Dopo la scelta del Governo portoghese che ha deciso di introdurre un limite massimo di 14 grammi di sale per kg nel pane (l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato un tetto di 5,8 grammi, ma il pane lusitano contiene dai 18 ai 21 grammi di sale per kg, e non ce n’è in commercio che contenga meno di 15 grammi di sale per kg) introducendo multe da 5000 euro per i fornai trasgressori, anche l’Health Department dello Stato di New York dichiara guerra al cloruro di sodio con la National Salt Reduction Initiative (NSRI).
Approssimativamente 16,7 milioni di individui al mondo muoiono ogni anno di patologie cardiovascolari. Quasi 8 milioni di questi decessi sono attribuiti all’ipertensione, che colpisce il 26 per cento della popolazione mondiale. La crescente incidenza dell’ipertensione è direttamente correlata al consumo di sodio. La maggior parte della popolazione mondiale consuma in media da 2300 a 4600 mg di sodio al giorno. Siamo ben lontani dai valori corretti definiti dall’American Public Health Association: 1500 mg al giorno dai 9 ai 50 anni di età, 1300 mg dai 51 ai 70 anni e 1200 dopo i 71 anni.
Uno studio epidemiologico sul consumo di sale nei maggiori Paesi europei e negli Stati Uniti (studio INTERSALT) dimostra che l’Italia è, insieme a Portogallo e Spagna, il Paese che ne fa l’uso maggiore:10-11 grammi in media al giorno. Ora la NSRI chiede con forza alle catene di ristorazione e alle industrie alimentari di tagliare l’utilizzo di sale nei loro prodotti: obiettivo, far diminuire del 25% l’intake nei cibi processati. Ma arriva una voce fuori dal coro, quella di Michael Alderman, esperto di ipertensione dell’Albert Einstein College of Medicine di New York: “Ridurre la pressione media e l’intake di sale potrebbe far aumentare sensibilmente il fenomeno dell’insulinoresistenza e di conseguenza i casi di diabete 2”.
Fonte
Callaway E. US war on salt begins. New Scientist 12/01/2010.