà di condizioni molto comuni,
• le diagnosi mancate più frequenti: polmoniti, insufficienza cardiaca, insufficienza renale acuta, cancro e infezioni delle vie urinarie,
• un terzo dei pazienti presentava dei sintomi che sembravano non essere correlati alla diagnosi corretta: sintomi che probabilmente hanno ingannato il medico,
• diffusa assenza di documentazione sulla diagnosi differenziale.
Ma come nasce l’errore? Ecco il dato più interessante: la maggior parte delle diagnosi sbagliate era riconducibile a precise fasi dell’incontro clinico. Problemi nell’anamnesi (56%), nell’esame obiettivo (47%) e/o nella prescrizione di test (57%), ovvero, come scrive Richard Lehman nella sua rassegna settimanale, la ricetta anti-errore è “ascolta bene, esamina con attenzione e prescrivi i test giusti”.
Una ulteriore riflessione viene da David Newman-Tocker e Martin Makary, della Johns Hopkins University, che commentando l’articolo pubblicato sul JAMA Internal Medicine sottolineano l’importanza di registrare sempre tutti i sintomi: “questa singola operazione, se eseguita costantemente, trasformerebbe radicalmente la nostra capacità di monitorare e ridurre gli errori diagnostici”, senza dimenticare che anche avere più tempo a disposizione per le visite aiuterebbe a evitare errori.
Fonti
Singh H, Giardina TD, Meyer AN, Forjuoh SN, Reis MD, Thomas EJ. Types and Origins of Diagnostic Errors in Primary Care Settings. JAMA Intern Med. 2013; 173: 418-25. doi:10.1001/jamainternmed.2013.2777.Newman-Toker DE, Makary MA. Measuring Diagnostic Errors in Primary Care: The First Step on a Path Forward (Comment on “Types and Origins of Diagnostic Errors in Primary Care Settings”). JAMA Intern Med 2013; 173: 425-6.