In primo piano

Errori diagnostici sotto esame

All’origine di molti eventi avversi prevenibili ci sono errori di diagnosi: un tema al quale anche l’EbM dovrebbe dedicare maggiore attenzione.

Lo sostengono Luigi Pagliaro (professore emerito di Medicina, Palermo) e Agostino Colli (AO Lecco) su Recenti Progressi in Medicina: “la povertà degli spazi concessa alla diagnosi dall’EbM contrasta con l’osservazione che le domande dei medici per problemi di diagnosi non sono affatto infrequenti” (…) “la diagnosi nasce dall’esigenza di acquisire da un paziente un’informazione che consenta di predire che cosa potrà accadergli (la prognosi) e di decidere una cura appropriata (la terapia). Molta parte della expertise consiste nella capacità di raccogliere questa informazione, e l’omissione di questo passaggio a favore della ricerca sistematica delle evidenze dalla letteratura come inizio e base del processo diagnostico è un errore altrettanto sistematico.”

La percentuale di errori diagnostici, secondo diversi studi, è compresa tra il 5 e il 15 per cento: lo conferma anche un articolo pubblicato sull’International Journal for Quality in Health Care da un gruppo di lavoro londinese (Warrick et al., 2014). Lo studio ha cercato di stabilire l’incidenza e la causa di errori diagnostici in pazienti di età pediatrica che avevano richiesto assistenza a un ospedele londinese: l’indagine è stata condotta confrontando le diagnosi iniziali e alle dimissioni; in caso di discrepanza, sono stati intervistati i medici coinvolti nelle diagnosi sbagliate o ritardate. Su 378 casi sono stati individuati 19 pazienti con errata diagnosi (5%), e di questi 17 erano stati dimessi e poi ricoverati di nuovo (di questi, 5 erano tornati in quanto era stato previsto un controllo).

Ecco alune informazioni emerse dalle interviste e dall’analisi dei casi:

• la causa principale di errore identificata è stata la prematura chiusura del caso;
• anche se disponibile, è stato raramente chiesto il parere di una collega o di un collega più esperto;
• solo due delle persone intervistate hanno riferito di aver consultato internet o linee guida a sostegno del processo diagnostico.

La rivista britannica Bmj Quality and Safety ha dedicato nel 2013 un fascicolo speciale all’errore diagnostico. Due degli articoli della raccolta sono dedicati ai “bias cognitivi”, dal momento che si è visto che la maggior parte degli errori più che a mancanza di conoscenze è dovuta a ragionamenti clinici scorretti: Croskerry et al. hanno corredato uno dei due contributi, Cognitive debiasing 2: impediments to and strategies for change, con una scheda che illustra i principali ostacoli e che indica le strategie per superarli per formulare infine la diagnosi.

Senza dimenticare, tuttavia, che spesso è difficile conciliare, con la mancanza di tempo, l’ascolto attento del paziente, l’acquisizione di informazioni più approfondite, la richiesta di consigli a colleghi, la ricerca di risorse in rete.

arabella festa

Fonti
Pagliaro L, Colli A: Evidence-based medicine: nuovo paradigma della medicina e marchio di garanzia nel supermercato della letteratura medica. Recenti Prog Med 2014; 105: 370-3.
Warrick C, Patel P, Hyer W, Neale G, Sevdalis N, Inwald D. Diagnostic error in children presenting with acute medical illness to a community hospital. Int J Qual Health Care 2014; 26: 538-46.
Croskerry P, Singhal G, Mamede S. Cognitive debiasing 1: origins of bias and theory of debiasing. BMJ Qual Saf 2013;22:ii58-ii64
Croskerry P, Singhal G, Mamede S. Cognitive debiasing 2: impediments to and strategies for change. BMJ Qual Saf 2013; 22 Suppl 2: ii65-ii72.

Per approfondire
La sezione “Facts” del sito della Society to Improve Diagnosis in Medicine e la sezione Educational Resources, con un’ampia bibliografia raggruppata per argomenti e una newsletter.
Sul sito della Agency for Healthcare Research and Quality si possono esplorare raccolte di articoli sui diversi tipi di errori e sulla Clinical Misdiagnosis.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *