Più di 4 mila professionisti sanitari hanno sottoscritto un appello rivolto ai presidenti della Camera dei deputati e del Senato delle Repubblica per la legge sulle direttive di trattamento e sul consenso informato. Partendo dal presupposto che “non poter più curare la malattia non significa smettere di prendersi cura del malato e della sua famiglia”, i professionisti sanitari chiedono che il legislatore stabilisca con tempestività e chiarezza delle priorità “sia perché l’incidenza delle malattie croniche aumenta, generando un problema di sanità pubblica, sia perché patologia acute e invalidanti come i traumi, gli ictus o le emorragie cerebrali sono spesso causa di enormi sofferenze per i sopravvissuti e per le loro famiglie.”
È doveroso sottolineare, a questo proposito, che attualmente in Italia solamente il 37% dei malati colpiti da da patologie cronico-degenerative ha accesso alla rete delle cure palliative (legge 38/2010), tutti gli altri – e sono la maggioranza – sono letteralmente abbandonati. Occorre pertanto evitare che il concetto di “eutanasia” e quello di “cure della fine della vita” vengano accorpati, perché così facendo si favorirebbe il reiterarsi di un vuoto legislativo oramai intollerabile.
Con questo obiettivo, i firmatari dell’appello auspicano l’immediata approvazione del progetto di legge della XII Commissione Affari Sociali, intitolato “Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari”.
Leggi il testo dell’appello (PDF: 50 Kb).
Erica Sorelli
Ufficio stampa del Pensiero Scientifico Editore
Ho firmato la petizione perché aderisco interamente alle motivazioni . Non sono d’accordo però con la conclusione che chiede l’approvazione del testo così com’è cioè nella versione pubblicata il 3 Marzo 2017 e portata alla discussione della Camera, peggiorata notevolmente rispetto al testo-base di Dicembre. La discussione è in atto e sono possibili revisioni in sede di discussione degli emendamenti . In questa fase vanno sostenuti gli emendamenti che migliorano il testo e la mia adesione mi dà l’occasione di invitare tutti i firmatari a muoversi in questo senso.
Paolo Zatti, Professore Emerito di Diritto privato – Univ. Padova