Creatività, individualismo, approccio anti-establishment: tre caratteristiche che la musica punk ha sempre esaltato, ma che sono comuni anche a una categoria professionale apparentemente assai lontana da ragazzi con i capelli a cresta e giubbotti con le borchie: i ricercatori scientifici. O almeno così sostiene un divertente articolo pubblicato dalla rivista The Scientist.
Spiega Bill Cuevas, biochimico presso l’azienda biotech Genencor e conduttore radio per hobby alla stazione radio della Stanford University, KZSU: “L’ethos punk è caratterizzato da un’appassionata aderenza alla libertà d’espressione e da un’atavica e radicale diffidenza verso le opinioni dominanti. Anche la ricerca scientifica se ci pensiamo però è mossa dallo stesso approccio, da una curiosità insaziabile che va a minare le certezze più diffuse”.
Il punk è un movimento culturale e musicale che ha vissuto il suo momento di massima gloria a cavallo degli anni ’70 e ’90, ma che ha comunque influenzato profondamente numerosi ambiti della cultura occidentale, per esempio la moda. “La cosa più importante del punk era la libertà di esprimere quello che avevi l’urgenza di esprimere”, spiega Milo Aukerman, ricercatore alla DuPont ma soprattutto cantante della leggendaria band punk The Descendents.
Sarà un caso che così tanti punk svolgono la professione di ricercatori medico-scientifici? Il batterista dei Dillinger Four Lane Pederson, Gregg Gillis (Girl Talk), Greg Graffin dei Bad Religion sono solo i primi nomi che vengono in mente.
“E sono tanti gli scienziati che conoscendola abbraccerebbero l’ideologia punk”, giura Cuevas.
Fonte: McCook A. Researchers are punks. The Scientist 10/02/2011