Cosa fare in assenza di evidenze di livello I e II? Vanno cercate evidenze di livello III, IV o V.
Una situazione che conoscono bene pediatre e pediatri, che spesso cercano invano studi condotti su pazienti in età pediatrica. E se mancano anche studi caso-controllo e casi aneddotici cui fare riferimento (evidenze di livello III e IV)? E colleghe e colleghi non ne sanno di più (evidenze di livello V)?
Non arrendersi e cercare comunque il modo di prendere una decisione sulla base dei migliori dati disponibili: è esattamente quello che ha fatto un team del dipartimento di pediatria della Stanford Unversity of Medicine alle prese con una paziente di 13 anni con lupus eritematoso, proteinuria in range nefrosico, pancreatite e anticorpi antifosfolipidi.
Il quesito clinico era chiaro: dato il rischio di trombosi, applicare o no la terapia anticoagulante?
La risposta è arrivata da una ricerca condotta sulle cartelle cliniche elettroniche caricate nel database di STRIDE (Stanford Translational Research Integrated Database Environment): sono stati individuati 98 pazienti in età pediatrica con LES ricoverati nello stesso reparto tra il 2004 e il 2009. “Sulla base dell’analisi informatica dei dati condotta in tempo reale, entro 24 ore dal ricovero abbiamo preso la decisione di somministrare anticoagulanti”, spiegano nel resoconto scritto per il NEJM.
I dati provenienti da ogni singolo paziente, da ogni singola visita, potranno in futuro contribuire al sapere medico collettivo: l’articolo dimostra, infatti, come un uso sofisticato delle cartelle cliniche elettroniche possa rappresentare una straordinaria risorsa.
Fonte
Frankovich J, Longhurstand CA, Sutherland SM. Evidence-Based Medicine in the EMR era. NEJM, November 2, 2011 (10.1056/NEJMp1108726).