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Il dolore al femminile
Si è concluso a Bolzano il 10 ottobre il 2° Simposio altoatesino di medicina di genere “Le donne sentono il dolore in modo diverso?”.
Una iniziativa fortemente voluta dalle rappresentanti delle Istituzioni coinvolte, a cominciare dall’Assessora alla Sanità, Sport, Politiche sociali e lavoro, Martha Stocker, che ha portato i suoi saluti, insieme alla Presidente della Commissione provinciale per le pari opportunità, Ulrike Oberhammer, a Veronika Rabensteiner, direttrice dell’Ufficio formazione del personale sanitario e Evi Schenk, referente per la medicina di genere.
Abbiamo chiesto alla responsabile scientifica del simposio, Rosmarie Oberhammer (specialista in anestesia, Comprensorio sanitario di Brunico), di riassumerci quanto è emerso dalle relazioni: come ormai si dovrebbe sapere, ci ha detto, “la donna non è semplicemente un piccolo uomo che pesa 10 kg in meno rispetto al paziente maschio, ma ha delle particolarità importanti che dobbiamo guardare sia nella diagnosi, sia nella terapia. Non abbiamo differenze solo nella prevalenza di tante patologie associate al dolore, come la fibromialgia, l’artrite reumatoide, l’emicrania, che sono molto più frequenti nella donna, ma abbiamo anche aspetti clinici che variano tra pazienti maschi e pazienti femmine.” Le donne, oltre a essere maggiormente soggette a patologie dolorose, “hanno una tolleranza al dolore inferiore rispetto ai pazienti uomini in risposta a stimoli dolorosi sia singoli sia ripetuti e cronici.” La risposta al dolore inoltre varia, nel corso della vita, a seconda che la donna sia o meno nella fase riproduttiva e, nella fase riproduttiva, a seconda della fase del ciclo ormonale.
Nel corso della giornata esperte ed esperti hanno affrontato la tematica del dolore da diverse prospettive: dopo una introduzione alla medicina di genere a cura di Andrea Peracino (Fondazione Italiana per il Cuore e Fondazione “Giovanni Lorenzini”), Martin Kurz (medico specialista in anestesia, in terapia specifica del dolore, Clinica di Christian Doppler, Salisburgo) ha illustrato le diversità di genere nella percezione del dolore, soffermandosi sull’azione proinfiammatoria degli estrogeni e sul circolo vizioso depressione-dolore, con una condizione che alimenta e peggiora i sintomi dell’altra. Janina Dieber (Direttrice ambulatorio di terapia del dolore presso l’Ospedale pubblico di Hartberg, Austria) nel suo intervento sul trattamento farmacologico del dolore ha sottolineato che le reazioni avverse ai farmaci sono nelle donne più frequenti e che nella ricerca va recuperato un grande ritardo, dal momento che per molto tempo non sono stati condotti studi su donne in età fertile. Infine Matteo Zanella (specialista in anestesia e rianimazione, antalgologo, “Medicina del Dolore”, Rovigo) è intervenuto sulle terapie non farmacologiche del dolore che utilizzano tecniche interventistiche, dirette alla lesione che ha provocato il dolore, e complementari, come quelle cognitivo-comportamentali, che rafforzano la possibilità di gestire il dolore, e infine sulle tecniche di rieducazione e riabilitazione attraverso la fisioterapia della componente muscolare e articolare.
Riassumendo:
• le patologie dolorose colpiscono più frequentemente le donne rispetto agli uomini
• le donne sono più sensibili al dolore
• i farmaci hanno effetti diversi su uomini e donne
• le donne subiscono più effetti collaterali avversi legati all’assunzione di farmaci rispetto agli uomini
• i farmaci hanno effetti diversi sulle donne a seconda dell’età e del ciclo ormonale
Sono dunque molteplici i motivi per adottare un’ottica di genere relativamente alla diagnosi e alla gestione del dolore, e iniziative di sensibilizzazione come quella altoatesina, rivolte sia alle professionisti, sia alla popolazione, sono utili per suscitare interesse e condividere informazioni su un argomento che merita più attenzione.
Per approfondire
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Aloisi AM. Donne e dolore: un binomio da cancellare. In Genere, 13/12/2012.