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Il design delle città cambia la salute?
Nel settimo Congresso mondiale Design & Health, tenutosi a Boston nel luglio di quest’anno, uno dei temi dominanti è stato l’Healthy City Design. Di cosa si tratta e come può cambiare la salute del genere umano ce lo spiega un post pubblicato dal blog di Politica sanitaria Salute Internazionale.
La popolazione mondiale si sta trasferendo dalle zone rurali alle città, dando luogo alle grandi metropoli; tale fenomeno, iniziato nei secoli scorsi nei paesi più industrializzati (Inghilterra) si sta diffondendo in tutte le aree del pianeta, con il trend dal 1950 e la proiezione della percentuale di popolazione urbanizzata al 2050. Sulle trenta principali nazioni del mondo, in termini di popolazione, nel 1950 solo sei (Inghilterra, Germania, Francia, Stati Uniti, Italia e Spagna) avevano una predominanza di popolazione urbana rispetto a quella rurale. Nel 2009 tale predominanza riguardava sedici paesi; per il 2050 si stima che un solo paese (Etiopia) presenti una maggioranza di popolazione abitante nelle aree rurali. Appare pertanto evidente che la salute della popolazione e, in altri termini, la salute del pianeta, saranno fortemente influenzate dalle caratteristiche urbanistiche e dalle condizioni di vita delle città. Il fenomeno dell’urbanizzazione, seppure non recente, ha assunto solo ultimamente una dimensione planetaria; le megalopoli, città oltre i 10 milioni di abitanti, nel 1950 erano due; attualmente sono diciannove e nel 2025 si prevede che saranno ventisette.
Anche i rischi ambientali nelle città hanno un profilo differente, la cui evoluzione ed effetto sulla salute è sintetizzato da questa tabella, che riassume le fasi della urbanizzazione, indicando, nella quarta fase, la prospettiva a cui si dovrebbe tendere:
– Povertà > Contaminazione delle acque, scarsa igiene, abitazioni malsane > Malattie infettive, malnutrizione, incidenti
Industrializzazione > Inquinamento dell’aria e del terreno da rifiuti e residui chimici > Malattie respiratorie croniche, malattie cardiache, incidenti
– Consumismo > Alti consumi di acqua, energia e altre risorse > Obesità, diabete, cardiopatie, cancro, incidenti, depressione
– Eco city salubre > Condizioni di vita in equilibrio con la natura > Massimo potenziale di salute
Le diverse fasi si sovrappongono in parte e, specie nelle grandi metropoli, convivono in prossimità insediamenti propri delle prime due fasi con quelli della terza. Tuttavia anche nei paesi a basso reddito si assiste, in situazioni normative e culturali più arretrate, all’assunzione di modelli di vita e di consumo propri dei paesi sviluppati e, conseguentemente, a un rilevante incremento della prevalenza di obesità, diabete, cancro, malattie cardiovascolari.
La prevalenza di sovrappeso è in continuo aumento e non riguarda quindi solo i paesi più ricchi, come gli Stati Uniti e l’Inghilterra, dove si stima che nel 2030 vi sia un incremento di 65 milioni di americani e 11 milioni di inglesi in sovrappeso, con conseguentemente aumento di diabete, cancro e infarti. Tale “epidemia” si sta infatti estendendo ai paesi in cui il reddito è in aumento, investendo progressivamente le classi medio-basse. Nei paesi a basso reddito l’obesità è invece particolarmente diffusa nelle classi più benestanti. Anche la prevalenza del diabete a livello mondiale è stata, nell’ultimo trentennio, in continuo incremento, passando da 153 milioni nel 1980 a 347 milioni nel 2008. Le previsioni di incremento per il 2030 evidenziano che l’incremento maggiore si avrà proprio in aree meno sviluppate, nelle quali la disponibilità di assistenza e farmaci è carente.
Spiega Marco Geddes, direttore sanitario del Presidio ospedaliero Firenze centro, Azienda Sanitaria di Firenze: “Sono queste, urbanizzazione e incremento delle patologie croniche, le problematiche che hanno suggerito a medici, architetti e urbanisti di focalizzare la propria attenzione sul concetto di orientamento salutogenico degli ambienti urbani, sia abitativi che infrastrutturali; attraverso interventi regolativi e strutturali nell’ambito del contesto urbano si intende non solo ridurre o eliminare fattori di rischio e tutelare la salute, ma anche promuovere ed incentivare stili di vita sani. Si tratta di un problema urbanistico generale, che concerne la distribuzione delle funzioni nelle diverse aree cittadine; la loro integrazione, finalizzata a favorire spostamenti limitati, percorribili usando il mezzo pubblico o, preferibilmente, la bicicletta e a piedi, anche attraverso la realizzazione di aree e percorsi naturalistici. Un problema pertanto da affrontare con un “disegno urbano”, un “progetto del suolo”, che, attraverso regole, criteri, scelte non occasionali, sappia dare una cittadinanza e un significato alle nuove aree urbane, attraverso progetti regolatori che si ispirino a un criterio di interconnessione. Esistono due tipi di approccio urbanistico: la Disconncted, in cui le aree residenziali, commerciali e gli uffici delle istituzioni sono lontane e nettamente separate richiedendo l’uso dei mezzi di trasporto (il più delle volte privati). O l’approccio Connected, che realizza molte interconnessioni stradali fra le zone residenziali e quelle commerciali, facilitando così percorsi pedonali diretti fra le varie destinazioni”.
I principi urbanistici e architettonici che promuovono un disegno urbano interconnesso, si ispirano all’ampia letteratura che evidenzia la relazione fra obesità e tempo trascorso in autovettura, la rilevanza dell’attività fisica per la salute, la efficacia, in termini di salute e riduzione dell’inquinamento, di iniziative che coniugano la disponibilità diffusa di mezzi di trasporto ecologici (biciclette) e percorsi a ciò destinati. In realtà molte delle soluzioni attuate nella urbanizzazione degli ultimi decenni si sono invece ispirate ad un utilizzo indiscriminato del trasporto individuale, senza tener conto di costi, inquinamento ambientale ed impatto sulla salute. Un disegno urbano che impedisce di fatto la possibilità di una attività fisica regolare, di spostamenti a piedi o in bicicletta, a dimostrazione di quanto le scelte non siano su base individuale e volontaria, ma orientate e strettamente condizionate da quello che può definirsi un obesogenic environment.
Oltre a una pianificazione di nuove aree e new town, vi sono importanti esperienze di recupero di porzioni di città e di infrastrutture dismesse che possono essere prese quale esempio per una integrazione fra pianificazione urbana, promozione della salute e rispetto dell’ambiente. Un “approccio salutogenico” al fenomeno della urbanizzazione e delle patologie croniche, attraverso la Healthy City Design si differenzia pertanto dai generici piani integrati di salute. Si tratta di un indirizzo urbanistico e progettuale, che coinvolge architetti, medici, cittadini e, conseguentemente, i decisori e investitori pubblici e privati. Le fondamentali scelte infrastrutturali e urbanistiche nelle attuali aree urbane e in relazione al loro futuro sviluppo vengono pertanto valutate e selezionate in base al loro impatto sulla salute e sull’ambiente.
Fonte
Geddes M. Healty City Design – Urbanistica e salute. Salute Internazionale 15/09/2011