Il medico va al congresso con il suo poster sotto il braccio. L’idea è quella di dare visibilità al proprio lavoro e raccogliere impressioni. Da molti snobbata, la sessione poster – che ospita centinaia e centinaia di contributi (difficile quantificare) – si può rivelare una fonte di informazioni e un luogo di scambio tra scuole diverse.
Cosa rappresenta un poster congressuale? È un genere linguistico per i giovani accademici che si avvicinano per la prima volta ai congressi? Serve per anticipare dei risultati in attesa di pubblicazione o proseguire nella ricerca quando questa sembra essersi fermata ad un punto morto? Oppure? Cosa e come si comunica attraverso il poster?
Se lo chiede (o meglio, te lo chiede!) Stefania Maci, del Centro di Ricerca sui Linguaggi Specialistici (CERLIS), ricercatrice all’Università di Bergamo e PhD student presso la Lancaster University, che sta sviluppando un progetto di ricerca su come scrivono e comunicano i medici. Dopo avere preso in esame il linguaggio medico-accademico di articoli scientifici e research letter delle riviste biomediche internazionali (Circulation, il past Italian Heart Journal, Jama e Lancet), è passata alla “lettura” dei poster congressuali. Ne ha analizzato la struttura e la semantica. “Dall’analisi quantitativa di parole chiave mediche ma con significato generale ho notato come ci sia una maggiore attenzione agli aspetti sociali che possono avere, in qualche modo, un ruolo rilevante e nella malattia e nella cura della malattia”, spiega la Maci. “Ora vorrei capire un po’ di più dei poster”. E per capirlo ha elaborato un questionario online indirizzato agli addetti ai lavori.
Dai il tuo contributo rispondendo alle domande. Grazie in anticipo per la partecipazione.