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Danielle Ofri: salute pubblica e coronavirus
Danielle Ofri la conosciamo bene: medico al Bellevue Hospital di New York e docente alla New York University school of medicine, alla clinica ed all’insegnamento affianca un’intensa attività di scrittrice, per la quale è molto conosciuta non solo negli Stati Uniti. Collabora con il New York Times ed è stata relatrice di diverse TED Talks. Di lei ha scritto Oliver Sacks: “La sensibilità di Danielle Ofri nei riguardi di ogni aspetto della vita dei suoi pazienti è straordinariamente commovente. Se solo qualche medico in più sapesse essere – e scrivere – come lei…”. Ha scritto un libro importante che abbiamo tradotto, Cosa dice il malato, cosa sente il medico, in cui presenta pazienti e medici alle prese con le loro convinzioni, paure, certezze, debolezze, con lo scopo di dimostrare l’importanza basilare di una buona comunicazione nel processo di cura e suggerisce ai colleghi atteggiamenti e accorgimenti che ciascuno di loro potrebbe mettere in pratica quotidianamente.
In questo articolo sul New York Times, Ofri descrive con seria e compunta leggerezza come le mascherine impediscano lo scambio di emozioni tra paziente e medico e quanto, di conseguenza, diventi importante che lo scambio verbale si faccia carico di tutto quell’aspetto emotivo che il bravo medico solitamente affida alla mimica facciale. Descrive i padiglioni ospedalieri, allestiti all’aperto per evitare che i respiri e i fiati si mescolino, dove si svolgono i tamponi e lo svolazzare elegante delle tende bianche che li incorniciano. Ci racconta della paura che serpeggia tra i suoi colleghi, delle mille domande senza risposta che ognuno di loro si fa tra sé e sé pensando ai propri genitori anziani, ai figli piccoli che si mettono ancora le mani in bocca, al negozietto sotto casa frequentato fino al giorno prima… Con la sua penna lucida e soavemente scarna, Ofri ci prende per mano e ci fa accompagna in una lunga carrellata di eventi catastrofici – dall’uragano Sandy del 2012 al blackout del 2003 dal primo dilagare dell’aids al terribile 11 settembre – che sfilano davanti ai nostri occhi mostrandoci costantemente la concretezza, la prontezza, l’elasticità, la disciplina con cui il personale sanitario ha sempre dato prova di sapersi muovere.
Venendo ai giorni nostri, Danielle Ofri, ci ricorda che il prossimo mese ricorre il 65esimo anniversario del successo dello studio sul vaccino contro la poliomielite di Jonas Salk- a cui nel 1961 fece seguito la scoperta del vaccino orale contro la poliomielite di Albert Sabin – notizia che fu accolta con un entusiasmo paragonabile a quello della fine della seconda guerra mondiale.
Perché Danielle Ofri ci racconta queste cose? Perché ci fa ripercorrere gli ultimi decenni di storia attraverso le emergenze sanitarie, le catastrofi, le grandi epidemie – polio, Ebola, hiv. e morbillo –, che si sono abbattute sul suo Paese, sempre sottolineando l’aspetto vincente dell’approccio medico-sanitario basato sul rigore scientifico? Perché “ the story of the coronavirus is still being written” e quello con cui non vorrebbe doversi mettere a combattere, all’indomani dell’emergenza Covid-19, è la diffidenza verso un eventuale e auspicabile vaccino contro il coronavirus.
La salute pubblica è frutto di uno sforzo continuo, che non bisogna mai smettere di compiere, conclude Ofri. Visione ristretta, ignoranza dei dati, processi decisionali basati su false credenze e memoria corta costituiscono gli elementi stessi del contagio. E contro di essi non c’è disinfettante che tenga.
Erica Sorelli
Ufficio Stampa de Il Pensiero Scientifico Editore
Molto interessante, mi e’ molto piaciuto. Dove trovo l’articolo completo?
Dovrebbe essere qui: https://tinyurl.com/tuyrk6d
Grazie per l’attenzione e buona lettura!