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Essere pronti per il futuro senza sapere come sarà
L’epidemia covid-19 ci offre una preziosa lezione per il futuro della sicurezza delle cure. Si tratta della possibilità di costruire una “cultura positiva del rischio” che, come argomenta Ottavio Nicastro su Recenti Progressi in Medicina, ci renderà capaci di affrontare i pericoli futuri anche se ancora non ne conosciamo le caratteristiche.
La locuzione “gestione del rischio” tende ad evocare un alone di allarme, un senso di urgenza derivante da un pericolo incipiente nei confronti del quale nessuno può mai dirsi veramente preparato. Viceversa, come argomenta Ottavio Nicastro sull’ultimo numero di Recenti Progressi in Medicina, periodico storico del Pensiero Scientifico Editore, l’epidemia covid-19 ha dato maggiore consapevolezza sull’importanza della sicurezza e sul tema della gestione del rischio come dimensione sociale e globale. Da qui dovrebbe partire lo sforzo per lo sviluppo e l’affermazione di una cultura positiva del rischio nelle organizzazioni sanitarie intesa come propensione alla “preparedness” e all’anticipazione della crisi.
Partendo dalla definizione del sociologo tedesco Ulrich che descriveva la nostra come la “società del rischio”, Nicastro ribadisce, in accordo con lui, che “il rischio è al centro della vita di ognuno di noi e al centro del dibattito pubblico, perché oramai lo percepiamo ovunque”. Come se non bastasse, negli ultimi mesi la consapevolezza che il rischio è il contesto nel quale viviamo e agiamo sia come singoli sia come collettività è molto aumentata.
Da questa consapevolezza, secondo Nicastro, deve prendere slancio lo sviluppo e la conseguente affermazione di una cultura positiva del rischio, sia all’interno della società nel suo complesso, sia in modo specifico nelle organizzazioni sanitarie. Ma cosa si intende esattamente per “cultura positiva del rischio”? Ce lo spiega Nicastro: “Cultura positiva del rischio vuol dire comprendere che la gestione del rischio non è solo la maniera migliore per gestire una crisi, ma la propensione ad anticiparla. Il concetto di rischio è stato sempre legato a quello di anticipazione; considerare nel presente i potenziali accadimenti futuri, per evitare che questi si verifichino o, se l’evento è già accaduto in passato, che questo torni a manifestarsi. E non si tratterebbe di un’anticipazione che viene effettuata solo in modo sporadico e puntiforme, ma di una costante azione collettiva. Si possono anticipare i pericoli solo se la gestione del rischio viene posta in maniera chiara, decisa e coerente al centro dell’attenzione individuale e delle organizzazioni.”
Un altro aspetto fondamentale, nella costruzione della cultura positiva del rischio, è quello della memoria, intesa come riferimento e come valore. A questo riguardo, vi sono evidenze sempre più forti sul fatto che le organizzazioni più sicure sono quelle che hanno memoria degli eventi accaduti in passato. Pertanto, “i professionisti e le organizzazioni sanitarie nei prossimi anni avranno il dovere di organizzare la memoria, non disperderla e alimentarla.”
Nell’avvicinarsi alle conclusioni, Nicastro afferma che “l’epidemia covid-19 ha dato maggiore consapevolezza rispetto all’importanza della sicurezza e nello stesso tempo reso chiara la necessità di un cambio di paradigma nell’approccio alla gestione del rischio nelle organizzazioni sanitarie.” Tale cambio di paradigma dovrà avvenire lungo due direttrici che si muoveranno in parallelo: garantire un sistema di misurazione e monitoraggio costante dei rischi, che consenta un costante risk assessment, a cui deve corrispondere una rapida risposta organizzativa; promuovere fin d’ora una cultura positiva del rischio sanitario, intesa come propensione alla “preparedness” e all’anticipazione della crisi.
Quello che Nicastro auspica – e noi con lui – è che sia possibile “costruire organizzazioni che, attraverso un approccio sistematicamente proattivo, sappiano immaginare e realizzare sistemi efficaci per gestire l’inaspettato, in modo da essere pronte per il futuro, senza sapere come esso sarà.”
Erica Sorelli
Ufficio Stampa Il Pensiero Scientifico Editore