Mentre i magistrati stanno indagando sulla scelta della Regione Sardegna di tenere aperti i locali da ballo in estate e si cerca di capire se questa decisione abbia provocato l’aumento dei contagi – se ne parla oggi su La Repubblica – su Senti chi parla viene pubblicato un post in cui si prova ad immaginare come potrebbe essere costruita e organizzata una discoteca a prova di covid-19.
Ma andiamo con ordine. A meno di dodici ore dalla messa in onda di un servizio di Report, in cui vari consiglieri regionali di maggioranza e opposizione hanno spiegato come si è arrivati all’ordinanza del 12 agosto che “dettava le regole per i locali, dopo il pressing dei gestori, tra tutti quelli della Costa Smeralda che avevano di fatto programmato la stagione e temevano di perdere incassi”, la Procura della Repubblica di Cagliari sta indagando sull’ipotesi di epidemia colposa, la stessa su cui indaga la Procura di Tempio Pausania – in Gallura – che già a fine agosto aveva aperto un fascicolo dopo il moltiplicarsi di contagi in una Sardegna che a luglio registrava pochissimi casi.
La cosa in se non dovrebbe stupirci, perché come si legge su Senti chi parla, le discoteche sono location privilegiate per la trasmissione del virus Sars-CoV-2. Tuttavia, ci si chiede nel post di Fabio Ambrosino, “è giusto tenere chiusi questi locali – circa 3.000 su tutto il territorio nazionale per un totale di 100.000 lavoratori di cui 50.000 dipendenti diretti e 50.000 dell’indotto (DJ, PR, organizzatori, promoter, guardarobieri, buttafuori, ecc) – nonostante le ovvie ricadute di natura socioeconomica?” Per rispondere a queste domande, prosegue Ambrosino, “abbiamo provato a immaginare – con un bel po’ di fantasia, sia detto – come potrebbe essere costruita e organizzata una discoteca a prova di covid-19.” Se siete curiosi andate a leggere il post, intanto vi anticipiamo che la soluzione esiste e ha un nome: discolabirinto.
Erica Sorelli
Ufficio Stampa Il Pensiero Scientifico Editore