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La sanità che cambia
Se tutti i municipi di Roma allineassero la propria mortalità a quella del Primo o del Secondo municipio – i più centrali – nella Capitale si registrerebbero ogni anno 4.500 decessi in meno. È uno dei dati discussi nel libro La sanità non è sempre salute, di Carlo Saitto e Lionello Cosentino, che sarà presentato mercoledì 14 dicembre alle ore 18 in una sala della scuola Di Donato, a Roma, in via Bixio 83-85.
I dati presentati nel libro sottolineano come la mortalità per malattie croniche sia maggiormente correlata al reddito e, quindi, alla zona in cui si vive rispetto a quella per malattie acute: è un segnale dell’utilità dell’impegno del sistema sanitario nel garantire l’accesso alle cure migliori in ogni zona della città e – volendo azzardare un’ulteriore riflessione – dell’impatto di altri determinanti extra sanitari sulla salute dei cittadini. Il libro di Saitto e Cosentino è “un viaggio di esplorazione” (così lo definiscono gli autori stessi) per chi, istituzioni e professionisti, si confrontano con le disuguaglianze e i problemi che da esse sono causate.
L’incontro di presentazione di mercoledì 14 dicembre intende portare questi argomenti il più vicino possibile ai cittadini che vivono direttamente le conseguenze delle disuguaglianze. Con uno degli autori – Carlo Saitto, medico con una lunga esperienza di ricerca e pratica di sanità pubblica – dialogheranno Andrea Capocci, giornalista del quotidiano il manifesto, e Paola Codato, medico ed esponente della Rete Esquilino Sociale, un’iniziativa che lavora alla costruzione di legami necessari per la convivenza civile e alla promozione della partecipazione attiva dei cittadini alla costruzione dell’interesse generale, attraverso la cooperazione con le istituzioni nel definire interventi che incidano sulle realtà sociali a loro più vicine.
Walter Tocci – che per molti anni è stato tra gli amministratori del Comune di Roma – si è augurato che il libro possa diventare “un modello per le istituzioni”: le pagine di Saitto e Cosentino descrivono scenari che hanno una valenza universale, come conferma la ricerca su salute e disuguaglianze condotta a livello internazionale. L’auspicio è l’avvio di politiche sanitarie che non siano fondate sulla moltiplicazione di un’offerta di prestazioni – peraltro non sempre di documentata efficacia e spesso superflue – ma sulla promozione della salute e sul rilevamento e il soddisfacimento dei bisogni reali sanitari dei cittadini.