Sembra proprio di sì, secondo un articolo pubblicato su Evidence Based Medicine.
Un gruppo di lavoro italo-svizzero ha cercato di quantificare l’impatto del sostegno della letteratura scientifica nella diagnosi e nel trattamento di pazienti ricoverati in un reparto di medicina interna dell’ospedale regionale di Lugano.
Cosa succede, si sono chiesti i ricercatori, se si effettua una ricerca bibliografica ben fatta per rispondere ai quesiti clinici? Quali le ricadute sull’assistenza? Sono stati formulati quesiti clinici per 201 pazienti, di cui 101 facevano parte del gruppo di intervento e 100 del gruppo di controllo.
Il metodo usato per la ricerca bibliografica: il punto di partenza è stato la raccolta delle domande dei medici e la loro riformulazione secondo lo schema PICO (Patient/Population, Intervention, Comparison, Outcome); il medico incaricato della ricerca bibliografica ha poi consultato risorse EBM quali Best Evidence, Cochrane Library e Clinical Evidence, MEDLINE/PubMed, OVID e UpToDate. Le risposte sono state quindi organizzate in base al modello CAT (Critically Appraised Topic) e inviate ai medici per email.
Il risultato? Una diminuzione dei trasferimenti nelle unità di terapia intensiva per il gruppo di intervento (4%) rispetto al gruppo di controllo (13%) e delle riospedalizzazioni a 30 giorni (5,9% vs 14%).
Una sapiente ricerca bibliografica e l’uso di risorse EbM fanno dunque bene all’assistenza: ci vogliono metodo e la disponibilità di risorse facilmente accessibili.
Fonte
Pastori MM, Sarti M, Pons M, Barazzoni F. Assessing the impact of bibliographical support on the quality of medical care in patients admitted to an internal medicine service: a prospective clinical, open, randomised two-arm parallel study. Evid Based Med 2014;19:163-168 doi:10.1136/ebmed-2014-110021)