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Esce su GImPIOS il Documento sulle infezioni da Clostridioides difficile

GImPIOS, il Giornale Italiano Multidisciplinare per la Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie, edito da Il Pensiero Scientifico Editore, pubblica il Documento di Indirizzo Prevenzione e controllo delle infezioni da Clostridioides difficile, che è stato condiviso con gli organi collegiali della SImPIOS di cui è organo ufficiale.

Obiettivo del documento
Questo documento, revisione del precedente del 2011, intende proporre, in modo sintetico, informazioni sulle infezioni da Clostridioides difficile e indicazioni sugli interventi che, allo stato attuale delle conoscenze, sono ritenuti di dimostrata efficacia nella prevenzione, controllo e trattamento dell’infezione. Obiettivo principale del documento è rendere disponibile per gli operatori sanitari/assistenziali uno strumento di lavoro adeguato alle esigenze/caratteristiche del contesto italiano, che possa essere di utile riferimento per definire, nelle diverse situazioni, quali sono le attività di prevenzione e controllo da implementare, le relative priorità di intervento e i metodi per monitorare l’impatto degli interventi effettuati.

Nell’approccio alla problematica è anche opportuno aver presente che:

  • nell’ambito del clinical risk management il controllo delle infezioni è considerato attività indispensabile a garantire la sicurezza del paziente;
  • tutto il personale di assistenza, ciascuno secondo le proprie attribuzioni, è direttamente responsabile della corretta applicazione delle attività di prevenzione e controllo.

 

Strutturazione del documento
Il documento presenta un allegato, denominato Allegato A, che propone la tabella sinottica delle linee guida consultate  e precisa la qualità delle evidenze e la forza della raccomandazione per le misure di controllo messe a punto da:

  • European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (ESCMID);
  • Infectious Diseases Society of America (IDSA) and Society for Healthcare Epidemiology of America (SHEA);
  • European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC);
  • The American Society of Colon and Rectal Surgeons (ASCRS).

SImPIOS condivide queste indicazioni. I capitoli in cui si articolano il documento e gli allegati, elaborati da SImPIOS sulla base di varie fonti, introducono ad una lettura del problema, commentano e discutono le raccomandazioni e propongono metodologie applicative

 

Cenni storici
Clostridioides difficile (CD) è il nuovo nome assegnato al Clostridium difficile nel 2016. La storia del Clostridium difficile inizia quando nel 1935 Ivan C. Hall e Elizabeth O’Toole isolarono in materiale fecale di neonati un batterio che venne denominato inizialmente Bacillus difficilis, per la difficoltà incontrata nel suo isolamento e per la sua estrema lentezza di crescita in coltura. Successivamente il microrganismo fu assegnato al genere Clostridium per le Caratteristiche fenotipiche che lo rendevano simile agli altri membri della famiglia: anaerobio, Gram-positivo, sporigeno. Divenne quindi a tutti gli effetti Clostridium difficile.

Con l’avvento delle metodiche molecolari, cominciarono ad essere studiate le diversità filogenetiche del genere Clostridium, apportando sempre nuove conoscenze su particolari sequenze geniche importanti per la classificazione del genere.  Delle 238 specie e sottospecie appartenenti al genere, solo meno di 80 potevano essere considerate Clostridium in senso stretto. Tra gli esclusi il Clostridium difficile, compreso nel cluster XI.

Una ulteriore complicazione si presentò quando, sempre sulla base di studi molecolari, venne proposto che i microrganismi appartenenti al cluster XI dovessero essere inclusi in una nuova famiglia denominata Peptostreptococcaceae. Passare dal Clostridium difficile al Peptoclostridium difficile si rivelò impossibile. I termini Clostridium difficile, C. diff. E tutti gli acronimi ad essi collegati avrebbero dovuto essere modificati, creando confusione con altri simili. Adottare un nome decisamente diverso avrebbe comportato danni economici rilevantissimi per la necessità di aggiornare materiali, imballaggi, marchi di prodotti, nomi registrati, tecnologie informatiche, ecc.

Nel 2016 la definitiva riclassificazione del Clostridium difficile fu possibile grazie alla controproposta di Lawson, et al. Di scegliere piuttosto un nuovo nome che iniziasse con la C, anzi meglio con “Clost” in modo da poter continuare ad utilizzare le abbreviazioni C. difficile, C. diff. E tutti gli acronimi collegati. La loro proposta di denominare il nuovo genere “Clostridioides” sembrò subito la più plausibile, tanto più che il suffisso -oides, derivante dal greco eidos che significa forma, aspetto, richiamava la somiglianza del nuovo genere con il Clostridium.

CD è un bacillo Gram-positivo, anaerobio, sporigeno, largamente diffuso nell’ambiente e presente nel tratto intestinale degli animali e dell’uomo. Anche se letale in un certo numero di specie a causa della produzione di una esotossina, era solo occasionalmente isolato nell’uomo, in cui il suo ruolo di patogeno era considerato irrilevante. Negli ultimi tre decenni l’incidenza di infezioni da Clostridioides difficile è aumentata in tutto il mondo ed è diventata la più comune causa di infezione nosocomiale.

 

Erica Sorelli
Ufficio Stampa Il Pensiero Scientifico Editore

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