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La paura del contagio

Le paure di chi cura – medici e infermieri – sono le stesse dei malati e, in generale, della gente? È solo una delle domande intorno alle quali il gruppo di lavoro del progetto Forward ha dialogato con una parte importante dello staff dell’Istituto nazionale per le malattie infettive, l’Irccs Spallanzani di Roma, venerdì 21 giugno. Paura e coraggio viste da chi è esposto quotidianamente ad alcune delle maggiori preoccupazioni sanitarie dei nostri tempi: le malattie infettive emergenti.

Non minimizzare il rischio di contagio ma, al tempo stesso, tranquillizzare gli operatori e i cittadini in merito alla cosiddetta “preparedness”: termine che non trova facilmente una traduzione italiana, a conferma della relativa attenzione che nel nostro Paese diamo a queste problematiche. La sfida di oggi richiama per molti aspetti quella che il mondo – e diversi tra gli operatori dello Spallanzani presenti all’incontro, come il direttore scientifico Giuseppe Ippolito e il responsabile dell’unità operativa di epidemiologia clinica Enrico Girardi – si trovò ad affrontare negli anni Ottanta, quando l’infezione da HIV sconvolgeva sia le nazioni più ricche sia le realtà più disagiate.

L’importanza del contesto – organizzativo e assistenziale – è stata sottolineata nella testimonianza di diversi medici e dell’infermiere Stefano Marongiu, che ha raccontato la sua vicenda di operatore contagiato da Ebola in Sierra Leone nel 2015, trasportato in Italia e guarito grazie proprio alla competenza dello staff dello Spallanzani, ospedale dove oggi lavora. A tu per tu con i suoi curanti, Stefano ha ripercorso le tappe di una storia a lieto fine, senza nascondere come il sentimento della paura sia stato costantemente presente.

Paura anche come manifestazione emotiva del timore di inadeguatezza nei confronti della domanda di cura del paziente, ha confessato uno dei clinici presenti. Sentimento autentico vissuto specularmente anche dal malato, fino alla auspicata formulazione della diagnosi e di un corretto percorso terapeutico.

Chiusa da un’interessante provocazione di Ippolito che ha invitato i partecipanti a scrivere in un post-it le proprie maggiori paure (scoprendo che in pochi temono la minaccia maggiore: le infezioni nosocomiali che uccidono 4 mila persone ogni anno in Italia), la discussione è stata aperta da Marina Davoli, direttore del Dipartimento di epidemiologia del Ssr del Lazio, e da Antonio Addis, curatore del progetto Forward che dedica a Paura/Coraggio l’approfondimento in corso di elaborazione e che sarà pubblicato il prossimo 15 luglio sul sito forward.recentiprogressi.it. È un progetto del Pensiero Scientifico Editore e del Dep Lazio che coinvolge attivamente ben 14 aziende, interessate a confrontarsi sui temi destinati a incidere sulla sanità dei prossimi anni.

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