Da qualche giorno si parla molto del rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha stabilito che le radiazioni elettromagnetiche generate dai telefoni cellulari possono essere cancerogene. Secondo un gruppo di lavoro internazionale composto da trentuno specialisti che hanno analizzato centinaia di studi, è ormai certa – sia pure sulla base di prove “limitate” – l’associazione tra l’uso del telefono wireless ed il glioma. Secondo l’OMS, occorre tener conto però di errori, casualità e interferenze, per cui alla radiazione elettromagnetica è stata data la classificazione 2B, come potenzialmente cancerogena.
Che dire? O meglio che fare? Al Congresso dell’ASCO, che si è tenuto a Chicago la scorsa settimane, i nostri inviati hanno raccolto i pareri di diversi oncologi italiani presenti al congressi tra cui quello di Riccardo Soffietti della Rete di Neuro-oncologia di Piemonte e Valle d’Aosta. Come medico continuo a usare il cellulare come prima, anzi più di prima così divento un modello sperimentale. Come tecnico direiche è un bello studio controllo. Probabilmente c’è un minimo rischio, al momento attuale non sembra altissimo; è chiaro che bisogna disegnare studi ad hoc per vedere qual è la potenza.” (vedi l’intervista video).
A detta di tutti qui a Chicago, occorre subito approfondire l’argomento con nuove ricerche, ma nel frattempo – consiglia Christopher Wild, direttore della IARC – sarebbe opportuno adottare contromisure pragmatiche che riducano comunque l’esposizione, come l’auricolare o l’utilizzo di messaggi.