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La pandemia è finita? Restano infodemia e disinformazione

Termina la pandemia, ma non scompariranno infodemia e disinformazione. L’eccesso di informazioni, spesso inesatte o distorte, adesso sta inquinando il racconto della guerra e in futuro potrebbe compromettere le crisi sanitarie legate al cambiamento climatico. Siamo alle battute finali di una pandemia che per tre anni ha stravolto le vite di milioni di persone in tutto il mondo. L’Organizzazione mondiale della sanità rimane cauta, ma è stato lo stesso direttore generale Tedros Ghebreyesus ieri a dichiarare che «il numero di decessi segnalati settimanalmente è al minimo dall’inizio della pandemia, e nella maggior parte dei Paesi, la vita è tornata alla ‘normalità’». In Italia già da mesi ci siamo lasciati alle spalle zone rosse e mascherine. Eppure, se a livello sanitario si va verso la trasformazione di Covid-19 in endemia, non si può dire lo stesso riguardo all’informazione sulla salute che resta troppo spesso vittima di distorsioni e manipolazioni.

Come in una sorta di “sindrome post-covid”, il nostro sistema informativo deve fare i conti con le conseguenze di quanto accaduto. “In questi mesi abbiamo dovuto affrontare un vero e proprio tsunami informativo, ovvero una sovrabbondanza di informazioni, alcune accurate e molte altre distorte, che hanno reso, e rendono tuttora difficile per le persone trovare fonti e riferimenti affidabili in caso di bisogno.

In alcuni casi l’infodemia porta a effetti negativi diretti, come un incremento della mortalità: si pensi che nel mondo ad inizio pandemia 800 persone sono morte e quasi 6000 sono finite in ospedale per avvelenamento da metanolo che era stato presentato come una cura per il Covid. Ma in generale crea un clima di confusione e sfiducia che è pericolosa come la crisi sanitaria stessa.

La pandemia è stata l’occasione per mettere alla prova le nostre capacità di gestione e contrasto della disinformazione, ma oggi ci troviamo a dover compiere un ulteriore sforzo davanti alle possibili criticità legate all’intelligenza artificiale.  Dobbiamo avviare al più presto una riflessione che coinvolga la sanità pubblica e cominciare a lavorare su nuove tecnologie e formazione interdisciplinare perché questo non si ripresenti domani”, commenta Cesare Buquicchio, autore insieme a Cristiana Pulcinelli e Diana Romersi del libro La comunicazione nelle emergenze sanitarie. Gestione dell’infodemia e contrasto alla disinformazione come strumenti di sanità pubblica  appena pubblicato da Il Pensiero Scientifico Editore.

Se si considera che in un solo anno – dal gennaio 2020 al gennaio 2021 – gli utenti dei social media nel mondo sono aumentati del 13%, ovvero mezzo miliardo in più, risulta evidente che il fenomeno del disordine informativo è in crescita. Come affrontarlo? E, più in generale, come impostare una comunicazione del rischio in emergenza affidabile, trasparente ed efficace? Quali strumenti dare ai professionisti sanitari, e non solo, per gestire infodemia e comunicazione con i media tradizionali e i social media? Come coinvolgere le comunità su prevenzione e corretto approccio alla salute?

Il libro, introdotto dalla presentazione di Elena Savoia (Harvard T.H. Chan school of public health) e dalla premessa di Caterina Rizzo (Università di Pisa), indica un percorso, basato sulle più recenti teorie e sull’esperienza degli autori, per cercare di rispondere a queste domande. La posta in gioco è altissima, perché di emergenze sanitarie ce ne troveremo senz’altro di fronte altre, a cominciare dalle conseguenze del cambiamento climatico. Bisogna farci trovare pronti prima che bussi alla porta una nuova crisi e, con essa, un nuovo tsunami informativo.

Erica Sorelli
Ufficio Stampa Il Pensiero Scientifico Editore

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